giovedì 26 ottobre 2023

La cascina del Pulcinela e l'immagine del Geresauro...

Nelle scorse settimane, di fronte a casa mia, è stata abbattuta la cascina del Pulcinela (a casa Carnelli lo chiamavamo Purcinela), corrispondente al numero civico 32, l'ultima abitazione di via Rovello prima dell'ex passaggio a livello.

Era ormai una vecchia casa abbandonata da circa 30 anni, tutta diroccata e fatiscente, e finalmente gli attuali proprietari hanno deciso di abbatterla.

Era stata costruita nei primi del '900 da Giovanni Guzzetti detto "ul barbison Pulcinela", ed era proprietario anche del campo adiacente alla cascina.
In questo campo, fino al 1980, era presente uno degli ultimi filari di gelsi delle campagne gerenzanesi, che venne estirpato dal Zaffaroni, il quale gestiva le lavorazioni di questo appezzamento di terreno. Gli venne fatto notare che una legge proibiva di rimuovere i gelsi, allora provò a ripiantarli, ma non attecchirono e morirono, perdendo per sempre questo scorcio caratteristico di campagna. Quanti chiodini (fungo Armillaria Mellea) ho raccolto da bambino su quei gelsi, erano una miniera d'oro per i "fungiatt"!!!

La cascina era composta da una parte che fungeva da abitazione, poi da un portico e da una stalla.

L'ultimo figlio del Pulcinela, il Mario, che è stato anche l'ultimo abitante della cascina, ho fatto in tempo anche io a vederlo quando ero piccolo: un uomo anziano dalla statura bassa, minuto, con sempre il suo "capelasc" sul capo come i vecchi "regiù" di un tempo.
Era piuttosto scontroso, quando giocavo in strada con il pallone aveva sempre da ridire e mi sgridava a suon di parolacce e bestemmie, e se poi il pallone finiva nella sua proprietà, apriti cielo! Me lo ributtava indietro bucato. In questi casi veniva tenuto a bada o da mio nonno Pierino, o da mio padre Mario, che avendo entrambi il loro bel caratterino, non si facevano mettere i piedi in testa da nessuno, e dopo una bella ramanzina, il Pulcinela tornava in casa tranquillo!

Nel corso degli anni, la cascina passò in eredità ai suoi parenti, che l'affittarono ad un personaggio gerenzanese che gestiva una rimessa di autobus.
La cascina divenne quindi il deposito e officina di questi bus, e iniziò il suo degrado.
Gomme usate, pezzi di carrozzeria, file di sedili e quant'altro iniziarono a "invadere" la corte della cascina.
Gli autobus presenti erano tutti piuttosto datati, e avevano sempre bisogno di manutenzione. Qualcuno ricorderà sicuramente quando, a inizi anni '80, don Silvano ebbe la sciagurata idea di noleggiare gli autobus da tale rimessa per salire a Madesimo per portare i ragazzi dell'oratorio al rifugio Camanin. Bene, entrambi gli autobus si ruppero, e si dovette aspettare l'arrivo di altri pullman!
Oppure ricordo quando nell'estate del 1982, ero in vacanza al mare con i miei genitori: riceviamo alle 7.30 in hotel una chiamata telefonica da mio nonno: uno dei bus, facendo manovra per uscire dalla rimessa, sfondò la nostra cinta entrando in giardino! Gli si erano rotti i freni! Mio padre dovette tornare a casa in fretta e furia per risolvere la questione.
Potrei raccontarne a decine su questa rimessa di autobus, ma preferisco tralasciare (chiaramente mi prendo tutte le mie responsabilità su quanto detto sopra).

Quando la rimessa di autobus chiuse, la cascina fu lasciata a sé stessa, sferzata da intemperie, con immondizia, gomme e carcasse di bus nel cortile. Il tetto iniziò a crollare già una decina di anni fa. Piano piano gli eredi hanno ripulito gli esterni, ed in una di queste occasioni mi hanno fatto vedere l'interno della cascina: alcuni locali riportavano ancora la pittura sgargiante e con motivi floreali che si usavano una volta, e vi erano presenti anche due caminetti, uno in pietra ed uno in marmo.
Dopo vari tentativi di venderla negli ultimi anni, hanno deciso di demolirla, ponendo fine alla vita della cascina dopo circa 120 anni,

Con l'abbattimento della cascina, è però anche andata persa una "preziosa" testimonianza; l'unica immagine del Geresauro, presente su di una vecchia targa in ceramica riportante la scritta Via Rovello, posta sul muro esterno della cascina.

