Domenica scorsa ho visitato la mostra sui frutti antichi
che si è tenuta presso il Castello di Paderna, nel piacentino.
Bellissimo castello di proprietà del FAI, immerso nella
campagna della pianura lombarda, incastonato ai piedi degli Appennini e
circondato da frutteti e vigne. Lunghe strade dritte alternate a curve a gomito tagliano con linee rette grandi campi arati, la cui terra, sotto il riflesso del sole, pare quasi giallognola. Vecchie case coloniche e fattorie ci ricordano che qui il territorio è sempre stato a grande vocazione agricola, vera risorsa sociale, economica e alimentare della zona.
Questa mostra è un appuntamento annuale che richiama gli
appassionati di frutta antica, dove sono presenti i principali vivaisti
italiani che riproducono vecchie varietà ormai sconosciute al grande pubblico,
e in generale partecipano anche vivaisti di rose, piante comuni, rose e
produttori di ortaggi, oltre a tutto un contorno di accessori e prodotti per
orto e giardino.
Da appassionato del genere, passione che mi ha tramandato
mio padre, visto che nel nostro frutteto sono presenti svariate varietà di
frutta antica, dove la punta di diamante è il melo varietà “Tonina”, non potevo
esimermi dal partecipare.
E’ una bellissima manifestazione che ruota intorno a un
aspetto importantissimo, quello della biodiversità agricola. Ormai, oggi, siamo
(e ci hanno) “appiattiti” su pochi e selezionati prodotti ortofrutticoli,
portandoci a perdere il piacere di riscoprire determinati sapori e gusti e
soprattutto facendoci dimenticare le principali e vecchie varietà coltivate nella
campagna italiana. Quest’ultima è l’ennesima perdita culturale del patrimonio italiano,
che ci porta verso una globalizzazione imposta dai mercati e dalla frenetica
vita quotidiana odierna.
Riscoprire invece questi frutti antichi, ci riporta a
capire, interpretare e rivivere la nostra storia e tradizione agricola, dove
ogni singolo frutto aveva un suo preciso scopo e periodo di raccolta / consumo.
Vi faccio un esempio: la mela “Pomm Travai”, coltivata nell’Oltrepo’ pavese,
era così chiamata perché serviva ai contadini come merenda e dissetante durante
il lavoro nei campi (da qui deriva il suo nome). Ne mettevano in tasca due o
tre e le consumavano durante le pause lavorative. La sua lunga conservazione permetteva
di mangiarla anche in inverno, avendone così un’adeguata scorta su cui poter
contare durante i lunghi e freddi inverni. Inoltre, cosa molto importante, le
vecchie varietà erano e sono molto più resistenti a malattie e gelate rispetto
alle piante moderne, i nostri vecchi la sapevano lunga, ragion per cui avevano
già fatto una selezione di piante da frutto su cui basare la loro
alimentazione.
Fortunatamente, da qualche anno a questa parte, qualcosa
però si muove sotto il profilo della riscoperta di questi frutti. Sono nate
tante associazioni e mostre che portano alla ribalta quest’aspetto culturale e
agricolo, certo muovendosi con grande difficoltà nel panorama italiano, ma
comunque è un già un passo avanti. E’ stato quindi per me un piacere aver
partecipato a questa manifestazione, dove ho potuto cogliere l’opportunità di
verificare dal vivo l’interesse della gente intorno a queste vecchie “novità”
che riemergono dal nostro passato. Mi è inoltre servito a scegliere anche le
mie future piante che inserirò nel frutteto: la pesca “Regina di Londa”, che
affiancherà la già presente varietà “Impero” e l’albicocco “Amabile Vecchioni”,
che a sua volta terrà compagnia al già presente “Antonio Errani”. E non ultimo,
ho avuto la possibilità di visitare il Castello di Paderna, vera e propria
bellezza architettonica del piacentino.
Tante cose si potrebbero raccontare sulla mostra e su
tutte le sfaccettature che essa interpreta e regala, ma preferisco non tediarvi
troppo e far parlare le molte, forse fin troppe foto dai mille colori che ho scattato…ma mi
dispiaceva eliminarne anche una sola da quest’articolo, e quindi le ho inserite
tutte…buona visione !
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Il frutteto dinanzi al castello |
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L'ingresso del castello |
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Il fossato esterno |
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Mercato contadino sotto i portici |
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Stand nel cortile interno |
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Bellissimi e grossissimi peperoni di Carmagnola |
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Le piante di vecchie varietà del vivaio Castelpiombino |
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Bei cesti di vimini |
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Bellissima tavola imbandita dal produttore di ceramiche Vecchia Lodi |
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I frutti antichi del vivaio Omezzolli |
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Stupende rose... |
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Crisantemi e dalie... |
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Settembrini |
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Un fico bicolore |
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I frutti antichi del vivaio Maioli |
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Le mele "Tonina"...devo dire che però le mie sono molto più colorate e belle... |
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Le prugne: le varietà Regina Claudia, Ivana, Grossa di Felisio e Dorata di Poviglio sono presenti anche nel mio frutteto da svariati anni... |
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Già presente nel mio frutteto... |
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Il mio futuro pesco... |
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Simpatiche piante di piccolissime mele... |
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Una bellissima dalia... |
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Eccomi al vivaio Belfiore... |
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Gli stupendi colori di un'orchidea... |
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Il pollaio mobile...bell'idea ! |
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Varietà di peperoncini piccanti... |
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Piante acquatiche... |
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Piccolissime piante grasse... |
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Al vivaio Vita Verde, produttore di piante forestali...ero interessato al Ginepro... |
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Ciclamini, una delle passioni di casa Carnelli... |
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Le rose inglesi di David Austin: a queste rose sono particolarmente legato, in quanto furono l'ultima tipologia di rose che mio padre mi chiese di piantare prima della sua morte... |
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Simpatici manufatti in ferro... |
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Si lavora il legno su un piccolo tornio... |
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La collezione di agrumi del vivaio Chiaravalli di Monza... |
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Si intaglia il legno... |
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Stupenda collezione di patate... |
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Mostra micologica |
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Porcini ! |
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I frutti antichi dell'Associazione Agricoltori e Allevatori Custodi di Parma |
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Un grossissimo grappolo di uva Fortana... |
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I bozzoli dei bachi da seta...memorie indimenticate del passato |
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Svariate tipologie di grano... |
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Ancora porcini... |
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I mille colori delle spezie... |
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Vecchi giochi per bambini |
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Il vigneto all'esterno del castello... |
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Fattoria immersa nella campagna... |
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Terra quasi gialla...bellissima... |
Rientrando verso Piacenza, noto i cartelli che indicano il paese di Caorso. Un'idea mi passa per la mente: andare a vedere la vecchia centrale nucleare !
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Il castello di Caorso |
Un lungo rettilineo supera la frazione di Zerbio, e la strada finisce proprio davanti all'ingresso della centrale. La grande struttura giace in un silenzio surreale, la zona pare quasi completamente abbandonata. Mentre scendo dalla macchina e scatto la foto seguente, vengo ripreso da una guardia armata uscita dalla guardiola principale: vietato fotografare, mi dice. Non me lo faccio ripetere due volte, inverto il senso di marcia e mi allontano dalla centrale...ma mi rimane dentro la sensazione di angoscia trasmessa da quell'edificio, nato per scopi di utilità pubblica, ma nello stesso tempo altamente pericoloso...
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