mercoledì 30 ottobre 2013

"C'era una volta...agricoltura e campagna a Saronno"...

La scorsa settimana, con la mostra tenutasi a Casa Morandi e la serata condotta da Giuseppe Nigro sull'abitazione contadina, si è concluso il trittico di appuntamenti dedicati all'agricoltura e campagna saronnese tra la fine dell'800 ed inizio '900 (il primo appuntamento è stata la presentazione del libro "Ritorno nei campi" di Giuseppe Radice).

Ho avuto la fortuna di partecipare a tutte e tre le manifestazioni, e posso dire che sono state bellissime.

Particolare e di grande interesse è stata la mostra di Casa Morandi. Incentrata essenzialmente sulla storia delle cascine saronnesi, sono stati messi in mostra, con accurata dovizia di particolari, documenti storici relativi a esse e alle persone che vi hanno vissuto.

Uno spaccato di storia di Saronno (e dei nostri dintorni) davvero esaltante, per chi come me è appassionato del mondo e della vita dei nostri nonni e bisnonni, con notizie correlate sui nostri paesi.

La mostra si apre con la ricostruzione dell'interno di un'abitazione contadina dell'epoca, dove il focolare riscalda l'ambiente, e attrezzi e mobili di un tempo fanno bella mostra di se stessi (tra cui una “penàggia”, scaldino, "ul mastell", ferro da stiro e tante altre vecchie cose)...
Di fianco si apre invece una "piccola stalla", dove anche qui ritroviamo svariati attrezzi: cavagna, “lanternin”, “furcon”, “rastrell” sono tra gli svariati utensili che ci riportano indietro di un secolo...un paio d’immensi “zocàr” spunta nel mezzo…

In centro alla Sala Nevera vi è invece un'esposizione di aratri, erpici (la “rapéga”) e anche una mola a pedale (quella utilizzata dal "mulita")...impressionante vedere come nel corso degli anni questi attrezzi si siano evoluti...paragonandoli a quelli meccanizzati e tecnologici di oggi fanno quasi tenerezza...

Sui muri della sala sono invece esposti documenti riguardanti l’abitazione contadina. Innanzitutto ci viene spiegata la sua composizione: minimalista, solitamente su due piani, al pian terreno si trovavano la sala e cucina (a volte facenti parte dello stesso locale), oltre che alla stalla e a un locale adibito a cantina. Al piano superiore si trovavano invece le camere da letto e il fienile. La latrina era sempre posta all’esterno della casa. Un’abitazione quindi senza fronzoli, con spazi utilizzati esclusivamente per il vivere quotidiano, sfruttati in “maniera intensiva”…tutto aveva un suo particolare utilizzo.

A partire dal XIII secolo, nella pianura padana si sviluppa il modello della cascina e corte. Imponenti edifici riunivano in un unico luogo le famiglie contadine dedite all’agricoltura. Famiglie che nella maggior parte dei casi lavoravano esclusivamente per un grosso proprietario terriero, il quale, in cambio dei loro servigi, metteva a disposizione l’abitazione (oltre che una parte del raccolto).
Nasce così la cascina con la corte, il cui ingresso è delimitato dal “purtun”. Cascina composta da una parte dagli edifici abitativi, dall’altra dalle stalle, che fungevano da ricovero per gli animali (oltre che da punto di ritrovo serale). Al centro vi è la corte, che diventa quindi il centro nevralgico della vita contadina. Incontri, dialoghi e amori si sviluppano in questo cortile ben delimitato, che con il passare del tempo viene pavimentato o acciottolato (la famosa “rizzada”). La forma della cascina era prevalentemente a quadrilatero, sagoma utile anche per difendersi da briganti.

Nel resto della Sala Nevera vengono poi proposte le planimetrie e la storia delle principali cascine di Saronno, alcune delle quali ancora esistenti.

