venerdì 24 ottobre 2014

Raccolta mele 2014…

Ottobre, tempo di raccolta delle mele !

Il mio melo varietà “Tonina” anche quest’anno ha dato grande abbondanza di frutti. Merito anche di una potatura mirata effettuata a febbraio, dove ho cercato semplicemente di diradare i rami posti di “schiena” ed eseguire tagli di ritorno, senza quindi fare troppi stravolgimenti. Invece il melo varietà “Fuji” si è preso un anno di vacanza…solo tre mele prodotte, speriamo che si rifaccia nella prossima stagione.
Quest’anno ho tardato di circa una settimana e mezza nella raccolta, per cercare di far ulteriormente maturare le mele. Purtroppo l’estate, lo sappiamo tutti, è stata davvero ingenerosa a livello meteo, e quindi anche la maturazione delle mele ne ha risentito. Inoltre, nelle ultime settimane, ho provveduto in vari giorni ad assaggiare i frutti per vederne la bontà. E anche qui qualche nota dolente la ritroviamo…le mele sono rimaste meno saporite, fin troppo acidule, certo rimango più che buone, ma hanno perso qualcosa rispetto alle annate precedenti. Pure il colore pare essere un rosso meno acceso, brillante…ma sono sempre belle da vedere !

Comunque il giorno di raccolta è sempre bello e divertente. Una bella giornata di sole mi ha accompagnato nel “depredare” il mio melo, avendo cura di mettere i suoi frutti nelle classiche cassette di cartone. Ben 18 di quest’ultime sono state riempite (in media con le produzioni passate), ora ci vorrà ancora qualche settimana di maturazione in un locale idoneo, e poi potrò gustarmi le mie “Tonine”…dureranno fino a marzo – aprile del prossimo anno !

Ecco le mie mele...


Pianta vigorosissima...














 
Mela a buccia "reticolata", effetto dovuto alla presenza della rete antigrandine...
 

Le finferle di Appiano e la Cuvée Annamaria Clementi di Cà del Bosco…


Approfittando di una giornata di ferie, riassaporo con piacere i profumi e colori dei miei boschi di Appiano Gentile, una delle mie mete preferite per la ricerca dei funghi.
E’ mattino presto, il sole sta sorgendo, ma nel bosco la luce filtra con molta fatica, lasciandolo ancora parzialmente tra le tenebre…

Parcheggio la macchina, e noto con piacere che sono il primo. Bene, avrò un piccolo vantaggio sugli altri “fungiatt”, ovverosia cercare di sfruttare che per un lasso di tempo (spero il più lungo possibile), non avrò concorrenza “tra i piedi” !
Percorro velocemente la distanza che mi separa dalla macchina alla macchia boschiva, e mi butto a capofitto in essa. Come detto prima, il chiarore del sole è ancora debole, rendendomi difficile l’avvistamento di qualche specie fungina. Ma all’improvviso un candido biancore si para davanti a me…alcuni esemplari di Amanita Citrina svettano dal terreno, facendosi ammirare in tutta la loro bellezza. Le ammiro con attenzione, rimanendo sempre affascinato da questi funghi, e nello stesso momento rimango diffidente verso di loro, sapendo della loro pericolosità…

Passo oltre e inizio a scendere verso la prima valletta, una delle tante che in autunno inoltrato regala Tricholoma Terreum in abbondanza.
Sul mio cammino trovo molte Russule Sardonia, dai colori appariscenti ma ahimè non commestibili, data la loro piccantezza molto elevata (se non ci credete, assaggiatene un pezzetto per poi sputarlo…vedrete che vi rimarrà in mente per molto tempo questa Russula). Poi ecco i primi Cantharellus Cibarius (i finferli per intenderci), piuttosto esilini a dire il vero, ma è sempre meglio mettere fieno in cascina piuttosto che niente !

