giovedì 23 novembre 2023

L'università della maglia di Gerenzano: le sorelle Turconi...

Il bellissimo quadretto eseguito da Elena Vanzulli per il rione Burghett durante il Palio di Gerenzano 2022, rappresentante l'università della maglia delle sorelle Turconi

TIC TAC, TIC TAC, TIC TAC!

No, non è il rumore di una sveglia, ma quello dello sferruzzare a maglia che si sentiva fino a metà anni '90 al civico 26 di via Rovello.

Una vecchia casa con portico celava quella che io ho definito "l'università della maglia" di Gerenzano. In questa casa, abitavano al pianterreno le sorelle Angelina e Teresina Turconi, mentre al piano superiore, abitava l'altra sorella Antonietta, sposata con il mitico Luisìn, e avevano due figli, Santino e Giampaolo.

L'appartamento al pianterreno di Angelina e Teresina ricalcava ancora lo stile delle vecchie case di una volta: pavimento con i "meduni" (grosse lastre di pietre piatte affiancate l'una all'altra, che a volte creavano un piccolo dislivello tra di loro), sala con cucinino (nella sala vi era l'ingresso principale da cui si accedeva dal portico interno passando dal cortile), e camera da letto. La camera da letto aveva una porta d'uscita che dava direttamente su via Rovello. Ricordo benissimo che tra questo uscio e la strada, vi era (e in parte è ancora presente), una bellissima siepe ad arco. Per accedere a questo ingresso della camera, dovevi passare sotto l'arco, era molto suggestivo. Il Luisìn era il "mago" che realizzava l'arco, armato di forbicione, pazienza e passione. Il bagno era rigorosamente in cortile: con sole, caldo, acqua, freddo o neve, per espletare i propri bisogni bisognava recarsi presso questo piccolo fabbricato a pianta quadra di circa 1,5 x 1,5 metri. Era il famoso "càmer", presente una volta nei cortili gerenzanesi - per saperne di più sui "càmer", leggere il relativo articolo al seguente link: https://limoscena.blogspot.com/2016/01/i-camer-dei-cortili-gerenzanesi.html

Angelina (classe 1927), Teresina (classe 1925) e Antonietta (classe 1919) - nota: poi c'era anche la quarta sorella Giuditta (classe 1911) - erano arrivate a lavorare in maniera sublime alla maglia in modo del tutto casuale.

Angelina era stata operaia prima alla De Angeli-Frua e poi alla Lesa di Saronno.
Antonietta era operaia alla N.I.V.E.A.
Teresina era operaia presso il Calzificio Buraschi in via Rovello posizionato dopo l'attuale ex passaggio a livello.

Teresina da giovane venne investita da un camion all'altezza dell'ex passaggio a livello sopracitato, e rimase semiparalizzata alle gambe (si muoveva in casa aggrappandosi ai tavoli, sedie e mobili).
Questa sua disabilità che la costrinse a lasciare il lavoro e rimanere quindi a casa, la portò ad interessarsi al lavoro a maglia con i ferri, ed iniziò quindi a "sferruzzare" da autodidatta, prendendo spunto da qualche libro/rivista dell'epoca.
Trasmise questa sua nascente passione anche alla sorella Antonietta, mentre Angelina, pur appassionandosi anche lei, era un gradino meno brava delle altre due sorelle.

Nel corso degli anni la loro casa divenne un punto di ritrovo delle donne della via e di Gerenzano in generale, che erano appassionate a questo "hobby".
Non solo: alcune non erano proprio capaci, ma le tre sorelle, nel giro di poco tempo, erano in grado di farti imparare ogni tipo di punto a maglia.
Punto a diritto, punto a rovescio, grana di riso, legaccio, a costa, maglia rasata, punto derivato, e tante altre tipologie, per loro non avevano segreti. La loro passione portava a creare e farti creare maglie e maglioni incredibilmente belli e comodi! Io stesso da piccolo indossavo varie creazioni fatte dalle sorelle o da mia nonna, ed erano veramente belle! Quante volte sono passato sotto le loro grinfie per verificare le misure del corpo per eseguire poi il capo! Braccio, spalle, torace, collo, circonferenze e misure varie, erano rigorosamente prese con il classico metro flessibile giallo, che non poteva mancare nel corredo delle donne che lavorano ai ferri!

Per non parlare della "cultura" che si faceva su ferri e lana! Per ogni tipo di punto e tipologia di maglia da eseguire, dovevi avere il ferro adatto in lunghezza e diametro! Ricordo il loro armamentario e quello di mia nonna in fatto di ferri: era impressionante, decine di tipi di ferro gelosamente custoditi nella loro custodia trasparente, riportante i dati "tecnici" di questi attrezzi.
Stessa cosa per la lana: lana grossa, fine, merino, sintetica, misto lana, cashmere, etc, etc!

