giovedì 28 giugno 2012

Vino e ruzzola...

Domenica 24 con Sabrina mi sono recato presso una cantina dell’Oltrepò Pavese, la cantina Travaglino.

E’ tanti anni che frequento questa cantina, produce (tra le svariate etichette presenti) alcuni vini di buona qualità per i miei personalissimi gusti. Ma soprattutto torno volentieri in questo periodo perché oltre che ad avere la possibilità di degustare ed acquistare i loro vini, si assiste alla gara della ruzzola.

Ma cos’è la ruzzola ?

La ruzzola è un gioco molto antico, presente soprattutto nelle regioni del centro Italia (Marche, Toscana ed Umbria). Ogni giocatore è in possesso di una forma di formaggio stagionato (quasi sempre pecorino, di circa 1 kg), dove su questa forma viene arrotolato uno spago avente lunghezza di circa 2 metri (serve per effettuare il lancio, dando velocità alla forma). Il giocatore deve quindi lanciare la forma di formaggio facendola rotolare lungo la strada (strada che spesso e volentieri presenta curve, salite e discese), cercando di farla arrivare il più lontano possibile. Una volta che il formaggio si è fermato, il giocatore riprende il lancio successivo da quel punto. Si hanno a disposizione in totale 5 lanci, e chiaramente vince chi riesce a raggiungere il traguardo con il minor numero di lanci effettuati. Si può giocare sia singolarmente che in squadra.

E’ un gioco molto intrigante, sentito tra i vari giocatori, che appassiona il pubblico disposto lungo la strada…si assiste a “battibecchi” sul punto di fermata della forma, sul fatto che la forma sia uscita e poi rientrata lungo il percorso, si danno consigli su come lanciare per ottenere il “percorso” ideale di rotolamento, si presta attenzione alla traiettoria del formaggio prima che si venga “investiti”…insomma è una festa per tutti….

Tra le squadre presenti c’erano quella di Siena, delle Marche e di Cinisello Balsamo…Cinisello Balsamo ??? Si proprio così…a Cinisello è presente una grossa comunità di marchigiani e toscani, i quali, accomunati dalla passione per questo gioco, hanno dato vita ad un circolo dove si pratica la ruzzola !!! Fanno anche dei corsi, quindi se qualcuno vuole provare a giocare, ne ha la possibilità di farlo anche qui vicino a noi !!!

Dopo aver assistito alla gara, siamo entrati in cantina per visitarla (anche se ormai la conosco a memoria). Il tecnico di cantina ci conduce per prima cosa nel locale di affinamento dei vari vini, dove troviamo sia botti piccole, sia tonneau ed anche serbatoi in acciaio…spiega brevemente ma in maniera esaustiva tutte le fasi pre-affinamento, quindi la vendemmia, la pigiatura e diraspatura, la fermentazione, le varie correzioni apportate ai vini, per poi portarci nella parte più vecchia della cantina, dove si trovano gli spumanti nella fase di affinamento sui lieviti. Pupitres e cataste di bottiglie che riposano fanno bella mostra di sé in una cornice bellissima, con muri a mattone in vista antichissimi, una luce fioca illumina il tutto, rendendo l’atmosfera surreale e quasi spettrale…!!! Ci spiega come avviene la presa di spuma, la funzione dei lieviti, a cosa serve il remuage, la bidule, e tante altre cose che ho studiato e visto nel mio percorso di sommelier…è sempre un piacere rituffarsi nel mondo del vino, porta ad emozionarsi, percepisci la fatica ed il lavoro che stanno dietro ad ogni singola bottiglia, la cura maniacale con cui queste persone cercano di “estrarre” dall’uva ogni sua singola peculiarità, ogni suo singolo pregio…
Veniamo poi portati nella sala di confezionamento, dove ci viene illustrato come avviene la tappatura finale delle bottiglie e la loro etichettatura…dopo di che le nostre bottiglie sono pronte per essere vendute…

Bene, passiamo quindi alla fase di degustazione…ci rechiamo nell’apposita sala, dominata da un’ immenso caminetto in pietra…al centro della sala vi è presente un’enorme tavolo, seguito da alcune barrique utilizzate anche loro come tavoli…nella sala è già presente un buon numero di persone, ma troviamo comunque posto sul grosso tavolo….