Qualche metro più in là, ecco un’altra specie che si ritrova in maniera abbondante ad Appiano: i “barboni”, gli Hydnum Rufescens, parenti strettissimi dei Repandum. Si differenziano da questi ultimi dal colore, essendo aranciati rispetto al giallo dei Repandum. La caratteristica di questi funghi è di avere tanti piccoli “aculei” sotto la cappella, aculei che vanno asportati durante l’operazione di pulizia, perché danno un sapore amarognolo.
Mentre fotografo e raccolgo i barboni, sento a monte dei rumori di rami rotti. Alzo lo sguardo e vedo un signore che velocemente si dirige verso uno dei miei posti “segreti”. La cuccagna è finita, è arrivata la concorrenza ! Il problema di Appiano Gentile, da venti anni a questa parte, è l’ormai immenso flusso di cercatori di funghi che battono il parco. Troppi, tanti, ma soprattutto alcuni anche dannosi, poiché sporcano l’ambiente lasciando rifiuti di ogni genere e rompono stupidamente i funghi che non conoscono o solo perché sono funghi “matti” (velenosi).

Inutile farsi prendere dall’ansia di arrivare primi nel “posto segreto”, lascio andare per la sua strada il “fungiatt” ed io riprendo a salire e scendere dalle vallette. Tra Clytocibe Clavipes, Russule Virescens, Amanite Vaginata, e altre specie in cui m’imbatto, sono ripagato della scelta di aver proseguito per la mia strada capitando in una distesa di Cantharellus Tubaeformis, i cosiddetti “finferle” (diversi dai precedenti Cibarius chiamati finferli, al maschile). La bellezza di questo piccolo fungo è sicuramente l’abbinamento cromatico dei suoi colori: la cappella è un marrone scuro, mentre lamelle e gambo sono di un giallo-aranciato molto spiccato. Sicuramente è meno gustoso del suo fratello maggiore, il più famoso e ricercato Lutescens, che io da piccolo con mio padre trovavo in grandi quantità qui ad Appiano, mentre ora pare sparito, ma il Tubaeformis rimane comunque un eccellente fungo “da cucina”.
Questo ritrovamento scombussola i miei piani. Impiego circa un’ora a raccogliere tutti gli esemplari di finferle, anche perché appena mi giravo da una parte, ecco che ne ritrovavo subito degli altri. Dovrò quindi accorciare il mio giro.

Passo per la “buca del morto”, piccolo fosso che pare una tomba, scendo nello spiazzo dei frassini, risalgo dietro la prima valle dei castagni, dove ritrovo qualche piccolo Badius, e mi dirigo a spron battuto nel bosco opposto. Ritorno nella zona, anzi ritrovo lo stesso albero che due settimane prima mi aveva regalato un bellissimo esemplare di Fistulina Hepatica, poi esposta alla mostra di Saronno, mentre oggi non mi regala niente, e ridiscendo nella seconda valle dei castagni, posto che mi ha dato sempre grandi soddisfazioni per quanto riguarda i Badius. I tanti anni passati nei boschi di Appiano e quindi la loro conoscenza, mi riportano a ritrovarmi ai piedi del grande e vecchio castagno. Tutte le volte che lo incontro, è come rivedere un vecchio amico…siamo cresciuti assieme, anzi lui aveva già qualche anno più di me quando ci siamo incontrati per la prima volta…ed è sempre un piacere rivederlo, parlarci e cogliere i suoi frutti, che immancabilmente regala ogni anno…! Caro mio vecchio castagno, ne è passata davvero tanta di acqua sotto i ponti dal nostro primo incontro…
Saluto affettuosamente l’amico e mi rituffo subito alla ricerca dei funghi. Dopo tanti anni scendo verso il vecchio letto di una delle diramazioni del Bozzente. Qui, anni fa, su un tronco di robinia morto, con mio padre trovammo chiodini a bizzeffe. Stavolta non sono così fortunato, trovo solo due piccoli Badius…probabilmente la vera buttata deve ancora uscire, sono forse in anticipo di qualche giorno.