Quando le donne si ritrovavano a casa Turconi, era una specie di grande festa!
Il rumore del contatto tra i ferri, creava un'atmosfera rilassante. Lo posso dire perché quando ero piccolo, ogni tanto mia nonna Bruna mi portava lì per non lasciarmi a casa da solo. Il rumore del contatto dei ferri, questa cantilena ripetitiva, la concentrazione di queste donne su ferri e gomitoli, mi rilassava come non mai. E mi piaceva molto vedere sacchi di gomitoli di ogni tipo di colore, era un po' come vedere un arcobaleno dai mille colori!

Una cosa mi ha sempre impressionato di Angelina e Antonietta: la velocità di esecuzione dei lavori a maglia! Già mia nonna era brava e veloce, ma loro facevano "paura": se una persona normale ci metteva per esempio una settimana a fare un maglione, loro ci mettevano quattro giorni.

A volte eseguivano anche lavori su commissione: si presentava sempre qualche donna che vedeva un maglione sulle riviste di settore tipo Mani di fata, e chiedeva a loro di eseguirlo. Bene, nulla le spaventava! in quattro e quattr'otto, il lavoro veniva fatto.

Riviste Mani di Fata anni 1977 - 1979 presenti ancora a Casa Carnelli

Il ritrovo di tutte queste donne presso le sorelle Turconi, oltre a portare all'ottenimento di bellissimi manufatti, aveva anche uno scopo sociale: era praticamente un'osteria al femminile! Certo, non si bevevano alcolici, ma del buon caffè o the (Angelina era l'addetta al "servizio bar"), dove l'intenzione principale era quella di stare tutte in compagnia.
Le tre sorelle erano molto affabili, e le donne che si recavano da loro, non erano da meno. Nascevano quindi lunghissime chiacchierate tra un punto e l'altro, e si raccontavano i fatti accaduti in paese, del tipo:

"Te vist che la Marieta Mangiamichitt, l'è indàa insema a quel bastrozu dul Giuàn Secristela! Che purcela!"

Oppure: "A l'è mort ul Pepìn Spagnulett, al g'ha veva un mal da quij brutt"

E non mancavano certo le risate tra una chiacchiera e l'altra!

Alcune di queste donne, si recavano da loro anche semplicemente per combattere la solitudine o passare qualche ora spensierata!

Ma chi erano le donne che frequentavano casa Turconi?
Oltre alla già citata mia nonna Bruna, c'era la Sig.ra Bancora, la Maria Butarela, la Lisèta, la Fausta, la Francesca, la Ines, l'Orfea e tante altre di cui ora non ricordo i nomi.

Inoltre, devo dire che nulla andava sprecato: la lana che avanzava dai vari capi veniva riutilizzata facendo dei quadrotti coloratissimi che andavano a comporre delle coperte per l'inverno, oppure veniva usata per fare delle presine da usare in cucina.
Nella foto seguente, potete vedere un esempio di una coperta fatta da mia nonna Giovannina, mentre nella foto successiva si trovano delle presine fatte da Teresina.



D'estate invece queste donne si spostavano al fresco dato dall'enorme betulla che una volta era presente nel mio cortile. E d'estate cambiava anche il tipo di lavoro: si passava all'uncinetto (si facevano i classici centrini da usare come sottovaso), oppure ai lavori a mezzo punto: per quest'ultimo si acquistavano in merceria dei modelli prestampati con varie immagini, e se ne seguivano i contorni per ottenere il risultato finale.
Nelle foto seguenti, potete vedere dei lavori fatti da mia nonna Bruna a mezzo punto, che poi sono stati incorniciati e usati a mo' di quadri.

Quadro simil natura morta

Quadro con oggetti su tavolo (purtroppo c'è il riflesso del lampadario)

Quadro con Madonna

L'uso di fare maglie e maglioni fatti ai ferri, è andata perdendosi. Ormai tutti acquistiamo capi già fatti in maniera non più artigianale, e le donne odierne non hanno più tempo per fare questi lavori. 

L'università della maglia di Gerenzano iniziò a perdere i pezzi nel 1984, con la morte di Antonietta. Venne colpita da ictus, e poi morì in ospedale. Ricordo che quella notte, essendo amici e vicini di casa, mio nonno Pierino e mio padre Mario, furono i primi a cercare di dare un aiuto e tranquillizzare il Luisìn, in attesa dell'ambulanza.

Angelina e Teresina invece, nel 2007 vennero ricoverate presso la casa di cura per anziani dell'istituto Sant'Agnese di Saronno.

Angelina morì nel 2010, Teresina nel 2013.

Ma già il ricovero delle due sorelle in casa di cura, pose fine all'università della maglia. La loro casa venne venduta, e calò l'oblio e il silenzio sui loro ferri da maglia e gomitoli.

Ma ancora adesso, passando di fianco alla loro vecchia abitazione, si può distintamente sentire TIC TAC, TIC TAC, TIC TAC...

Ringrazio l'amico Giampaolo Restelli, figlio di Antonietta e Luisìn, per la supervisione all'articolo e per il materiale datomi!