Ultimo weekend di luglio….sotto una pioggia incessante
trascino Sabrina e Kiki in un’altra delle mie avventure !
E’ dallo scorso anno che vorrei realizzare questa “gita”
fuoriporta, ma per svariati motivi solo ora riesco a farla. E’ sabato
pomeriggio…attraversiamo la Valtellina, e alle porte di Sondrio giungiamo ad
Albosaggia, località dove si trova l’agriturismo Stella Orobica. Ma perché
decido di recarmi proprio in questo posto ?
Semplice: la particolarità dell’agriturismo è di organizzare
la “giornata del pastore”. Ovverosia, nel loro alpeggio posto a 2000 metri
sulle prealpi orobiche, ti danno la possibilità di vitto e alloggio, ma
soprattutto di passare un weekend con loro aiutandoli nei mestieri agricoli.
Il ritrovo è quindi fissato alle ore 15.00 presso la sede
dell’agriturismo posta in paese. Qui siamo accolti da Elisabeth, vera e propria
padrona di casa, e da suo figlio minore, Giuliano. Dopo le presentazioni di
rito, ci dà le prime informazioni. Dovremo attendere l’arrivo anche di altre
persone che parteciperanno al weekend, poi con le proprie macchine ci recheremo
a circa 1500 metri d’altezza, dove le lasceremo parcheggiate e faremo quindi
l’ultimo tratto a piedi per raggiungere l’alpeggio.
Nel giro di una mezzora arrivano tutti i partecipanti: una
coppia di simpatici ragazzi bergamaschi e sei ragazze della zona di Varese, che
festeggiano un compleanno. Pronti, via: guidati da Elisabeth, con le macchine
saliamo lunghi e ripidi pendii asfaltati, immersi in una bellissima vegetazione
composta di soli castagni. La strada, davvero tortuosa, mette un poco in
difficoltà il Pandino, tanto è vero che Elisabeth nutriva qualche perplessità
che riuscissi a salire…ma alla fine se la cava egregiamente !
Dopo circa una ventina di minuti giungiamo allo spiazzo in
erba del parcheggio, dove lasciamo le macchine. Ad accoglierci con due
pick-up troviamo Vincenzo e Matteo, i
quali sono appositamente scesi dall’alpeggio per prendere i bagagli. L’alpeggio
è quindi raggiungibile dalla carraia ciottolata che parte sotto i nostri piedi,
oppure da una mulattiera che taglia perpendicolarmente il monte e sale
vertiginosamente alle baite. Chiaramente non è obbligatorio salire a piedi, chi
non ne fosse in grado oppure non se la sentisse, i posti per farsi dare uno
strappo in jeep ci sono. Tutti siamo concordi comunque nel salire a piedi,
nonostante stia piovendo a dirotto, solo Kiki preferisce andare in macchina (la
solita scansafatiche !)…
Elisabeth ci dà un’ora e mezza per arrivare all’alpeggio,
altrimenti verranno a cercarci… parole non propriamente incoraggianti...
Partono i pick-up, dove Kiki è salutata da tutto il gruppo,
e noi ci apprestiamo alla faticata. La carraia si snoda su vari tornanti in
maniera piuttosto dolce, non particolarmente impegnativa. L’andatura è
tranquilla, si fa conoscenza con gli altri partecipanti, si ride e si
scherza…poi arriviamo a incrociare la mulattiera, dove un cartello indica
Stella Orobica: e qui Sabrina decide, solo per noi due, di raggiungere
l’alpeggio da questa simil scorciatoia. Salutiamo gli altri, che proseguiranno
sulla carraia, e ci incamminiamo in una bellissima pineta. Piano piano la
salita si fa sempre più impegnativa: il fiato si fa corto, ma con passo
comunque costante raggiungiamo un ampio pascolo, completamente ricoperto da
escrementi. Inutile cercare di zigzagare tra questi ultimi, immancabilmente
qualcuno lo calpesti, ma si sa, porta bene…
Al termine del pascolo, un cartello indica che per il lago
della Casera (nostra meta finale) mancano circa 10 minuti. Questo ci dà la
carica per affrontare lo strappo conclusivo, piuttosto duro. Superato il “muro”
finale, un bellissimo laghetto azzurro si apre di fronte a noi. Sulla
collinetta che lo domina, svettano le baite dell’alpeggio, adagiate su una
conca naturale. Una voce ci chiama da lontano: è Kiki, che vedendoci arrivare,
ci viene incontro. Bella fresca e riposata, ha atteso il nostro arrivo nella
baita giocando a carte con Elisabeth…beata lei ! Noi invece, completamente
inzuppati, troviamo un gradevole conforto nel calore del camino.
