venerdì 16 dicembre 2022

"Aria di Gerenzano" annata 2022 in barattolo...

Sei a corto di idee per i regali di Natale?

Vuoi stupire amici, moglie, marito e parenti in maniera originale?

Regala anche tu il barattolo di "Aria di Gerenzano" annata 2022!!!

Oppure tienilo come souvenir da mettere sul mobile di casa, ed aprirlo tra molti anni, per "sentire" come era la nostra aria nel 2022!!!

L'aria di Gerenzano ha sempre avuto un certo qual "olezzo": partendo dalle "bonze" e dai "carett", che portavano in campagna la "pisa" e "ul rüd", passando attraverso il “profumo” della discarica ed arrivando agli odierni odori molesti, il gerenzanese è ormai assuefatto a respirare pessimi effluvi.

Ma forse proprio la non eccelsa qualità della nostra aria ha sviluppato in noi gerenzanesi una maggior arguzia, furbizia ed estro! Usa quindi questo barattolo di aria per rinfrescarti le idee e trovare ispirazione quando ne hai necessità.

Attenzione, contenuto insostituibile, consumabile solo una volta. Non lasciare aperto. Confezionato meticolosamente a mano in Gerenzano da Ferruccio Carnelli.

Contattami tramite e-mail all'indirizzo scagno1971@gmail.com per ordinare uno o più barattoli di "Aria di Gerenzano"!!!

Sono disponibili 99 pezzi...

Si ringraziano:

Pietro Volontè per la gentile concessione della sua foto di Gerenzano, da cui fa capolino il campanile con alle spalle le cime innevate del lecchese

Angela Angaroni, che con la sua maestria ed abilità ha ulteriormente "vivacizzato" la foto con uno stupendo gioco di colori

Nicolò Marnoni e Carmen Girola per le consulenza tecniche

Tipografia Caregnato, per la stampa delle etichette e la consueta cortesia, simpatia e bravura










lunedì 31 ottobre 2022

Gerenzano, zucche intagliate, lümere, Serafino Checchi e Halloween...

Come tutti gli anni, con l'arrivo della serata del 31 ottobre e della festa di tutti i Santi, si scatena la polemica sui festeggiamenti di Halloween e del suo "retaggio" commerciale che ormai è arrivato anche nel nostro paese. Leggevo anche sul Notiziario della scorsa settimana che la parrocchia di Gerenzano suggerisce di evitare tali tipi di festeggiamenti, pur dichiarandosi non contraria a tale festa.

Sinceramente, fino a una ventina di anni fa, di Halloween non è mi è mai importato molto, l'ho vista sempre come la classica "americanata" importata, Jack o' lantern, irlandesi emigrati, zucche intagliate, dolcetto o scherzetto, e chi ne ha più ne metta. A onor del vero, penso comunque che io e la mia compagnia del "Muretto" di Gerenzano, fummo tra i primi in paese a festeggiare Halloween facendo una grande festa a tema nel 1988 nella taverna di uno di noi. Di quella serata ricordo solo che dalle zucche intagliate una settimana prima, uscivano vermetti bianchi, in quanto la rimanente polpa interna delle cucurbitacee era ormai in decomposizione. Ma nella nostra "ignoranza" giovanile, per noi Halloween era solo una serata "simil horror" e con lanterne a forma di zucca.

Poi, anche per curiosità e cultura personale, iniziai ad apprendere notizie e nozioni più approfondite su questa festa e da cosa deriva, arrivai a sentir parlare e leggere anche di Celti, Imbolc, Beltane, Lughnasadh, Samhain, zucche che rappresentano teste tagliate, feste pagane trasformate in cristiane, questue, ed altre cose interessanti. Tralascio tale argomento perchè comunque non sono sicuramente preparato in materia, anzi consiglio vivamente, per chi fosse interessato, di contattare la gerenzanese Monica Casalini, la quale ha scritto anche un libro sulle origini di Halloween, oppure lo storico e studioso gerenzanese da me molto stimato, Mauro Ghirimoldi. E anche perché, ma è un mio parere personalissimo, sono un po' allergico alla strumentalizzazione politica che ne fa qualche partito italiano relativo a questo contenuto, dove secondo me, molte persone che ne parlano, non sanno neanche chi siano i Celti e le loro tradizioni e usanze (ma ripeto, neppure io sono assolutamente esperto di tale argomento, e quindi evito, se possibile, di dire o scrivere stupidaggini).

