Sabato scorso
con Sabri decidiamo di andare a trovare Kiki, che da qualche settimana è a
Laveno a casa della nonna.
Ne
approfitteremo quindi per fare un giretto in giornata tra laghi e monti della zona.
Partiamo di
buon’ora da Sesto, e giungiamo a Laveno per recuperare Kiki. I baci e gli
abbracci si sprecano, ci mancava la sua presenza solare, tanto è vero che ci
contagia, rendendoci pimpanti e allegri per tutta la giornata. Finalmente il
meteo ci regala una giornata di sole con un’arietta frizzante, che rende la
temperatura piacevole.
Carichiamo
Kiki e relativo zaino in macchina, e ci dirigiamo all’imbarcadero di Laveno, da
dove prenderemo il traghetto per arrivare a Intra. In attesa della nave ci sono
poche macchine e qualche moto, più qualche pedone. Nell’attesa ci viene
incontro un simpatico ragazzo di colore, che ci propone l’acquisto di bracciali
e libri di cultura africana: tra questi ultimi attira la mia attenzione un
ricettario dedicato alla cucina di quei paesi lontani. Non posso esimermi dal
suo acquisto…mi diletterò quindi prossimamente a cucinare qualcosa di etnico.
Bene, arriva
il traghetto: ci imbarchiamo con il Pandino, e durante la breve traversata (circa
20 minuti), ci dedichiamo a fotografare il paesaggio. Lasciamo alle nostre
spalle Laveno e il suo imponente Sasso del Ferro, e davanti a noi in lontananza
appaiono le tre isole del Verbano, sormontate dalla sagoma del Mottarone. Sulla
destra vediamo invece Luino, mentre a sinistra si notano gli speroni rocciosi
su cui sorge l’eremo di Santa Caterina del Sasso. Di fronte, a mano a mano che
ci avviciniamo, si delinea invece la sagoma di Intra: stiamo arrivando sulla
sponda piemontese del lago.
Sbarchiamo e
ci dirigiamo verso la nostra prima meta della giornata: il Mottarone !
Il Mottarone
è la classica meta dei giri fuoriporta dei milanesi, essendo una tra le prime
montagne vicine dove si può praticare sci (anche se piste e impianti non sono
certo il massimo). Da Intra attraversiamo Fondotoce e l’elegantissima Stresa
(da cui ammiriamo l’Isola Bella, Madre e dei Pescatori), e iniziamo la salita
verso la vetta. Questa strada e questi posti li conosco a menadito, avendoli
fatti una miriade di volte in moto ed essendo stati i posti delle classiche
castagnate e ricerche di funghi con gli amici, ed è sempre un piacere
attraversare questi boschi. Certo la strada è stretta e piena di curve e
tornanti, ma è questa sua peculiarità che la rende attraente. Unica nota dolente
è l’asfalto, davvero in pessime condizioni.
Arriviamo alla
piccola baita d’ingresso al parco del Mottarone (dove siamo spennati di ben 7
euro !), e ci inerpichiamo sugli ultimi tornanti che conducono in vetta. Qui il
cielo si fa plumbeo, minaccioso, nuvole scure non promettono niente di buono.
In realtà ben presto anche in cima il sole farà capolino, regalandoci una
giornata limpida…
Certo che il
Mottarone in cima risulta essere piuttosto anonimo: qualche ristorante (tra cui
la baita del CAI, luogo di memorabili mangiate e bevute in compagnia), impianti
di risalita e i tristissimi ripetitori posti proprio sulla vetta che
imbruttiscono il panorama. Di fianco a questi ultimi si mette in mostra un’alta
croce bianca, da cui si gode una vista mozzafiato del lago Maggiore e del lago
d’Orta, oltre a vedere svariati laghi minori della provincia varesina.
Ma insomma,
se a parte la bellissima vista questa montagna regala ben poco, immagino che vi
starete domandando cosa siamo andati a fare proprio lì ! Bene, la risposta è
semplice: da qualche anno è stata messa in funzione una specie di pista (o
meglio montagne russe) su bob a rotaia. Dicono che sia bella e che si divertano
sia grandi sia piccini…e quindi quale migliore attrazione per far divertire
Kiki e anche noi ?
Il bob è a
due posti, dotato di cinture di sicurezza, e ha due leve che tirandole freni
come e quando vuoi, quindi sei tu che decidi la velocità con cui scendere.
