mercoledì 10 aprile 2024

I volti dei gerenzanesi di 100 anni fa...

Regiùu cun't i lur capelasc negar, donn e tusan  cun't ul vel, e fioeu gerenzanes da pusèe da cent'ann fa!


Cartolina di piazza della chiesa di San Pietro e Paolo di Gerenzano, il timbro di spedizione riporta la data del 25 luglio 1917. Sul retro è riportato un semplice saluto del mittente Attilio alla signora Ida, residente in piazza Aspromonte a Milano.
Penso sia un'immagine inedita per la maggior parte dei gerenzanesi. Esistono tante vecchie cartoline e foto della vecchia piazza e della chiesa (pubblicate anche sul libro Rimembranze gerenzanesi - secondo volume), ma questa la ritengo particolare perché rimane forse una delle più vecchie esistenti, e soprattutto ricca di personaggi.
Probabilmente lo scatto da cui è derivata la cartolina, è relativo a una processione o avvenimento importante che si svolse in paese, visto l'abbigliamento delle persone (anche se in realtà non vedo addobbata esternamente la chiesa per un eventuale cerimonia religiosa).

Il campanile segna le ore 14:20.
Vedendo la chiesa, pare che manchino le statue di San Pietro e San Paolo dalle loro nicchie (o perlomeno, in quella di destra manca sicuramente San Paolo).
Sull'estrema destra c'era ancora il portone di accesso all'oratorio del Santissimo Sacramento (divenuto poi la cappella della Madonna del Rosario), portone che verrà successivamente chiuso, e possiamo vedere il vecchio sagrato.
La parrocchia, in quegli anni, era presieduta da don Pompeo Garbagnati.

A sinistra, non visibili nell'immagine, c'erano le vecchie scuole comunali, da dove sono passate svariate generazioni di gerenzanesi, mentre possiamo vedere le case e i cortili dove abitavano alcune famiglie con classici cognomi locali ( tra cui Ceriani, Clerici, Borghi, Zaffaroni nel cortile verso le scuole, e Pedrani e Colli nel cortile il cui ingresso, in foto, è sormontato da un arco). Scuole e case che poi verranno entrambe demolite nei decenni successivi. La piazza è ancora in terra battuta, poi arriverà la "rizada" e infine il bitume. Sotto ad essa scorre il vecchio alveo del Bozzentino. Arrivava dall'attuale via don Antonio Banfi, girava dietro le scuole, attraversava interrato la piazza, e proseguiva in via Cavour (attuale via Einaudi).

A destra, il famoso e tanto favoleggiato e rimpianto, dai gerenzanesi più anziani, filare di platani che ombreggiò la piazza fino almeno agli anni '50 circa (nel 1957 comunque già non c'era più, lo si deduce da un'altra foto in mio possesso stampata in quell'anno).
A destra possiamo vedere la colonna di marmo che ancora oggi ha in cima la "crus".

Cartina del 1902 di Gerenzano (Archivio Storico Cariplo - Intesa San Paolo)

Oltre a mostrarci uno spaccato della Gerenzano che fu, la cosa che più mi colpisce di questa cartolina è il sorriso della donna in basso a sinistra, che si contrappone alla serietà di tutte le altre persone presenti nella foto.
Faccio notare che le donne senza velo già non portavano più tra i capelli la "sperada", ornamento chiamato in italiano spadina, che serviva a raccogliere i capelli (era un "copricapo tipico lombardo, la sua usanza finì agli inizi del '900). Sicuramente era in uso comunque anche tra le donne gerenzanesi, in quanto Emma Castelli mi ha testimoniato che una zia di sua mamma l'aveva, chiamato in dialetto anche "ul spadin".

La sperada, foto tratta dal sito del Gruppo Folkloristico Bosino

Le donne nella nostra cartolina gerenzanese portano tutte i "socch", gonne o vestiti lunghi fino a terra.
Relativamente ai "socch", vi racconto un simpatico aneddoto scritto da mio padre in uno dei suoi libri: "A quel tempo (1957), le donne sugli ottanta anni portavano tutte i "socch" lunghe fino a terra e (penso) non le mutande. Era fine agosto e ritornavo dal campo sportivo di Turate con la bicicletta dopo gli allenamenti alla Salus, quando giunto sulla piazza principale, sento come uno scroscio d'acqua. In piazza, in quel momento c'ero solo io e una donna, e il rumore di scroscio veniva proprio da lei: coperta dai "socch", e forse senza mutande, stava facendo la pipì sopra un tombino come se nulla fosse. Costumi d'altri tempi..."

Si noti, inoltre, la completa assenza di uomini giovani (perlomeno tra i personaggi in primo piano). Forse perché siamo a cavallo della prima guerra mondiale e buona parte dei giovani maschi era a combattere? Potrebbe essere un'ipotesi da non scartare...
I regiùu in cartolina, oltre al classico "cappellaccio", presentano quasi tutti il classico colore nero (o perlomeno scuro) per quanto riguarda l'abbigliamento, oltre ad esibire un bel paio di baffi. Probabilmente non vedono l'ora di trasferirsi in qualche osteria a bere una "taza da vin" e fumarsi un bel toscano.

Gerenzano, nel 1911, contava 3384 abitanti.
Essendo la cartolina un'immagine all'incirca di quel periodo, tra le persone immortalate possiamo immaginare che ci fossero i seguenti gerenzanesi che hanno vissuto in quell'epoca (indicando i loro soprannomi e anno di nascita):

La Fiura - 1872
Ul Rabiàa - 1874
La Binoeu - 1874
Ul Brùsuàa - 1877
Ul Baloeu - 1878
Ul Muntanel - 1881
Ul Giann di ciar - 1882
Ul Pinciroeu - 1885
Ul Piciàna - 1885
La Pisanina - 1896
Ul Giusepp bagàtt - 1898
La Maria penèl - 1898
Ul Toni strascèe - 1889
Ul Guglielmon - 1893
La Farera - 1893
Ul Petasc - 1896
Ul Piero bagàtt - 1896
Ul Durin - 1897
Ul Muret - 1899
Ul Giuston 1900
Ul Zius- 1903
Ul Mauscin - 1903
Ul Giüli murnèe - 1903
La Cincent - 1904
Ul Re cà ghem - 1904 (figura storica che abitava nel cortile del Bettolino nel quartiere Burghett, girava tutti i bar e osterie del paese alla domenica mattina con un cesto pieno di croccante, spagnolette e liquirizie da vendere) 
Ul Canèo - 1904
La Pacela - 1905
La Maria bona - 1905
Ul Negar dul Gnuz - 1905
Ul Carlon 1905
Ul Cagnon - 1906
La Peciott - 1907
Ul Barbeta -1909
Ul Giulota - 1909
La Minighèta - 1909
Ul Burro e formaggi - 1909
La Vedova - 1910

Molto probabilmente qualcuna delle persone presenti in questa cartolina, è un vostro avo...