Bene. Quando iniziai ad approfondire cosa fosse Halloween e tutto ciò che gira intorno ad esso, il passo ad arrivare a scoprire le lümere fu breve!

Cosa sono le lümere? Semplice, sono zucche intagliate a forma di faccia con un lumino interno che le illumina, che venivano preparate per la festa di tutti i Santi in Italia, principalmente in Lombardia, Piemonte e Veneto (qui chiamate anche suche baruche, che identifica la varietà di zucca marina di Chioggia utilizzata per fare la lümera). Il termine deriva da lume, luce, e tale tradizione di intagliare le zucche è stata in voga fino agli anni '50 dello scorso secolo, prima di scomparire e riapparire negli anni '80/'90 sotto forma però di zucca di Halloween. Per i nostri avi quindi la preparazione della zucca con il lumino dentro, era un rituale da svolgersi la notte del 31 ottobre, ed esso serviva ad esorcizzare la morte, allontanare spiriti cattivi, indicare la strada di casa ai morti per tornare quella notte a trovare i propri cari ancora in vita, serviva come cibo per i defunti, venivano lasciate al suo interno lettere e biglietti che il defunto avrebbe letto, ed i ragazzini, in quella notte, andavano di casa in casa a chiedere pane e frutta di stagione (molto simile alla questua del dolcetto o scherzetto di Halloween). In questa notte si celebra la sconfitta dell'oscurità in favore della vita, si apre una porta tra il mondo dei morti e il mondo dei vivi. Ma in realtà aveva anche molti altri significati legati al mondo agricolo, alla chiusura dell'anno dei raccolti, al fatto di ingraziarsi i morti per avere un buon raccolto l'anno successivo. e tante altre cose ancora.

Ora mettiamo di mezzo Gerenzano. Quando iniziai ad interessarmi alle lümere, il mio primo intento fu quello di capire ed eventualmente verificare se anche a Gerenzano, fosse in voga questa usanza. D'altronde ci sono testimonianze scritte ed orali nelle quali si descrive che le lümere erano fatte in comuni della nostra area del varesotto, comasco e alto milanese, come per esempio Giussano, Cassano Magnago, Canzo, Inveruno, Casnate, Pogliano Milanese, Castellanza e anche Milano. Perché quindi non era possibile che tale usanza esistesse anche a Gerenzano?

Molti sanno che sono appassionato di storia locale, e nel corso degli anni mi sono passati tra le mani svariati documenti sul nostro paese e ho intervistato decine di anziani per farmi raccontare la vita e tradizioni dei tempi che furono, ma non ho mai trovato nulla che riguardasse le lümere, o meglio zucche intagliate con dentro un lumino (il termine lümere secondo me è comunque poco conosciuto nelle nostre zone). Anzi qualcuno di questi anziani mi rise anche in faccia quando gli dissi se intagliava le zucche. La sua risposta fu (la scrivo in italiano, ma mi rispose chiaramente in dialetto): "ma ti pare che se avessi avuto una zucca, l'avrei sprecata per simili stupidaggini, con la fame che c'era a quei tempi?".

Insomma delle lümere di Ognissanti, a Gerenzano non vi era traccia. O almeno così pareva. Infatti, nel novembre 2014, gli amici Emma Castelli e Augusto "Peppo" Oliva, mi diedero da vedere la videocassetta "Gerenzano: paese da vivere" fatta dalla Proloco locale nel 1994. Una videocassetta molto interessante, dove si parla della storia di Gerenzano dalle origini fino agli inizi degli anni '90. Tra le altre cose, sono presenti alcune interviste ad alcuni anziani.

Tombola! Viene intervistato il signor Serafino Checchi, e ne viene indicata anche l'età, 78 anni. Quindi se Serafino aveva 78 anni nel 1994, ne deduciamo che è della classe del '16.

Serafino Checchi di anni 78, frame tratto dal filmato della Proloco

Tra i suoi racconti uno mi colpì in particolare. Dice che da ragazzi, intagliavano le zucche facendogli occhi e bocca, e mettevano una candela dentro per illuminarla. Questo per far spaventare le donne che tornavano a casa alle 22 di sera (questa precisa indicazione sull'orario, fa riferimento, a mio personale parere ma sono quasi sicuro di non sbagliare, alle donne che tornavano a casa dalla Seda e dalla NIVEA, dove appunto il turno serale finiva alle 22).