Subito ci lanciamo in un giro Kiki ed io, dove io sono l’addetto alla
“frenatura”. Chiaramente decidiamo di fare il giro “a manetta”, per provare un
po’ di adrenalina ! Partiamo, e subito curve e controcurve ci regalano momenti
di paura e divertimento: la velocità raggiunta è molto alta, più di una volta
penso di volare via e atterrare nel bosco adiacente, ma siamo in piena
sicurezza, e Kiki si diverte un mondo lanciando urla e risate a più non posso.
Purtroppo il giro è piuttosto breve, sarebbe stato bello che la pista fosse un
poco più lunga, ma ci accontentiamo, o perlomeno mi accontento io, perché poi
Kiki si fa prima un giro anche con la sua mamma, e poi decide di farlo da sola.
Alla fine ha un sorriso illuminante.
Scendiamo poi
dalla vetta e ci sistemiamo in uno dei baretti lì vicino, dove ci rifocilliamo
e riposiamo un poco. Nel frattempo do una veloce occhiata nei boschetti vicini,
in cerca di funghi. Qualcosa c’è, ma nulla di rilevante…sono ingolosito da
qualche bella “gambasecca” da fare con la pasta, ma alla fine decido di non
raccogliere nulla.
Ripartiamo
quindi per scendere verso Stresa e dirigerci verso la seconda meta della
giornata: Macugnaga.
La ripida
discesa ci regalerà due momenti particolari: il primo è la vista, a non più di
dieci metri da noi, di un bellissimo e imponente falco. La seconda è invece ben
più “drammatica”. Da un tornante posto all’estremità del bosco, saltano fuori
due famiglie che si sbracciano per farci fermare.
Sono due
coppie di olandesi con bambini piccolissimi, uno nel passeggino e l’altro in
braccio. Si avvicina una delle due mamme, agitatissima, dicendoci in inglese
che sono saliti da Stresa in funivia, e che una volta in cima, sono stati
consigliati di scendere a piedi attraverso i boschi, e che circa in un’ora e
mezza sarebbero giunti a Stresa. Purtroppo però si sono persi, e attraversare
il sentiero nei boschi con passeggino e bambini piccoli è stata finora
un’impresa. Ci implora di portare a Stresa suo marito, in modo da recuperare la
loro auto e risalire poi a prenderli.
Rimaniamo
sbigottiti nel sentire che qualcuno gli abbia consigliato di scendere a piedi
nei boschi e con i bambini piccoli, anche perché la discesa fino a Stresa è
molto lunga, altro che percorrerla in un’ora e mezza…ci sarebbero arrivati a
notte inoltrata in quelle condizioni ! Certo che anche loro avventurarsi così
alla cieca nei boschi non è stato il massimo, magari pensava che fosse una cosa
più semplice e corta, però un poco di colpa l’hanno anche loro secondo me !
Ok,
carichiamo il marito e scendiamo a valle. a mano a mano che scendiamo dalla lunga
tortuosissima strada (circa 20 km), la faccia dell’olandese si fa sempre più terrea:
si sta rendendo conto della distanza che avrebbero dovuto coprire…
Giungiamo
quindi al parcheggio della funivia, dove ci offre 10 euro per il disturbo (categoricamente
da noi rifiutati). Ma prima dei saluti io e Sabri ci guardiamo in faccia: da
solo non riuscirebbe con la sua auto a ritrovare la strada per risalire, anche
perché le indicazioni per il Mottarone sono piuttosto deficitarie, e inoltre
qualche bivio potrebbe trarlo in inganno. Non ci pensiamo due volte, dicendogli
di seguirci con la sua auto, in modo da riaccompagnarlo su !
Quindi,
pronti via: si risale ancora per le pendici del Mottarone ! Noi che facciamo da
apripista e lui che ci segue in macchina ! Il Pandino arranca ancora sulla
salita, sbuffa e chiede marce corte…giunti alla casetta d’ingresso dove si
paga, ci fermiamo e salutiamo l’amico olandese: da qui non potrà più sbagliare
strada.
Ma le
sorprese non finiscono: durante la discesa, sulla strada, un signore con un
braccio ingessato, stanco e sudato, ci chiede un passaggio per Baveno ! Ok, le
opere pie non sono finite, lo facciamo salire e gli diamo uno strappo…ci
ringrazia anche lui calorosamente…
Riprendiamo
quindi la lunga strada che ci porterà a Macugnaga. All’inizio è anche lei
piuttosto tortuosa, per poi aprirsi in una carreggiata più ampia. Però ciò non
basta, perché a un certo punto ci troviamo davanti un bus che ci impedisce di
avere una marcia più sostenuta. Ci accodiamo a esso, e con molta pazienza
giungiamo a Macugnaga.
