Approfittando di una giornata di ferie, riassaporo con
piacere i profumi e colori dei miei boschi di Appiano Gentile, una delle mie
mete preferite per la ricerca dei funghi.
E’ mattino presto, il sole sta sorgendo, ma nel bosco la
luce filtra con molta fatica, lasciandolo ancora parzialmente tra le tenebre…
Parcheggio la macchina, e noto con piacere che sono il
primo. Bene, avrò un piccolo vantaggio sugli altri “fungiatt”, ovverosia cercare
di sfruttare che per un lasso di tempo (spero il più lungo possibile), non avrò
concorrenza “tra i piedi” !
Percorro velocemente la distanza che mi separa dalla
macchina alla macchia boschiva, e mi butto a capofitto in essa. Come detto
prima, il chiarore del sole è ancora debole, rendendomi difficile l’avvistamento
di qualche specie fungina. Ma all’improvviso un candido biancore si para
davanti a me…alcuni esemplari di Amanita Citrina svettano dal terreno,
facendosi ammirare in tutta la loro bellezza. Le ammiro con attenzione, rimanendo
sempre affascinato da questi funghi, e nello stesso momento rimango diffidente
verso di loro, sapendo della loro pericolosità…
Passo oltre e inizio a scendere verso la prima valletta,
una delle tante che in autunno inoltrato regala Tricholoma Terreum in
abbondanza.
Sul mio cammino trovo molte Russule Sardonia, dai colori appariscenti
ma ahimè non commestibili, data la loro piccantezza molto elevata (se non ci credete,
assaggiatene un pezzetto per poi sputarlo…vedrete che vi rimarrà in mente per
molto tempo questa Russula). Poi ecco i primi Cantharellus Cibarius (i finferli
per intenderci), piuttosto esilini a dire il vero, ma è sempre meglio mettere
fieno in cascina piuttosto che niente !
Qualche metro più in là, ecco un’altra specie che si
ritrova in maniera abbondante ad Appiano: i “barboni”, gli Hydnum Rufescens,
parenti strettissimi dei Repandum. Si differenziano da questi ultimi dal
colore, essendo aranciati rispetto al giallo dei Repandum. La caratteristica di
questi funghi è di avere tanti piccoli “aculei” sotto la cappella, aculei che
vanno asportati durante l’operazione di pulizia, perché danno un sapore
amarognolo.
Mentre fotografo e raccolgo i barboni, sento a monte dei
rumori di rami rotti. Alzo lo sguardo e vedo un signore che velocemente si
dirige verso uno dei miei posti “segreti”. La cuccagna è finita, è arrivata la
concorrenza ! Il problema di Appiano Gentile, da venti anni a questa parte, è l’ormai
immenso flusso di cercatori di funghi che battono il parco. Troppi, tanti, ma
soprattutto alcuni anche dannosi, poiché sporcano l’ambiente lasciando rifiuti
di ogni genere e rompono stupidamente i funghi che non conoscono o solo perché sono
funghi “matti” (velenosi).
Inutile farsi prendere dall’ansia di arrivare primi nel “posto
segreto”, lascio andare per la sua strada il “fungiatt” ed io riprendo a salire
e scendere dalle vallette. Tra Clytocibe Clavipes, Russule Virescens, Amanite
Vaginata, e altre specie in cui m’imbatto, sono ripagato della scelta di aver
proseguito per la mia strada capitando in una distesa di Cantharellus
Tubaeformis, i cosiddetti “finferle” (diversi dai precedenti Cibarius chiamati
finferli, al maschile). La bellezza di questo piccolo fungo è sicuramente l’abbinamento
cromatico dei suoi colori: la cappella è un marrone scuro, mentre lamelle e
gambo sono di un giallo-aranciato molto spiccato. Sicuramente è meno gustoso
del suo fratello maggiore, il più famoso e ricercato Lutescens, che io da
piccolo con mio padre trovavo in grandi quantità qui ad Appiano, mentre ora
pare sparito, ma il Tubaeformis rimane comunque un eccellente fungo “da cucina”.
Questo ritrovamento scombussola i miei piani. Impiego
circa un’ora a raccogliere tutti gli esemplari di finferle, anche perché appena
mi giravo da una parte, ecco che ne ritrovavo subito degli altri. Dovrò quindi
accorciare il mio giro.
Passo per la “buca del morto”, piccolo fosso che pare una
tomba, scendo nello spiazzo dei frassini, risalgo dietro la prima valle dei castagni,
dove ritrovo qualche piccolo Badius, e mi dirigo a spron battuto nel bosco
opposto. Ritorno nella zona, anzi ritrovo lo stesso albero che due settimane
prima mi aveva regalato un bellissimo esemplare di Fistulina Hepatica, poi
esposta alla mostra di Saronno, mentre oggi non mi regala niente, e ridiscendo nella
seconda valle dei castagni, posto che mi ha dato sempre grandi soddisfazioni
per quanto riguarda i Badius. I tanti anni passati nei boschi di Appiano e
quindi la loro conoscenza, mi riportano a ritrovarmi ai piedi del grande e
vecchio castagno. Tutte le volte che lo incontro, è come rivedere un vecchio
amico…siamo cresciuti assieme, anzi lui aveva già qualche anno più di me quando
ci siamo incontrati per la prima volta…ed è sempre un piacere rivederlo,
parlarci e cogliere i suoi frutti, che immancabilmente regala ogni anno…! Caro
mio vecchio castagno, ne è passata davvero tanta di acqua sotto i ponti dal
nostro primo incontro…
Saluto affettuosamente l’amico e mi rituffo subito alla
ricerca dei funghi. Dopo tanti anni scendo verso il vecchio letto di una delle
diramazioni del Bozzente. Qui, anni fa, su un tronco di robinia morto, con mio
padre trovammo chiodini a bizzeffe. Stavolta non sono così fortunato, trovo
solo due piccoli Badius…probabilmente la vera buttata deve ancora uscire, sono
forse in anticipo di qualche giorno.