Quindi qualcuno a Gerenzano, probabilmente fino agli anni '30, età in cui Serafino aveva circa 15 anni e quindi era ancora ragazzo, intagliava le zucche a mò di lümera. Purtroppo Serafino non indica con precisione se ci fosse un giorno in particolare nel quale la zucca venisse intagliata, ma certamente possiamo dedurre che il periodo fosse quello autunnale, vista la stagionalità di tale frutto della terra, e quindi come data potremmo essere vicini al 31 ottobre.

E soprattutto possiamo immaginare che l'intaglio della zucca e il posizionamento di un lumino all'interno, non fosse stata un'idea nata al momento da Serafino, ma molto probabilmente era un'usanza di cui lui era a conoscenza e ancora in uso a Gerenzano in quegli anni. Forse era comunque una credenza che stava andando a scemare, visto che gli anziani da me intervistati nel corso dell'ultimo decennio, e quindi più giovani di Serafino, non ne hanno mai sentito parlare o non ne hanno ricordo.

Non avremo mai probabilmente la certezza dell'uso delle lümere a Gerenzano nella notte della vigilia di tutti i Santi, ma personalmente penso che la testimonianza di Serafino indichi, senza ombra di dubbio, che le lümere venivano fatte anche nel nostro paese, e più in generale nel nord Italia come già indicato da altre fonti. Con buona pace dei detrattori dei punti di incontro e similitudini tra tradizioni locali e tradizioni estere e di usanze che a noi non appartengono (anche se, ribadisco, l'attuale festa di Halloween per come viene festeggiata in Italia, è secondo me priva di ogni significato, la deriva consumistica ha in parte sovrastato il vero significato di questa ricorrenza, ma comunque per me ognuno è libero di vivere questa notte come vuole).

P.S. prima di essere tacciato come miscredente, agnostico, ateo o altro ancora, faccio presente che sono cristiano cattolico. Semplicemente, forse mi piace di più rispetto ad altri miei correligionari, approfondire aspetti, feste, costumi, usanze e tradizioni non dettati esclusivamente da ciò che viene riconosciuto dalla Chiesa cattolica.

E lasciatemi aggiungere che all'epoca in cui Serafino era un ragazzo, ma anche molto prima, la Chiesa, la fede, il prete locale, erano sicuramente tra i punti fermi dell'esistenza di una persona, si era molto più credenti nei valori cristiani rispetto ad oggi, mentre oggi molti si sono allontanati dalla religione cristiana. Questo per dire che l'intaglio della zucca, il suo particolare utilizzo e significato nella notte del 31 ottobre, veniva fatto da chi era anche credente, e veniva probabilmente accettato dalla Chiesa (locale) in quanto retaggio di costumi e usanze contadine che si perdevano nella notte dei tempi. Ricordiamo che praticamente fino a metà dello scorso secolo, preti, contadini e terra si fondevano in un'unica realtà sociale, dove preghiere e "credenze" pagane, a loro volta, si fondevano le une con le altre (ricordando poi che buona parte delle feste che noi cristiani celebriamo, derivano da antiche feste pagane, a cui la Chiesa ha cambiato nome e a volte anche significato).

Buona lümera a tutti...

martedì 18 ottobre 2022

Mondo contadino: la rüdera e il rüd...

Negli scorsi giorni, sul mio profilo Facebook, in un post ho usato la parola rüdera.

Molti, in privato, mi hanno chiesto cosa sia la rüdera. Molto semplice: la parola rüdera (o anche ruera nel dialetto milanese, come indicato da Cletto Arrighi nel suo dizionario italiano-milanese del 1896 edito da Hoepli), deriva da rüd, ovverosia lo stallatico (letame) di bovino (ma anche equino).

La rüdera era quindi una specie di fossa quadrata larga mediamente 2x2 metri e profonda circa 1 metro. Era presente ed ancora in uso nelle case e corti dei contadini almeno fino alla fine degli anni '60 del secolo scorso. In essa veniva quindi messo il rüd che sarebbe servito come concime per l'orto di casa (venivano messi anche gli scarti di origine vegetale e animale che servivano per la preparazione di pranzi e cene, era praticamente come un grosso contenitore del nostro attuale umido, una compostiera).