Come detto prima, le tre baite dell’alpeggio sono poste in
un’ampia conca verde, riparate sul retro dalle pendici del Pizzo Meriggio e del
Pizzo Campaggio, mentre di fronte si staglia l’imponente sagoma del monte
Disgrazia.
La baita principale è adibita a sala da pranzo, cucina e
bagno (in comune) al pianterreno, mentre al piano superiore vi è la camerata
per dormire (si dorme tutti assieme). Esternamente, all’ingresso, una grande
tettoia offre riparo a tavolate e panche, dove poter mangiare d’estate se la
temperatura è gradevole. All’interno tre tavolate distinte si dispongono nella
parte dedicata alla sala da pranzo, dove in un angolo si trova il camino,
mentre sull’opposta parete si trova la cucina a vista. Una piccola scala di
legno porta al piano superiore, nel sottotetto. Qui è la parte “dormitorio”: si
trovano due letti matrimoniali e due singoli, mentre un’intera parete è
occupata da letti a castello con struttura tutta in legno, davvero belli. Tutto
è assolutamente spartano, scordatevi qualsiasi tipo di comfort…il cellulare
prende poco e malamente, chiamare è un’impresa.
Una volta giunto tutto il gruppone, dopo aver preso possesso
ognuno del proprio letto, Elisabeth ci spedisce subito a seguire la mungitura
delle mucche: le indicazioni sono vaghe e semplici…”seguite il rumore del
trattore che alimenta il carro mungitore, e vedrete che le troverete”….
Infatti, in lontananza un ronzio sommesso fa capire che c’è
un motore: una leggera salita, che ci fa superare la baita dove è fatto il
formaggio e il locale di stagionatura di formaggi e salumi, ci porta al
retrostante pascolo, dove troviamo un Landini blu che alimenta un carro
mungitore. Qui, i pastori si stanno dando da fare nel raggruppare le mucche e
portarle alla mungitura. Veniamo accolti ancora da Vincenzo, ragazzo pugliese
che passa le sue estati in quest’alpeggio, innamorato di questi monti e di
questo lavoro. Per filo e per segno ci spiega come avviene la mungitura, e a
uno per volta, ci fa provare a mungere manualmente. Legandoti in cinta il
classico seggiolino a singola gamba per mungere (piuttosto impegnativo dal
punti di vista dell’equilibrio), ti siedi a fianco dell’animale, e mentre con
il pollice schiacci uno dei grossi capezzoli, con le rimanenti dita “strizzi”
il tutto, facendo in modo che il latte fuoriesca dalla mammella e finisca nel
secchio. L’operazione sembra semplice, ma in realtà ci vuole molta
dimestichezza…piano piano, provando ripetutamente, qualche risultato lo
otteniamo anche noi. Tra le più entusiaste sicuramente Kiki, che vuole provare
più volte il tutto. Le mucche paiono comunque tranquille durante la mungitura:
all’interno del carro, in ogni postazione di mungitura, è sempre presente una
mangiatoia, in modo che loro possano trovare anche un “diversivo” durante
l’operazione. Una volta che ogni mucca ha finito di essere munta, viene
riportata nel recinto provvisorio (fatto con corde tese da un albero
all’altro), e il suo posto viene preso da un altro animale. I pastori sono in
sei: Vincenzo, Flavio (marito di Elisabeth), Dino, Luca, primogenito di Flavio ed
Elisabeth, Matteo e un ragazzo giovanissimo, addirittura sedicenne. Nel
frattempo anche Flavio, il cui copricapo e la barba bianca incutono simpatia,
si prodiga di consigli verso noi cittadini, cercando di metterci a nostro agio.