Si è ormai fatto tardi, è ora di rientrare…sulla strada
del ritorno raccolgo qualche Laccaria Amethystina, dal bellissimo colore viola
che ravviva sempre un bel misto di funghi trifolati, e nel giro di qualche
decina di minuti sono alla macchina. Non prima però di aver incontrato altri
numerosi “fungiatt” nel bosco, due dei quali addirittura alla ricerca del
cellulare che uno di loro aveva perso (mi hanno chiesto se lo avevo per caso
sentito squillare, visto che uno dei due nel tentativo di ritrovarlo, lo faceva
squillare in continuazione)…
Saluto quindi i miei boschi e rientro a casa: mi attende
la pulizia dei funghi, che sarà impegnativa soprattutto per quanto riguarda le
finferle. Ma sapendo che poi ne sarò ripagato a livello culinario, questo
lavoro non mi pesa per nulla…
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Amanita Citrina |
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Russula Sardonia |
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Amanita Excelsa |
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Amanita Muscaria |
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I primi finferli |
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Ramaria Aurea |
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Falsi chiodini |
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Clitocybe Clavipes |
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Laccaria Amethystina |
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Amanita Vaginata |
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Le finferle !!! |
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Un bell'esemplare di Sardonia |
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Russula Cyanoxanta |
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Xerocomus Badius |
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Piccolissimi chiodini |
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Scleroderma Citrinum esploso... |
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Russula Nigricans |
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Una Citrina baciata dal sole... |
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Piccolo stagno nel bosco... |
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Russule... |
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Tricholoma Album |
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Un bellissimo esemplare di Phallus Impudicus ! |
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Tra i castagni... |
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Badius... |
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Piccolino ma bello... |
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Piccola Muscaria |
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Il raccolto di giornata... |
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Le finferle pulite... |
E’ sera, il piatto prescelto per cucinare le finferle è
un bel risotto giallo ! Do una veloce ma ripetuta sciacquata ai funghi in acqua
fredda, li sbollento poi per circa un minuto, e li metto nel risotto che nel
frattempo avevo iniziato a cucinare…dopo circa mezzora il piatto è pronto !
Manca solo un buon vino da abbinare a riso e finferle.
La voglia di bollicine mia e di Sabri ci fa scegliere
dalla nostra cantina uno dei più apprezzati Franciacorta a livello nazionale (e
non): la Cuvée Annamaria Clementi, vino di punta dell’azienda vitivinicola Cà
del Bosco di Erbusco.
Cuvée Annamaria Clementi - Franciacorta
Vitigno: Chardonnay 55% - Pinot Bianco 25% - Pinot Nero 20%
Titolo alcolometrico: 12,5%
Annata: 2003
Sboccatura: estate 2010
Produttore: Cà Del Bosco
Franciacorta dal grande lignaggio, cui si riconducono
anche l’elegante bottiglia ed etichetta, che ci possono far immaginare di
essere di fronte a un vino di grande spessore.
Vino la cui permanenza sui lieviti è pari a ben 6 anni,
di cui 7 mesi passati in botti piccole di rovere, mentre l’età media delle
vigne da cui è ricavato è di circa 39 anni. L’annata è la “caldissima” 2003, che
viene ricordata come un po’ penalizzante per i vini italiani.
Versandolo nella flûte, balza subito all’occhio il
colore, un giallo paglierino piuttosto carico, scintillante, accompagnato da un
perlage veemente ma davvero fine.
Un ampio bouquet si apre all’olfatto: s’inizia da frutta matura,
pesca, albicocca, per poi virare decisamente su note di pasticceria come
brioche, panettone, burro fuso, canditi e lievito. Un pizzico di vaniglia emerge
in sottofondo (derivante dal passaggio in botte), mentre poi compare anche un
gradevolissimo sentore di glicine.
Il tutto è un goloso invito a nozze alla beva: l’attacco
al palato ha una buona sapidità e freschezza, che supportano una sufficiente componente
morbida. Una struttura più che dignitosa viene leggermente “sporcata” dal
finale un poco amarognolo, ammandorlato, nota che però svanisce nei successivi
assaggi con il passare dei minuti. La persistenza è lunga, con un equilibrio,
però, un po’ troppo sbilanciato verso le durezze per i miei gusti ! Questo lo
rende piuttosto privo di personalità, monocorde, appiattito verso un “dry” fin
troppo spinto, mentre mi aspettavo note molto più delicate, morbide, essendo
una bottiglia figlia dell’annata 2003 ! Certo, rimane comunque lo stesso una più
che discreta bottiglia, ma un pizzico di delusione mi rimane, avevo aspettative
più alte…
Ha comunque ben accompagnato il nostro risotto alle finferle,
quest’ultime davvero aromatiche, un poco fibrose (caratteristica di questi
funghi), ma con un gusto davvero eccezionale !