Parcheggiata
l’auto, ci rechiamo nella piazzetta principale, dove si svolge una fiera di
artigianato locale. Pizzi e merletti, sculture di legno, prodotti tipici
locali, si presentano in bella vista sulle bancarelle. Kiki è subito attratta
da giochi (o meglio rompicapi) in legno da smontare e rimontare.
Immancabilmente parte l’acquisto…avrà il suo bel da fare nel risolvere il gioco
durante le ferie estive. Proseguiamo nella visita agli stand, giungendo poi a
un piccolo recinto dove è presente una mucca con il suo vitellino. Il piccolo
fa tenerezza, correndo dietro alla madre nel tentativo di succhiare un poco di
latte dalle mammelle…
Ci guardiamo
poi un po’ intorno. Macugnaga è un piccolo paesino Walser alle pendici del
Monte Rosa, la cui cima rimarrà sempre nascosta tra le nubi durante le ore
della nostra permanenza. Si trova alla fine della valle, chiusa dalle montagne
circostanti. Parte del ghiacciaio del Rosa è visibile, anche se un locale ci
spiega che si è molto ritirato rispetto ad anni fa. Le casette di legno del
paese sono bellissime, con balconcini adornati di cascate di gerani penduli,
regalandogli colori vivaci. Svariate persone girano con i costumi locali, che
sono davvero ben belli e di ottima fattura. Ci sono molti negozi di
abbigliamento sportivo da montagna, dove Sabrina acquista un bel paio di scarpe
da trekking da utilizzare nelle prossime ferie in Alto Adige, e il proprietario
del negozio, davvero simpatico, si mostra prodigo di consigli e attenzioni
nella spiegazione di che tipo di scarpe da comprare. Direi che sia noi sia lui
abbiamo fatto un ottimo affare !
Giriamo
ancora un poco nelle viette, ammirando la bellezza del posto, e poi, verso le
19, riprendiamo la strada del ritorno. La strada stavolta scorre veloce sotto
le nostre ruote, giungendo a Intra per imbarcarci verso Laveno. La traversata
di ritorno ci regala un tramonto bellissimo sul lago e sulle montagne
circostanti, e al nostro arrivo a Laveno ci rechiamo in un ristorantino sul
lungolago dove mangiato una pizza accompagnata da un bel boccale di birra
fresca.
Finita la
cena, ci concediamo un gelato, per poi riaccompagnare Kiki dalla nonna.
Proseguirà le sue vacanze al lago fino alla fine del mese. Contenta e felice,
ci saluta con gioia, e soprattutto con molta stanchezza: la giornata è stata
intensa per tutti.
Laveno,
Gemonio, il lago di Varese, l’autostrada: il Pandino corre veloce con il muso
puntato verso Sesto. Anche lui si è fatto una giornata davvero tosta, anche lui
non vede l’ora di riposarsi. Arriviamo a Sesto, trovandola già immersa nella
notte. Palazzi, case e auto ci re immergono nella quotidianità cittadina,
purtroppo i bei paesaggi visitati nella giornata sono già un ricordo. Ricordi e
avventure però davvero piacevoli ed entusiasmanti, che ricorderemo a lungo…
Alcune foto della giornata...
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Intra vista da Laveno |
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Sul traghetto |
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La cima del Mottarone... |
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Laveno alle nostre spalle... |
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In fondo si intravede Luino... |
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Ci si avvicina a Intra |
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La vista a metà costa dal Mottarone...le isole Borromee... |
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La cima della montagna... |
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Polli d'alta quota... |
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"Gambesecche", ovverosia Marasmius Oreades... |
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Le vallate che si aprono dal Mottarone... |
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La croce e le antenne della cima spuntano dalla vegetazione... |
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Gyromitra Esculenta...bellissime... |
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La croce in cima... |
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La vista dalla vetta... |
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I bruttissimi ripetitori... |
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Eccoci a Macugnaga... |
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Le bellissime case Walser... |
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Piccole casette in miniatura... |
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Prodotti tipici locali...
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Alla ricerca dell'oro... |
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Porcini in legno... |
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La banda locale... |
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I frutti dell'autunno... |
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Giochi locali d'altri tempi...il gioco della rana... |
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I rompicapo in legno... |
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Il massiccio del Rosa nascosto tra le nubi... |
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Una bellissima cascatella... |
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Candele di cera... |
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Mirtilli !!! |
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Si lavora il legno... |
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Si avvolge il filo di lana... |
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Ancora funghi... |
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Spezie coloratissime... |
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Minerali... |
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Il vitellino... |
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Eccolo con la mamma... |
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Si setaccia la ghiaia alla ricerca di pagliuzze d'oro... |
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Invasione di lumache... |