mercoledì 18 gennaio 2012

I capp

Questo racconto è tratto dal manoscritto che Mario Carnelli ed Albino Porro hanno redatto nell'ormai lontano 1984 (il libro è disponibile presso la biblioteca di Gerenzano).
Nel manoscritto viene raccontata la storia della Gerenzano che fu, quella dei nostri nonni e dell'adolescenza dei nostri padri, la vita quotidiana, i lavori dell'epoca, il dialetto come unica lingua, la toponomastica della vecchia Gerenzano...una Gerenzano scomparsa, ma che vive nel cuore dei "nostar vecc" !

Questo blog mensilmente proporrà uno di questi racconti...

Fino al 1940/41 la mietitura a Gerenzano veniva sempre fatta un po’ anticipatamente perché i contadini avevano molto timore della grandine. Preferivano tagliare il frumento ancora un po' verde (e quindi avere meno farina e più crusca) piuttosto che correre il rischio di perdere il raccolto a causa della grandine. La mietitura veniva fatta sempre a mano con la "ranza" o con la "müsura" e il frumento veniva lasciato per terra due o tre giorni ad essiccare. Nel 1941 il "fascio" stabilì che il frumento fosse portato all'ammasso al consorzio di Saronno e siccome lì veniva pagato in base al tasso di umidità che aveva, i "paisan" decisero di correre il rischio della grandine e di mietere il frumento quando questi fosse giunto al giusto punto di maturazione.
Quando il frumento era ben secco passava "ul regiù" a fare i "coeuv": prendeva una manciata di piantine di frumento, la legava con destrezza a un mucchio di altre piantine e faceva così i "coeuv" (i covoni). Donne e ragazzi portavano poi i covoni in un punto del campo e lì si dava inizio alla costruzione della "capa". Il "regiù” metteva tre o quattro covoni in piedi e poi vi appoggiava altri covoni dando una certa pendenza e avendo cura di mettere le spighe verso l'interno della costruzione. Quando l'altezza della "capa" era di circa un metro, il "regiù" vi montava sopra e sistemava i covoni che donne e ragazzi gli passavano prima con le braccia e poi con i forconi.
La "capa" aveva una circonferenza di circa quattro metri, poi, man mano che si alzava, si allargava poco a poco per poi cominciare a restringersi e terminare come un ombrello aperto. Arrivato a un'altezza di tre metri il "regiù" metteva i "capet" che non erano altro che covoni legati non in mezzo ma quasi vicino alle spighe in modo che si potessero allargare e coprire così i covoni sottostanti senza far passare l’acqua nel caso piovesse (i “capet” erano circa quindici) ed infine con un covone grossissimo di segale (formato da circa tre covoni normali) si faceva “ul capusc” cioè il cappello.
Si adoperava la segale perché questa era molto più alta del frumento di allora e riusciva così a coprire tutta la costruzione. Prima di mettere “ul capusc” il “regiù” infilava nel mezzo della “capa” un bastone di legno, generalmente di gelso, per far si che il vento non facesse oscillare la costruzione.

La sommità del bastone superava di circa 30-40 cm la costruzione e su di esso veniva infilato alla rovescia il “capusc”, che era stato legato anch’esso vicino alle spighe, per poterlo allargare a raggiera. Le sue spighe venivano arricciate vicino al bastone ed ivi legate in modo che, per caso piovesse, l’acqua non vi poteva penetrare.

Vi erano “regiù” talmente bravi e con un loro stile personale che ormai la gente aveva imparato a riconoscerli ed era in grado di dire, vedendo i “capp”, che questa era stata fatta dal tale e quella dal tal altro, senza paura di sbagliare.
Il paesaggio che anche noi abbiamo fatto in tempo a vedere pareva un paesaggio da favola: la campagna attorno a Gerenzano sembrava costellata di casupole gialle sormontate da croci. I “capp” rimanevano sul posto per circa 30 – 40 giorni. Passato quel periodo di tempo i “capp” venivano smontati e portati nelle corti dove venivano rifatti su scala più grande (di 10 – 15 ne veniva fatta una sola in attesa che arrivassero “i machin da batt”.Quando “i machin da batt” cominciano il loro lavoro, le finestre delle corti che le ospitano, pur essendo estate, rimanevano sempre chiuse a causa della polvere e dei “rischieu” che venivano sollevati per aria.
Gli uomini che lavoravano attorno alle mietitrebbiatrici sembravano dei banditi: infatti avevano il volto coperto fino agli con un fazzoletto per la polvere che circolava.