Partiamo quindi a degustare i bianchi. Iniziamo con i vini base, io assaggio il Pajss mentre Sabrina il Lunano. Pajss è prodotto da Pinot Nero vinificato in bianco, mentre Lunano è ottenuto da Pinot Grigio. Certamente il confronto lo vince il Pajss, in quanto è sicuramente più dotato di profumo e corpo, dovuti al Pinot Nero, però se devo essere sincero questi 2 vini non rientrano nelle mie corde, sono piuttosto “scarichi”, mancano di nerbo, scivolano via senza lasciare alcuna emozione…

Ok passiamo ai bianchi più importanti. Assaggiamo il Campo della Mojetta, ottenuto da uve Chardonnay. Al naso si sprigiona la classica banana, in bocca rimane un po’ spento, buona acidità ma nulla più…no, non fa per noi !

Andiamo quindi sul Campo della Fojada…di cui ho ottimi ricordi. Ed infatti non vengo smentito. Vino ottenuto da Riesling Renano ed Italico…l’Oltrepò sta piano piano rivalutando quest’uva, in quanto ci si è accorti che terreno e microclima della zona portano ad avere dei buoni risultati. In questo caso sentiamo sentori di albicocca matura, pietra focaia, sfumature erbacee, in bocca è davvero fresco, ottima acidità e struttura, invoglia a berne sempre di più !!! L’armonia che presenta questo vino è davvero sublime, accompagnato con una bella orata al forno farebbe la sua dignitosa figura…

Passiamo alla sezione vini rossi. Partiamo da uno dei miei preferiti di questa cantina…il Campo della Calastrega (annata 2007). Ottenuto esclusivamente con Cabernet Sauvignon, presenta un colore rosso rubino molto acceso…e al naso, che dire…è Cabernet Sauvignon, ovverosia peperone verde. E’ questo il profumo caratteristico di questa uva, e questo vino lo rappresenta in maniera eccelsa. Emergono poi sbuffi di pepe verde, leggeri sentori di piccantezza, che si distendono poi su note di liquirizia, tabacco, per passare a note erbacee ed affumicate…in bocca ha davvero un’ottima struttura, materia, buona freschezza e grande sapidità !!! Davvero un bel vino, particolare, da abbinare ad un bel filetto scottato ai ferri…

Ci “buttiamo” poi sulle due riserve dell’azienda, il Poggio della Buttinera ed il Marc’Antonio.

Poggio della Buttinera ottenuto da Pinot Nero, affinamento in barriques per un anno, commercializzato dopo 5 anni dalla vendemmia. L’Oltrepò Pavese è un po’ la patria italiana del Pinot Nero (assieme all’Alto Adige), in quanto viene utilizzato sia per la produzione degli spumanti, sia per la produzione di vino rosso. Qui si ottengono dei vini rossi con quest’uva che riportano alla ribalta questa “piccola enclave di Borgogna”. Come sappiamo i Pinot Nero di Borgogna sono la massima espressione di quest’uva, sono al top dei vini mondiali. L’Oltrepò, pur riconoscendogli che non è assolutamente a quei livelli, si difende discretamente, alcune cantine producono dei buon Pinot Nero, paragonabili ad alcuni Villages base di Borgogna. Travaglino, con il suo Poggio della Buttinera, è sicuramente tra queste.

Dopo queste breve excursus sul P.N., passiamo quindi alla degustazione del vino. L’annata che ci propongono in degustazione è la 2008, quindi la più giovane. Chiaramente il vino ne risente molto, al naso presenta comunque i classici sentori di frutti di bosco, fragoline e more, humus, terra bagnata, vaniglia, mentre in bocca è ancora acerbo, i tannini sono ancora poco levigati, è spostato sulle durezze, insomma deve ancora crescere. Il colore è il classico rubino scarico del P.N., poco pigmentato. Ma sicuramente diventerà un buon vino, memore di aver bevuto (e di avere ancora in casa) le annate 2001-2002, che sono state davvero ottime…anche lui è destinato a seguire le orme dei suoi “fratelli” più anziani.

Arriviamo al Marc’Antonio: Pinot Nero, Croatina e Barbera sono il suo uvaggio. L’annata proposta è la 2004, quindi un’annata già importante. Al naso è molto speziato, troviamo cannella, pepe, tabacco, per poi passare a prugna secca, mirtillo, leggeri accenni balsamici, oltre che ad una punta di vegetale. In bocca è “mostruosamente” morbido, armonico…i tannini sono eleganti, finissimi, presenta una grande freschezza, un’equilibrio già ottimo, con una persistenza infinita. Sicuramente il miglior vino assaggiato finora in questa giornata. Da accostare a bolliti, arrosti e formaggi importanti !!!