Lentamente i bidoni di latte si riempiono: Flavio ci dice che è ora di tornare
alla baita, e ci dà appuntamento tra mezzora per fare il formaggio.
Riscendiamo quindi il sentiero, e giungiamo in baita, dove
Elisabeth ha preparato pane e formaggio: inutile dire che il tutto viene ben
presto finito dalla nostra voracità, e quindi Elisabeth ne prepara dell’altro.
Intanto apprendiamo qualche informazione su di lei: proviene dalla Svizzera
tedesca, dove il padre, originario di Albosaggia, si rifugiò durante la seconda
guerra mondiale. Rientrati poi al paese natale di quest’ultimo, si è poi
sposata con Flavio. Si occupa della sede dell’agriturismo posta in paese,
cucinando e deliziando gli avventori, e durante i fine settimana si sposta in
alpeggio per seguire i novelli pastori come noi.
Ma ecco che sull’uscio si presenta Flavio: suo figlio Luca
ci aspetta per fare il formaggio. Elisabeth invece ci comunica che ci attenderà
per la cena verso le 21.30. Nella baita appositamente dedicata, tre persone
sono indaffarate alla lavorazione del formaggio. Vincenzo e Matteo versano il
latte dai bidoni all’enorme pentolone in rame posto sul fuoco, dove Luca
mescola prepotentemente il tutto, lanciando occhiate furtive al termometro
immerso nel liquido, per verificarne la temperatura. Viene aggiunto il caglio,
e poi dopo viene rotta la cagliata. Il deposito che andrà a finire sul fondo
del pentolone sarà poi raccolto con un grosso panno, e poi messo nelle forme:
questo sarà la futura forma di formaggio. Luca pare un ragazzo timido, ma poi
prendendo confidenza, si apre regalandoci una miniera d’informazioni sulla
produzione del formaggio e sulla sua preparazione scolastica e manuale. E’
giovane, ma studi e tanta gavetta l’hanno fatto diventare un provetto
casaro…bravo, complimenti davvero !!!
Producono principalmente Bitto, Casera e ricotta. I primi
due sono dei must valtellinesi, la terza invece è un piacevole di più che
ultimamente ha molta richiesta nei negozi di alimentari a valle, anche perché è
davvero buona. Fanno anche in minima parte del burro e della panna.
Intanto Vincenzo si dedica alla preparazione del latte per i
vitellini: mette il tutto in più secchi dotati di una specie di poppatore, e ci
spedisce a dargli da mangiare. I vitellini più giovani sono rinchiusi in
piccoli box all’aperto. Appena vedono che ci avviciniamo con il latte, quasi
impazziscono, muggendo e muovendosi all’impazzata: appena gli porgi la loro
razione, succhiano il tutto avidamente, inondando di spruzzi anche il
malcapitato “pastore”…sono simpatici e fanno davvero tenerezza. Ma non c’è tempo:
sempre Vincenzo ci manda a sfamare i vitelli più grandi, posti nella parte più
bassa della conca, chiusi in una staccionata di legno. Per loro l’alimentazione
è diversa, latte con l’aggiunta di fieno. Anche loro avidamente mangiano tutto,
rubandosi il posto l’uno con l’altro. Verremo poi a sapere che alcuni di loro saranno
messi all’ingrasso per essere portati alla macellazione…peccato, ma d’altronde
è la dura legge dell’allevamento del bestiame.