Il rumore che si levava da queste macchine era assordante ed era dato dal maglio che con cadenza regolare scendeva a pressare la paglia per fare le balle. Finita la trebbiatura, portate le balle di paglia sulla cascina e il frumento all’ammasso, l’aria ritornava limpida e la corte ritornava alla sua normalità.

domenica 8 gennaio 2012

Una chiesa in miniatura...

Nel giorno della Befana, è giunto un graditissimo omaggio a casa mia: una chiesetta in miniatura, fatta in pietra !!!
L'autore di questa splendida opera è un'amico di mio padre, si conoscono da quando erano giovani, e di conseguenza il figlio è un mio carissimo amico, ed anche noi ci conosciamo fin da quando eravamo piccoli !!!
L'amico di mio padre si può considerare tranquillamente un piccolo genio, vero artista nel costruire simili manufatti (casa sua è piena di case, casette, e chiese), dovreste vedere inoltre il presepe che costruisce ogni anno, è stupendo !!!
Inoltre è un grande conoscitore della natura, dell'utilizzo di erbe per fare grappe, infusi, liquori, conosce a menadito tutti i funghi possibili ed immaginabili, costruttore di piccole automazioni meccaniche per svariati utilizzi, intagliatore e scultore di legno, insomma un grande personaggio.
Vi allego alcune foto della chiesetta, dove potrete notare il bellissimo campanile (con la campana fatta sempre da lui), l'interno della chiesetta con l'altare ed il crocifisso, la porta intagliata, e le finestre con le grate in ferro. Bellissima !!!

















lunedì 2 gennaio 2012

Ciao Campetto...