Concludiamo quindi con gli spumanti…

Iniziamo con il Classese Brut, che è la “punta di diamante” degli spumanti dell’Oltrepò !!! Classese, nome voluto dall’omonimo consorzio per rilanciare lo spumante della zona (a dire il vero il nome mi pare un po’ ruffiano e pacchiano)….
Ottenuto da Pinot Nero e Chardonnay, vino millesimato, affinato sui lieviti per 36 mesi, presenta un colore giallo paglierino, con un perlage più che discreto. Al naso emergono profumo di lievito, crosta di pane, note citriche, fiori d’acacia, ananas, miele, mentre in bocca è ben strutturato ma un po’ assente per quanto riguarda freschezza e sapidità, che sono le colonne portanti di uno spumante. Per essere però lo spumante di punta della zona, mi pare un po’ deboluccio, manca di verve, di grinta…può essere sicuramente utilizzato come aperitivo, ma non mi spingerei ad azzardare oltre…

E finiamo invece con lo spumante che preferisco dell’azienda…il Grand Cuvée Millesimato 2006 !!!

Qui la stoffa è completamente diversa. Ottenuto da Pinot Nero in purezza, 36 mesi di affinamento sui lieviti, giallo paglierino con riflessi dorati, perlage numeroso, incessante, molto fine. All’olfatto si presenta fragrante, biscotti appena sfornati, pasticceria secca, burro, lievito, mela grattugiata (avete presente questo profumo ? No ? Allora grattugiate subito una mela !), pera, frutta secca, miele….un tripudio di esaltanti profumi !!!
In bocca rasenta la perfezione, acidità tagliante come la lama di un rasoio, grande freschezza, gessoso, minerale, con una buona morbidezza e buona struttura, molto persistente e fine, con un equilibrio davvero eccellente…da provare con gamberoni al forno, oppure con un bel tagliere di salumi dell’Oltrepò, in modo da sgrassare adeguatamente la bocca e fare un abbinamento del territorio !!!

Bene al termine di questo vorticoso giro di degustazioni, anche quest’anno abbiamo lasciato il nostro obolo a Travaglino, comprando un’adeguata scorta dei vini che più ci sono piaciuti…

Ultima nota di cronaca: uscendo, ci siamo poi fermati ad assistere alla premiazione della gara della ruzzola. Tutti i giocatori sono stati premiati con medaglie, coppe, cesti con generi alimentari e vini dall’enologo Fabrizio Maria Marzi, direttore della cantina Travaglino. Una figura imponente data la sua mole, importante (è personaggio ed associato molto noto nel mondo AIS), che anche quest’anno ha voluto promuovere e portare alla ribalta la ruzzola, questo antico gioco la cui storia si perde nei secoli, e che giustamente non deve scomparire dalla nostra memoria !!! 


P.S. mi permetto di dare un suggerimento alla cantina Travaglino: è tanti anni che vi frequento, mi sono sempre trovato bene e mi piacciono i vostri vini, tanto è vero che, come detto sopra, acquisto sempre volentieri un buon numero di bottiglie. Ma ricordatevi che la gestione del cliente è importante, perché è quello su cui voi vi basate per portare avanti il vostro lavoro e per la vendita dei vostri vini. Quindi evitate di presentare persone scortesi e maleducate al servizio dei vini in sala (e non mi riferisco al Sig. Cesare, che invece è stato davvero cordialissimo) in quanto indispongono ed indispettiscono il cliente, il tutto chiaramente a vostro svantaggio in termini di pubblicità ed acquisto vini (domenica la tentazione di andare via senza acquistar nulla dopo il trattamento riservatoci è stata molto forte)….

Per informazioni sulla cantina Travaglino:
http://www.travaglino.it/index.html
Per informazioni sulla ruzzola: Ruzzola Cinisello Balsamo

 









































mercoledì 20 giugno 2012

Ul leua...