Come detto prima, il rüd era comunque composto principalmente dagli escrementi bovini, ed era da preferire "maturo", ovverosia con qualche abbondante mese di fermentazione sulle spalle. Questo perché gli eventuali semi di erbe o simili che venivano mangiati dagli animali, nel caso di rüd maturo sarebbero stati ormai già in decomposizione e quindi non più "presenti". Nel caso di rüd giovane, invece c'era la possibilità che tali semi fossero ancora integri, e quindi c'era il rischio che, mettendo il rüd giovane nelle prose dell'orto, crescessero indesiderate erbe infestanti.

Il rüd a casa mia è sempre stato presente nel momento primaverile in cui si vangava l'orto per la nuova stagione, fino al 2011, ultimo anno in cui mio padre fece lui l'orto prima di morire l'anno successivo (io invece sono passato ad utilizzare lo stallatico pellettato in vendita nei garden, ma ahimè non è la stessa cosa).
Lo ordinava dal Peppino Zafaron di Gerenzano. A metà marzo la scena che si ripeteva sempre tutti gli anni, era la seguente: nella parte anteriore del viottolo d'ingresso di casa mia, mio padre (ma ancora prima mio nonno), stendeva un largo telo di juta (o cellophane nei tempi più recenti) per non sporcare per terra. Arrivava il Zafaron con trattore e rimorchio, entrava in retro nel viottolo, alzava il rimorchio, e il rüd cadeva per terra sul telo. Chi ha conosciuto mio padre, sa che era una persona molto scrupolosa e corretta. Prima dell'arrivo del Zafaron, avvertiva i vicini di casa che per qualche ora avrebbero purtroppo sentito cattivo odore, e si scusava sempre con loro cento volte, dicendogli anche di tenere chiuse le finestre (questo perché il rüd appena scaricato, era momentaneamente posizionato in prossimità delle finestre dei vicini).

Finito lo scarico del rüd, mio padre si armava di forcone e carriola, e dopo svariati "viaggi", il rüd era tutto stipato nella rüdera posta nel retro della mia casa, andando a formare "la mòta dul rüd", e pronto per essere utilizzato.

Già, ma come avveniva il suo interramento nelle prose dell'orto? C'erano due tecniche, simili ma leggermente differenti.

Prima tecnica

Il rüd veniva steso sulla prosa, ricoprendola per la sua interezza. Poi con la vanga si iniziava l'operazione di vangatura. Si sputava su entrambi le mani in modo da avere una presa più salda sul manico in legno della vanga, si inseriva con forza la vanga nel terreno aiutandosi con il piede appoggiandolo sul filo superiore della stessa, con le braccia si sollevava la vanga con sopra il terreno, e con un veloce movimento si ribaltava vanga e terreno, in modo che il rüd posto inizialmente in superficie, finisse così invece sottoterra.
Lo svantaggio del mettere il rüd all'inizio su tutta la prosa prima di vangare, comportava però il fatto di sporcare "i zòcar" e i piedi di letame, perché si vangava sulla prosa andando all'indietro, quindi schiacciando il rüd non ancora interrato. Viceversa, non era possibile posizionarsi dalla parte appena vangata, perché si sarebbe schiacciato con il proprio peso la parte di terreno appena smossa e resa "soffice”.

Seconda tecnica

La prosa non veniva ricoperta di rüd come nella prima tecnica. Semplicemente si dava il primo colpo di vanga nel terreno, spostandolo di qualche decina di centimetri. Nel buco creatosi, si andava quindi ad inserire con il forcone dei pezzi di rüd. Con la vangata successiva, si andava a coprire il rüd appena messo. Questa seconda tecnica è quella che da sempre è stata usata a casa mia.

Insomma, questa è un po' la spiegazione e la storia della rüdera, del rüd e del loro utilizzo... Per dovere di cronaca, anche i liquami di origine umana presenti nei pozzi neri delle case venivano usati come concime (chi non ha mai sentito parlare della famosa "careta du la bonza" che spargeva tali liquami nei campi...). Leggete qui , cliccandoci sopra, questa simpatica storia dei tempi passati raccontata da mio padre, relativa al "sommelier de la ganga”…

La rüdera di Casa Carnelli, vuota ed inutilizzata da anni



La mòta dul rüd - immagine presa da internet