Verso le nove di sera rientriamo alla baita principale, dove
ci asciughiamo dai continui scrosci d’acqua che ci accompagnano, e dopo una
mezzoretta ci mettiamo a tavola: Elisabeth ha preparato lasagne per tutti, davvero
fantastiche, oltre a formaggio, torte e frutta fresca. Alle dieci ci
raggiungono Flavio e i suoi pastori. Flavio ci dice che la loro giornata tipo
inizia alle 5.30 con la mungitura mattutina, si raccoglie il latte e si fa il
formaggio. Nel frattempo si porta in un altro pascolo la mandria, e se si è
vicini all’alpeggio si rientra a mangiare, altrimenti ci si accontenta di pane
e formaggio. Alle 17.00 avviene la seconda mungitura, e ancora una volta si fa
quindi il formaggio. Se tutto va bene rientrano quindi in baita verso le 22.00,
se magari invece il pascolo è lontano, è facile anche che rientrino alle
23.00/23.30 a cena. E si che poi hanno anche una bella salitina da fare per
andare a dormire, in quanto la loro baita / dormitorio è staccata e posta su un
ripido pendio rispetto al resto dell’alpeggio. Inoltre Flavio ci racconta un
po’ la sua storia: carpentiere da una vita (ha fatto un sacco di lavori
all’aeroporto di Bergamo), ha subito poi il fascino e il richiamo delle sue
montagne. Abituato fin da giovane a vivere sui pascoli con gli animali, ha
cercato di tornare a vivere quella vita a contatto con la natura e le sue
bellezze, una vita di grandi sacrifici ma che regala inaudite gioie, forse
sconosciute ai cittadini come noi. Una vita d’altri tempi, ma soprattutto una
vita essenziale, con pochi fronzoli , corredata dallo scorrere dei ritmi e
tempi della natura. Non nego di rivedere la mia filosofia in quella di Flavio:
tanto di cappello a lui che ha avuto il coraggio di rimettersi in gioco e
vivere davvero come vuole e come sente. Per quanto riguarda me,
mha…chissà…forse in un futuro prossimo farò anch’io un simile passo…
Ma torniamo a noi: tra uno scambio di battute e l’altro,
risate e bicchieri di vino, la compagnia alla chetichella va a dormire. Sono
tra gli ultimi a recarmi a letto, non prima di essermi goduto una parziale
stupenda stellata, visto che le nuvole erano presenti anche quella notte e
ricoprivano parte del cielo.
Mi reco quindi al piano superiore. Quasi tutti dormono, Kiki
è ancora sveglia a leggere il suo bel libro, la saluto e mi metto a letto anch’io.
Fa abbastanza fresco, e quindi mi copro ben bene. Sabrina dorme già da un pezzo
nell’altra metà del letto matrimoniale. Il silenzio presente mi culla
portandomi tra le braccia di Morfeo…
Ore 5.00 del mattino: sento del trambusto in cucina. E’
Vincenzo che sta preparando del caffè per i pastori. Infatti si sente poi il
trattore che si avvia, il cui rumore si attenua sempre più allontanandosi.
Scendo anch’io in cucina, e mi reco all’esterno. La giornata è ancora un poco
nuvolosa, il Disgrazia è in parte coperto dalla neve. Torno a dormire ancora un
poco…
Verso le 7.30 quasi tutti siamo svegli. Elisabeth ci ha
preparato un’abbondante colazione: pane, marmellate, yoghurt, frutta, latte,
caffè. Insomma una colazione degna di un hotel a cinque stelle, ma ben più
rustica e buona !
Per il mattino siamo liberi di fare ciò che vogliamo. SI può
sempre seguire il lavoro dei pastori oppure fare una passeggiata. Noi optiamo
per la seconda, recandoci a un altro lago delle Zocche, sotto la cima del Pizzo
Meriggio, su cui è posta un’enorme croce. Un’allegra comitiva di genitori e
ragazzi ci incrocia proprio al laghetto, e la loro meta è proprio la cima del
monte. Li ritroveremo poi a pranzo in baita.
Verso mezzogiorno riscendiamo all’alpeggio, dove Luca ci
aspetta per fare la ricotta. Inutile dire che anche in questo caso si prodiga
in mille spiegazioni, facendoci assaggiare anche il prodotto finito, davvero
ottimo, ancora caldo. Ci fa vedere poi la baita di stagionatura del formaggio e
dei salumi, dove è inutile dire che il profumo presente era squisito. Nel
frattempo è ora di dar da mangiare ancora ai vitellini. Ripercorriamo quindi
l’iter del pomeriggio precedente, sfamando i piccoli con il sorriso sulle labbra.