Si è ormai fatto tardi, è ora di rientrare…sulla strada del ritorno raccolgo qualche Laccaria Amethystina, dal bellissimo colore viola che ravviva sempre un bel misto di funghi trifolati, e nel giro di qualche decina di minuti sono alla macchina. Non prima però di aver incontrato altri numerosi “fungiatt” nel bosco, due dei quali addirittura alla ricerca del cellulare che uno di loro aveva perso (mi hanno chiesto se lo avevo per caso sentito squillare, visto che uno dei due nel tentativo di ritrovarlo, lo faceva squillare in continuazione)…
Saluto quindi i miei boschi e rientro a casa: mi attende la pulizia dei funghi, che sarà impegnativa soprattutto per quanto riguarda le finferle. Ma sapendo che poi ne sarò ripagato a livello culinario, questo lavoro non mi pesa per nulla…

Amanita Citrina

Russula Sardonia


Amanita Excelsa

Amanita Muscaria


I primi finferli






Ramaria Aurea

Falsi chiodini

Clitocybe Clavipes

Laccaria Amethystina

Amanita Vaginata



Le finferle !!!



Un bell'esemplare di Sardonia


Russula Cyanoxanta

Xerocomus Badius

Piccolissimi chiodini



Scleroderma Citrinum esploso...

Russula Nigricans


Una Citrina baciata dal sole...


Piccolo stagno nel bosco...

Russule...

Tricholoma Album

Un bellissimo esemplare di Phallus Impudicus !

Tra i castagni...


Badius...

Piccolino ma bello...




Piccola Muscaria

Il raccolto di giornata...

Le finferle pulite...

E’ sera, il piatto prescelto per cucinare le finferle è un bel risotto giallo ! Do una veloce ma ripetuta sciacquata ai funghi in acqua fredda, li sbollento poi per circa un minuto, e li metto nel risotto che nel frattempo avevo iniziato a cucinare…dopo circa mezzora il piatto è pronto !
Manca solo un buon vino da abbinare a riso e finferle.

La voglia di bollicine mia e di Sabri ci fa scegliere dalla nostra cantina uno dei più apprezzati Franciacorta a livello nazionale (e non): la Cuvée Annamaria Clementi, vino di punta dell’azienda vitivinicola Cà del Bosco di Erbusco.

Cuvée Annamaria Clementi - Franciacorta

Vitigno: Chardonnay 55% - Pinot Bianco 25% - Pinot Nero 20%

Titolo alcolometrico: 12,5%

Annata: 2003

Sboccatura: estate 2010

 Produttore: Cà Del Bosco



Franciacorta dal grande lignaggio, cui si riconducono anche l’elegante bottiglia ed etichetta, che ci possono far immaginare di essere di fronte a un vino di grande spessore.
Vino la cui permanenza sui lieviti è pari a ben 6 anni, di cui 7 mesi passati in botti piccole di rovere, mentre l’età media delle vigne da cui è ricavato è di circa 39 anni. L’annata è la “caldissima” 2003, che viene ricordata come un po’ penalizzante per i vini italiani.

Versandolo nella flûte, balza subito all’occhio il colore, un giallo paglierino piuttosto carico, scintillante, accompagnato da un perlage veemente ma davvero fine.
Un ampio bouquet si apre all’olfatto: s’inizia da frutta matura, pesca, albicocca, per poi virare decisamente su note di pasticceria come brioche, panettone, burro fuso, canditi e lievito. Un pizzico di vaniglia emerge in sottofondo (derivante dal passaggio in botte), mentre poi compare anche un gradevolissimo sentore di glicine.

Il tutto è un goloso invito a nozze alla beva: l’attacco al palato ha una buona sapidità e freschezza, che supportano una sufficiente componente morbida. Una struttura più che dignitosa viene leggermente “sporcata” dal finale un poco amarognolo, ammandorlato, nota che però svanisce nei successivi assaggi con il passare dei minuti. La persistenza è lunga, con un equilibrio, però, un po’ troppo sbilanciato verso le durezze per i miei gusti ! Questo lo rende piuttosto privo di personalità, monocorde, appiattito verso un “dry” fin troppo spinto, mentre mi aspettavo note molto più delicate, morbide, essendo una bottiglia figlia dell’annata 2003 ! Certo, rimane comunque lo stesso una più che discreta bottiglia, ma un pizzico di delusione mi rimane, avevo aspettative più alte…
Ha comunque ben accompagnato il nostro risotto alle finferle, quest’ultime davvero aromatiche, un poco fibrose (caratteristica di questi funghi), ma con un gusto davvero eccezionale !