Questo racconto è tratto dal manoscritto che Mario Carnelli ed Albino Porro hanno redatto nell'ormai lontano 1984 (il libro è disponibile presso la biblioteca di Gerenzano).
Nel manoscritto viene raccontata la storia della Gerenzano che fu, quella dei nostri nonni e dell'adolescenza dei nostri padri, la vita quotidiana, i lavori dell'epoca, il dialetto come unica lingua, la toponomastica della vecchia Gerenzano...una Gerenzano scomparsa, ma che vive nel cuore dei "nostar vecc" !
Questo blog mensilmente proporrà uno di questi racconti...
Fino agli anni cinquanta si vedevano ancora le donne di Gerenzano andare in "cuperativa a fàa ul pan giald".
Per cuocere questo pane si seguiva un rituale: le donne si recavano dal "Giuan Garbelj", gli dicevano quante ruote di pane giallo dovevano fare e, in base al numero delle ruote, si decideva il giorno. Quindi si facevano dare "ul leua" e se ne ritornavano a casa. Le materie prime per fare il pane giallo erano: sale, farina gialla, farina di segale, farina di frumento, acqua calda, oltre naturalmente al "leua". Il recipiente per contenere il tutto si chiamava "marneta".
Dal pane che una famiglia faceva si poteva capire se era ricca o povera: se era ricca il pane era fatto con farina di solo frumento, mentre se era povera era fatto con farina gialla, farina di segale e pochissima farina di frumento.
Bastava un occhiata ai due tipi di pane per capire di che pasta fossero fatti: a differenza di quello fatto con farina di frumento, l'altro aveva delle grosse e profonde screpolature. Per la verità la persona che mi ha raccontato questo fatto non ha adoperato il termine screpolatura, ma il termine dialettale "careng", termine che rende meglio il senso della profondità dei solchi che rigavano le ruote di pane giallo.
A sera le nostre brave donne, dopo aver preparato la dose di farina, scaldavano l’acqua, vi aggiungevano il sale e cominciavano a far l’impasto nella "marneta".
Da una parte la farina, dall’altra “ul leua" e impastavano questi due elementi a poco a poco fino a quando non li avevano utilizzati tutti e due completamente e ne era venuto fuori un impasto uniforme e ben lavorato . Ricoprivano la "marneta" con un sacco e lasciavano riposare l'impasto fino al pomeriggio successivo.
All'ora stabilita del pomeriggio successivo mettevano la "marneta" sulla "careta a man" e la portavano in cooperativa. Qui, "ul Giuan Garbelj” faceva tanti bigliettini quante erano le donne che dovevano fare il pane, vi scriveva sopra dei numeri e invitava le donne a sceglierne uno. Evitava così le solite discussioni del "tocca a me o tocca a te".
La donna che aveva sorteggiato il numero più basso scoperchiava allora la "marneta", prendeva un po' di impasto e lo metteva nel "baslott" (è un recipiente di legno). Se era brava nel "baslottare" bene, altrimenti "ul Giuan Garbelj” chiamava la "Fiura". La "Fiura" abitava dalla parte opposta della piazza ed era la migliore di Gerenzano in questo lavoro. Dopo che l'impasto era stato ben "baslottato", veniva messo sulla "pala dul Giuan" e questi lo metteva nel forno. Generalmente una infornata era costituita da trentacinque pani gialli. La cottura durava circa un’ora e mezza dopo di che le donne mettevano le ruote di pane giallo nella "marneta" e le portavano a casa. E mentre andavano a casa lasciavano dietro di loro una scia di profumo di pane fresco che io, dopo trentacinque anni, mi par ancora di sentire, tanto era forte e invitante.

mercoledì 13 giugno 2012

Anteprima di Sardegna....

Visto l'avvicinarsi delle prossime ferie nella bellissima terra sarda, mi sono voluto regalare in anticipo un assaggio di vino isolano:

BARRUA IGT Isola dei Nuraghi 2008, titolo alcolometrico 15%, produttore Agricola Punica
Uvaggio: 85% Carignano, 10% Cabernet Sauvignon, 5% Merlot