In queste settimane, nella vicina Turate, ha tenuto banco l'ennesima speculazione edilizia proposta dal locale comune: l'eliminazione del Campetto di via Garibaldi, in favore della costruzione di alcune palazzine (con annesso relativo parcheggio) e di un'area dedicata al mercato.
Per chi non lo conoscesse, il Campetto di via Garibaldi è un'area "storica" di Turate. Si trova a circa 200 metri dalla piazza (quindi nel cuore del paese), non lo si scorge subito dalla strada perchè è rialzato, vi si accede tramite una breve salita, e vi è subito un comodo parcheggio. Nell'area adiacente al parcheggio, vi è una zona verde con prato, piante ad alto fusto per favorire zone d'ombra, giochi per bambini, gazebo dove fare feste di compleanno sempre per i più piccoli, ed un piccolo baretto gestito dagli "storici" Peppo ed Adriana.
Dietro all'area verde, c'è un campo di calcio a 7, in terra, dove si allenano e giocano alcune squadre minori della mitica Salus et Virtus. E' brutto da vedersi il campo di calcio, perchè sassoso, polveroso, ma è proprio questo il suo bello, è un campo di altri tempi, dove le sbucciature sono all'ordine del giorno, il sudore si impasta con la polvere, e dove generazioni di turatesi hanno iniziato a tirare calci al pallone.
Il complesso del Campetto è una perla ricreativa incastonata nell'agglomerato urbano, circondata da case, cortili e palazzi, che sopravvive nel tempo. E' luogo di svago ed incontro per mamme e giovani, anziani in cerca di refrigerio durante le caldi estati, e da 20 anni a questa parte è parte integrante della festa della Prima Goccia, che attrae migliaia di persone durante le sue 2 settimane di svolgimento.
Il Campetto è un posto da conservare, perchè sono pochi i paesi del circondario che possono vantare un'area così specifica posta nel centro città !
E invece no ! L'attuale giunta leghista turatese, ha deciso di pensionare il Campetto, facendo sorgere al suo posto un nuovo complesso residenziale e facendo la nuova area del mercato.
Tutto ciò ha portato a sollevare cori di proteste nella popolazione turatese, che è sicuramente affezionata al Campetto. Sono state raccolte 2500 firme per opporsi a questo nuovo scempio edilizio, firme che sono state presentate durante il consiglio comunale dello scorso 30/12/11, dove il consiglio doveva appunto approvare il programma edilizio di quell'area. Nonostante ciò, il consiglio ha approvato per maggioranza (7 contro 5), la delibera per dare l'ok al progetto. Cori di sdegno ed anche qualche epitaffio di troppo si sono scagliati contro la giunta leghista da parte del numerosissimo pubblico presente in sala, forse con il senno di poi qualche consigliere si è subito pentito, ma probabili ordini dall'alto imponevano il tirare dritto, la delibera doveva passare a tutti i costi.
Ma passare a tutti i costi per quale motivo ? Quale vantaggio porta ai turatesi questo nuovo complesso residenziale di 4 palazzine ?
Nessuno lo sa !
O meglio, tutti (i politicanti locali) rispondono alla stessa maniera: c'è necessità di alloggi a Turate.
Mi viene da ridere.
Siamo alle solite ! Come detto e stradetto anche dal sottoscritto, basta fare un giro in qualsiasi paese del circondario e vedere che sono pieni di case nuove vuote o sfitte !
Facciamo un esempio a Turate: uscendo dal paese sempre da via Garibaldi, verso Santa Maria, a circa 200 metri dal Campetto c'è il complesso residenziale di via Crocetta, costruito circa 4 anni fa ! Bene, non ci crederete, ma ci sono ancora fuori cartelli pubblicitari di vendita di appartamenti, perchè ancora oggi, a distanza di anni, ce ne sono molti vuoti.
Quindi...torniamo al punto di prima...a chi servono le nuove palazzine in sostituzione del campetto ?
Ve lo dico io: a far cassa al comune di Turate, questa è la verità (cosa che fa anche Gerenzano e gli altri comuni, sia chiaro)...
Ho avuto la fortuna di passare il giorno di Natale con un geometra turatese. Non ha fatto altro che confermare che al giorno d'oggi i comuni danno concessioni edilizi in più del dovuto solo per rimpinguare le casse. O solo perchè il comune "ricatta" il costruttore chiedendo in cambio la costruzione di servizi e strade (che servono solamente ai nuovi complessi edilizi, sia chiaro, non anche al resto della popolazione). Ormai le concessioni edilizie si basano sul dare per avere, nulla più, fregandosene altamente dell'utilità che ne può trarre il cittadino. Nel caso del Campetto direi che il cittadino turatese ne esce altamente sconfitto a livello sociale, perchè perde un'area verde in centro al paese, in cambio di grigio cemento. Certo lì sorgerà anche la nuova area mercato, ma direi che è assolutamente ridicola, visto che verrà spostata solo di 100 metri rispetto all'attuale, che si svolge nel parcheggio delle scuole medie.
Parlando con questo geometra, mi ha confidato una cosa che mi deprime notevolmente (ma che comunque sapevo anche io, visto che lo si vede quotidianamente): ai comuni non interessa il consumo di suolo, aree verdi e compagnia bella. Se ne fregano. Bisogna costruire, costruire ed urbanizzare. Solo così si rientra nei costi di gestione di un'amministrazione.
A questo punto, sia io che mio cognato gli abbiamo posto la stessa domanda: ma tra 50 anni, quando tra strade, case, palazzi ed annessi non ci sarà più posto dove costruire cosa si farà ?
La sua risposta è stata semplice: un'alzata di spalle. Perchè dice che il problema si porrà tra 50 anni, adesso c'è ancora spazio dove buttarsi per costruire, bisogna avere ricavi in moneta sonante subito, il cosa succederà tra svariati anni non è un problema da affrontare ora.
Ottimo esempio di programmazione sociale ed urbana. Ma allora noi cosa lasceremo ai nostri figli e nipoti ? L'avidità dei soldi e basta, presumo !
E' ora il momento di svegliarsi e dire basta al continuo progredire di case inutili, capannoni nuovi (per chi ?), strade assurde che tagliano e distruggono boschi (come il bosco della Moronera).
Basta con il subire passivamente le decisioni prese da un manipolo di politicanti attaccati al cadreghino ed obbedienti ai comandi dei loro superiori, i nostri paesi devono essere gestiti da liste civiche che devono avere come interesse la funzionalità, il rispetto e la salvaguardia delle nostre città, nonchè il vero benessere sociale del cittadino.
Inizite a guardarvi intorno, alzate la testa, rendetevi conto che non siete un ingranaggio di un motore qualsiasi, ma ognuno di noi nel proprio piccolo è parte integrante della vita e di tutto ciò che ci circonda. Non lasciatevi calpestare da altri, ma ribellatevi contro chi decide un futuro assurdo per noi ed i nostri figli, contro chi specula sulle nostre spalle !!!














Ciao caro Campetto....