Ma cos'è il Geresauro?

Il Geresauro è un drago alato, un essere mitologico sopravvissuto nei secoli.

Ho già raccontato in passato che io stesso l'ho incontrato e intravisto più volte nei miei rientri a tarda notte durante la mia gioventù! Ho sentito anche il fetore del suo alito (anche se ho sempre avuto il dubbio che fosse il fetore del mio stesso alito dovuto alle sbronze giovanili). Ma più di una volta ho sentito rimbombare i suoi pesanti passi nella via e nei campi intorno.
Nella targa presente fino a qualche settimana fa sulla cascina del Pulcinela, si vedeva la testa coronata di un drago che sputa fuoco e dove la sua coda fende l'aria.
Purtroppo, non ho avuto possibilità di salvarla, quindi è finita anche lei tra le macerie...
Rimarrà comunque vivo il ricordo dell'immagine del Geresauro, in quanto essa campeggia sulle bottiglia di birra che produco io, la "Bira Via Ruvell - Pilsner da Gerenzan", e ne è diventata l'etichetta ufficiale!

Ma non è detto che qualche notte avrò ancora la fortuna di reincontrare il Geresauro, e vederlo camminare tra i campi di via Rovello...

La scomparsa della figura del Pulcinela, la "caduta" della sua cascina e della targa del Geresauro, si può riassumere in questa frase che mio padre scrisse nel manoscritto "Rimembranze gerenzanesi - volume I" presente nel capitolo "Scampoli di vita di quella Gerenzano", risalente al 1984: "Ma se Gerenzan vecc l'è scumparì, anca i nostar vecc a pucch a pucch scumparisan, quji ca parlan ul dialett spetasciàa hinn sempar menu e i gerenzanes ca restan diventan sempar pusèe bastardàa"...

La cascina del Pulcinela nel settembre 2014, il tetto è già parzialmente crollato


L'ingresso della cascina (settembre 2014)

La cascina vista più da vicino, in basso a destra si vede la targa di Via Rovello con l'immagine del Geresauro (settembre 2014)

Il filare di gelsi nel campo del Pulcinela (foto Mario Carnelli - 1984)


Sempre lo stesso filare di gelsi visto da un'altra angolazione (foto Mario Carnelli - 1984)


La cascina vista dal cortile interno (novembre 2020)

Una bandiera italiana giace sconsolatamente appoggiata su di un fico (novembre 2020)... 


Il cortile interno occupato dai rovi...(novembre 2020)

La stalla, il cui arco è stato parzialmente chiuso (novembre 2020)

La buca per riparare gli autobus nel portico (novembre 2020)...

Sporcizia nel portico (novembre 2020)...

Una vecchia musicassetta giace abbandonata (novembre 2020)...

Bottiglie abbandonate (novembre 2020)...

Bacheca dell'ordine di servizio degli autobus (novembre 2020)...

Servizi igienici (novembre 2020)...

Il catenaccio di una vecchia porta! Chissà quante volte è stato usato dalla famiglia Pulcinela (novembre 2020)...

Locali a cielo aperto (novembre 2020)...

Rovi e macerie (novembre 2020)...

Uno dei due caminetti, sopra si vedono delle vecchie pitture della stanza superiore (novembre 2020)...

Sedie e televisore (novembre 2020)...

Il caminetto in marmo, con dei bellissimi intagli (novembre 2020)...

Particolare degli intagli del caminetto (novembre 2020)...

Inizio della demolizione della cascina (ottobre 2023)...

I mattoni che costituivano la cascina giacciono tutti a terra (ottobre 2023)...

La cascina non esiste più! (ottobre 2023)...
La testa coronata di un drago che sputa fuoco e dove la sua coda fende l'aria...

La birra "Via Ruvell" con l'immagine del Geresauro...

La dedica alla mia via presente sull'etichetta della birra "Via Ruvell"...