Non facciamo in tempo a posare i secchi ed ecco che sull’uscio della baita
principale riecheggia il richiamo di Elisabeth: è pronto da mangiare !
La passeggiata mattutina ci ha messo fame, e quindi ci
rechiamo a pranzo. Nel frattempo molti passeggiatori hanno raggiunto
l’alpeggio, e dividono con noi le prelibatezze di Elisabeth: polenta e
grigliata di carne (fatte all’esterno da Flavio, che si conferma
anche grande cuoco) ! Un buon bicchiere di vino accompagna
il tutto, finendo ancora una volta con le magnifiche torte della padrona di
casa. Finalmente il sole risplende in cielo, e ne approfittiamo per sdraiarci
all’esterno per scaldarci un po’. L’aria rimane comunque frizzante, ma regala
quel poco di adrenalina per evitare “l’abbiocco” post pranzo.
Chiacchieriamo anche con gli altri avventori del posto,
scambiandoci informazioni su passeggiate in zona, e piano piano purtroppo
arriva il momento di ridiscendere a valle. Vincenzo e Matteo caricano i bagagli
sui pick-up, dove anche stavolta Kiki prenderà posto. Noi invece salutiamo
calorosamente Elisabeth, Flavio e tutti i loro compari. Ci hanno regalato
momenti davvero intensi, belli e ricchi di fascino e tradizioni. Grazie, non vi
scorderemo facilmente…grazie davvero !
Ci incamminiamo lungo la mulattiera, ridiscendendo verso il
lago della Casera: alle nostre spalle l’alpeggio sparisce inghiottito dal
pascolo soprastante. Un pizzico di malinconia ci assale, ripensando al
magnifico weekend passato, tra mucche, latte, polenta, saggezza contadini e
risate.
La mulattiera è dura anche in discesa. Superiamo il campo
minato delle “buascie”, ci addentriamo nella pineta e giungiamo alla macchina.
Lassù in alto, ora nascosta ai nostri occhi, un’altra vita è
possibile. Dura, difficile, aspra e pesante, ma fatta di valori e parole ormai
sconosciuti ai più.
Contenti di aver vissuto quest’esperienza, ci rituffiamo tra
il traffico della bassa Valtellina, sperando di tornare a trovare Elisabeth e
Flavio, magari con gli amici di sempre, sicuri che ci divertiremo e impareremo
tante cose, diventando PASTORI PER UN GIORNO !!!
|
La vista dall'alpeggio verso la valle |
|
La baita dove si mangia e si dorme... |
|
Mucche al pascolo... |
|
Il carro mungitore... |
|
Ci si lega in vita lo sgabellino da mungitura ... |
|
E si munge... |
|
Un fulmine ha colpito questo pino... |
|
Il laghetto Casera ai piedi dell'alpeggio |
|
La zona notte... |
|
Vitellini... |
|
Si produce il formaggio... |
|
Muretti a secco... |
|
La stagionatura dei formaggi... |
|
Invitanti salami... |
|
Leo, il vero padrone del gregge... |
|
L'alpeggio... |
|
Focolare... |
|
Si fa merenda... |
|
Un enorme campanaccio... |
|
Moka gigante... |
|
L'abbondante colazione... |
|
Il Monte Disgrazia... |
|
Ul sciòcch per fare la legna... |
|
Attrezzi per la lavorazione del formaggio... |
|
La baita dei pastori... |
|
Un bellissimo ceppo di funghi... |
|
Ultimi lembi di neve... |
|
A passeggio in pineta |
|
Il laghetto delle Zocche... |
|
L'ottenimento della ricotta... |
|
Ricotta freschissima e ancora calda... |
|
Polenta taragna... |
|
Ozio dopo il pranzo... |
|
Si ridiscende a valle... |
Complimenti per il bellissimo resoconto dell'esperienza! Un salutone Giuliano e la famiglia di Stella Orobica
RispondiEliminaGrazie Giuliano, i complimenti vanno a te, alla tua famiglia e a tutto il vostro gruppo. Spero di poter tornare a trovarvi prima o poi...
RispondiEliminaFerruccio