Finalmente la pioggia di queste settimane ci regala un
giorno di tregua, dandoci un assaggio di primavera, con temperature davvero
miti. Ne approfitto quindi per visitare un posto che mi premeva vedere da tanto
tempo: l’abbazia di Chiaravalle Milanese. In realtà non è la prima volta che mi
reco a quest’abbazia, perché ci andai tantissimi anni fa in gita quando ancora frequentavo
le scuole elementari, ma i ricordi sono davvero molto sbiaditi e lontani...
La distanza che divide Sesto a Chiaravalle è davvero breve.
La tangenziale est ci catapulta in pochi minuti verso il sud di Milano, dove la
“bassa” inizia ad aprirsi. Attraversiamo il paese di Chiaravalle, ed ecco che
poi giungiamo all’abbazia. Lasciamo la macchina nel parcheggio adiacente alla
roggia Vettabbia, e ci rechiamo verso l’imponente carraia che introduce nel
complesso monastico. Alle nostre spalle, grazie anche alla brezza presente che
rende la giornata nitida, si mostrano in tutta la loro imponenza le guglie dei
nuovi grattacieli di Milano, e anche la “Madunina” del Dòmm e la Torre Velasca,
avendo come contorno le cime innevate delle Prealpi lombarde. Una bellissima
cartolina dei nostri luoghi da memorizzare e ricordare…
Entriamo quindi nel cortile antistante all’abbazia. Un
bar sulla sinistra e un negozio di souvenir (quest’ultimo gestito dai monaci)
avviliscono un poco il visitatore, ma chiudiamo un occhio e procediamo oltre.
La facciata gotica del monastero, con la presenza di un grosso rosone centrale
e di un portico a cinque campate, è “l’anticamera” alla bellissima
“Ciribiciaccola”, la torre che svetta sopra il complesso. La torre è formata da
colonne bianche di marmo di Candoglia, e raggiunge un’altezza di più di
cinquanta metri. E’ chiamata “Ciribiciaccola” probabilmente dal soprannome che
i milanesi diedero ai frati: esiste anche una simpatica filastrocca sulla torre
e sui monaci…
Sul
pont de Ciaravallgh'è ona ciribiciaccola
con cinqcent ciribiciaccolitt.
Val pusè ona ciribiciaccola
o cinqcent ciribiciaccolit ?
Con Sabri
mi reco verso il portone principale, dove notiamo che sul legno è incisa una
cicogna che stringe nel becco il pastorale, che è l’insegna dei frati locali.
La cicogna era un volatile che abbondava nelle campagne milanesi, e
sicuramente i monaci ne videro tantissime all’epoca della fondazione
dell’abbazia, tanto da assurgerle a loro simbolo. Abbazia di ordine
cistercense che è stata fondata intorno all’anno 1100 da Bernardo de
Clairvaux (da cui deriva il nome Chiaravalle), avendo avuto i terreni in dono
dalla curia milanese. Terreni in cui Bernardo intravide notevoli potenzialità
date dalla fertilità di quelle campagne e dalla presenza della Vettabbia.
Negli anni successivi lavorarono all’ampliamento del complesso anche
personaggi del calibro del Bramante (su richiesta di Ascanio Maria Sforza
Visconti, fratello di Ludovico il Moro), mentre alcuni affreschi furono
eseguiti da Bernardino Luini e da pittori fiamminghi.
La
presenza dei frati in questo luogo appare molto tribolata, soprattutto negli
ultimi due secoli. Cacciati nel 1800 con la presenza della Repubblica
Cisalpina, parte dei beni e del complesso vengono venduti o distrutti,
addirittura per favorire il passaggio della nuova linea ferroviaria Milano –
Pavia – Genova il chiostro costruito dal Bramante viene distrutto ! Uno scempio
che ci farà perdere per sempre gioielli architettonici e pagine di storia del
monastero.
Sul finire
dell’800, il complesso viene acquisito dall’Ufficio per la Conservazione dei Monumenti,
che fortunatamente dà il via alla ricostruzione parziale dell’abbazia. Grazie
all’intercessione di Schuster, cardinale di Milano, nel 1952 i monaci tornano
nel complesso, ma in realtà il loro unico possedimento è l’adiacente mulino
(restaurato nel 2009), in quanto il tutto rimane comunque di proprietà del
demanio.
Entriamo
quindi nella basilica, formata da una navata centrale e due laterali, notando
subito la bellezza dei capitelli di quest’ultime, dove sono scolpiti volti
umani, foglie e aquile.
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