Gradazione importante, elevata, come d'altronde ritroviamo nei bellissimi e fantastici vini di Ale Dettori, ultimo "guru" dell'enologia sarda (p.s. se capitate nella zona di Sassari, precisamente a Badde Nigolosu, non potete esimervi dal visitare le sue cantine ed il suo agriturismo, e chiaramente assaggiare i suoi vini).
Ma torniamo al nostro Barrua...sicuramente data la gradazione alta non lo consiglierei durante la stagione estiva, ma la voglia di berlo era tanta, e quindi voilà, bottiglia aperta !
Il colore è un classico rosso rubino, profondo, scuro, impenetrabile. Consistenza nel bicchiere davvero alta, lacrime ed archetti si formano con una facilità estrema, scendono lentamente sulle pareti del bicchiere, ricomponendosi con il vino presente, per poi riformarsi alla successiva rotazione del calice.
Si sprigionano immediatamente mora, ribes e l'immancabile nota di macchia mediterranea, in cui "esplode" il sentore di mirto...il pensiero volge subito ai profumi di quella terra, li risento nella mia mente, profumi che con Sabri abbiamo sentito tante volte durante le nostre ferie passate in Sardegna a cavallo della moto, in piena libertà, in mezzo a questa vegetazione tra cui troviamo ginepro, rosmarino e ginestra e tanti altri arbusti...
Il vino piano piano si apre, e ritroviamo note di peperone verde, cannella, tabacco, pepe, qualche nota salmastra, per poi finire su un bel profumo di caffè !!!
In bocca invece è pesantuccio...il corpo è davvero robusto, i tannini sono graffianti, ancora piuttosto acerbi, manca di freschezza e morbidezza, presentando anche una nota amarognola finale piuttosto fastidiosa ed un pizzicore in gola finale dovuto ai 15° del titolo alcolometrico. La parte positiva è il ritrovare anche in bocca sentori di caffè, di cioccolato fondente.
La beva risulta davvero difficile, faccio un pò fatica a finire il bicchiere. La materia c'è tutta, questo è fuori discussione, ma si deve sicuramente assestare ancora, i tannini si dovranno smussare molto, amalgamarsi con le morbidezze...direi che questo vino è ancora un ragazzotto che deve crescere, ha ancora un carattere duro, rude, ma se gli diamo tempo diventerà certamente un signor vino !
Stasera proseguirò nell'assaggio, magari a 24 ore dall'apertura qualche durezza l'ha limata via, vedremo....
Prezzo:  € 17,00 dal "fornitore" di fiducia, in realtà in enoteca lo trovate a prezzi nettamente superiori (€ 25,00 - 30,00)

Due note sull'Agricola Punica: i proprietari sono un mix dell'alta enologia italiana, tra cui spiccano la Tenuta San Guido e l'enologo Giacomo Tachis, ovverosia i genitori del Sassicaia. La società è nata recentemente, nel 2002, e produce il Barrua ed il Montessu. Quest'ultimo, sempre vino rosso, ha un uvaggio leggermente differente rispetto al fratello maggiore, ma in entrambi predomina il Carignano, che è il vitigno su cui l'azienda intende appoggiarsi per farsi conoscere a livello nazionale ed internazionale (il "buon" per modo di dire Antonio Galloni, delfino di Robert Parker, ha assegnato 92 punti al Montessu 2007). Vedremo se il tempo gli darà ragione...

Alla prossima e buone bevute !!!

mercoledì 6 giugno 2012

Stella Flora

Stella Flora - Marche IGT Bianco, prodotto dall'azienda Maria Pia Castelli (Contrada Sant'Isidoro - FM)
Annata 2008, titolo alcolometrico 13%

Ma che piacevole scoperta questo vino...
Ottenuto da uve classiche che vengono coltivate nelle Marche (oltre al famoso Verdicchio), ovverosia Malvasia Bianca di Candia, Passerina, Trebbiano e Pecorino...affinamento eseguito in legno (18 mesi barrique), macerazione a contatto con le bucce per circa 15-20 gg..
Colore stupendo, giallo dorato molto carico (dovuto al contatto con le bucce), che emoziona sin dal primo approccio visivo...
Intrigantissimo al naso, si riconosce subito un sentore di miele d'acacia, fieno, fiori di camomilla...e prosegue aprendosi su note iodate, salmastre, albicocca secca (avete presente quelle che si trovano nella frutta secca venduta nei mercati ? Ecco proprio quella...), poi si passa agli agrumi, pompelmo, per finire con note di vaniglia, quest'ultima sicuramente riconducibile al passaggio in legno del nostro vino.
E' un tourbillon di sensazioni odorose veramente fantastiche, un'esplosione di profumi che ti invoglia quindi a proseguere nell'assaggio in bocca del vino, nella speranza che si riveli grande anche nel palato...
E già, anche in bocca non tradisce le attese...una freschezza e sapidità grandissime, sorprendenti, il tutto rimarcato da un'armonia perfetta, grande rotondità in bocca, quasi una crema, che porta ad avere una beva incredibile (nel giro di pochi minuti mezza bottiglia si svuota "quasi" da sola)...perfetto in tutte le sue componenti, un corpo davvero pieno, ben strutturato, intensità e persistenza lunghissime ! E non escludo che tenga molto bene ed anzi migliori con ancora qualche annetto di affinamento in bottiglia...

Davvero un'ottimo vino, sicuramente provvederò ad acquistarne subito altre bottiglie dal "fornitore" di fiducia, perchè mi è piaciuto molto, anzi moltissimo...
Prezzo circa € 21,90...