Le cascine prese in considerazione sono le seguenti:
  • Cassina Ferrara
  • Cascina Colombara
  • Court di ortasc
  • Corte del Lazzaretto
  • L’intera contrada di San Cristoforo
  • Cascina Fornace (inizialmente posta sotto il territorio gerenzanese)
  • Cascina Caslino
  • La Galettiera
  • Cascina Masini
  • Corte rurale di via Vittorio Emanuele
  • Corte Nuova (Cascina Paleardi)
  • Cascina San Antonio
  • Cascina Cristina (detta anche Villuccia)
Quest’ultima è ben ancora apprezzabile, essendo rimasta praticamente intatta fino ai giorni nostri. Situata in zona ospedale, è una testimonianza vera della cascina con corte capitalistica.

Scendendo invece al piano inferiore della sala (le scale sono poste proprio all’interno della Nevera), troviamo altri documenti dell’epoca riguardanti i contratti colonici, leggi e editti del periodo fascista riguardanti il compartimento agricolo, norme igieniche sull’allevamento e macellazione degli animali, documenti di fiere di bestiame svoltesi a Saronno, e un’esposizione di altri attrezzi agricoli e domestici.

Capitolo a parte lo voglio dedicare al foro Boario di Saronno, sul quale vi erano esposti i progetti di costruzione e tanti documenti relativi a esso.

Realizzato inizialmente in piazza Riconoscenza, fu poi spostato nell’attuale piazza Unità d’Italia per problemi di spazio.
L’inizio della costruzione del foro Boario risale al 1908, mentre l’inaugurazione avvenne il 30 ottobre 1910. La sua funzione era principalmente quella della vendita e scambio del bestiame, oltre che a essere luogo di mostre agricole.
Costituito da una struttura di legno in stile Liberty, esso era praticamente un porticato aperto su tutti i suoi lati, in modo da favorire il movimento di bestie e persone, oltre che garantire un’adeguata copertura in caso di maltempo.
Il Foro Boario rimase attivo fino agli anni ’60, quando a causa dello scemare del mercato del bestiame fu demolito per rimodernare la piazza.

Come dicevo in apertura, la serata conclusiva di quest’argomento a me molto caro, è stata condotta dal professor Giuseppe Nigro, il quale ha ben illustrato e integrato la descrizione dell’abitazione contadina nell’alta pianura asciutta (così definita perché le nostre zone sono meno ricche di acqua rispetto alla bassa pianura).
Per non ripetere concetti sopra già espressi, vi regalerò solo alcune chicche della serata…

  1. Come già di mia conoscenza (se ricordo bene il primo a documentare ciò fu Don Antonio Banfi, prevosto del nostro paese), Gerenzano alla fine dell’alto medioevo era di proprietà dei monaci Benedettini di San Pietro in Ciel d’Oro di Pavia. Essi portarono un notevole contributo allo sviluppo del territorio, essendo possessori di terreni avuti da numerose donazioni.
  2. All’inizio del secolo scorso, risulta che a Gerenzano l’affittuario Filippo Zaffaroni lavora 44 pertiche in località Cassina Fagnana, cosa che a quei tempi risultava comunque “misera”, perché in precedenza gli affittuari coltivavano appezzamenti ancora più grandi.
  3. Vasti territori boschivi imperavano nella nostra zona fino a metà ‘800 (sono citati tra i boschi famosi quelli di Saronno e Mombello): in seguito i boschi vengono soppiantati in favore delle piantagioni di gelso, necessari all’attività della gelsibachicoltura. Filari di gelsi compaiono nelle campagne, regalando nuove prospettive al paesaggio agricolo.
Il professore ha inoltre ben espresso anche la funzione sociale che ebbe la cascina, sotto il quale tante famiglie convivevano tutte assieme. La cascina era anche come un piccolo paese, del tutto autonomo rispetto all’agglomerato principale di quest’ultimo (a volte anche sotto l’aspetto religioso, con la presenza di piccole chiese).

All’arrivo di nuovi mezzadri, alla nostra casa colonica era aggiunto un ulteriore pezzetto, frazionando quindi sempre più il quadro abitativo della corte. Scale e ballatoi di legno (nella maggior parte comuni a tante famiglie) portavano ai piani superiori. Molto forte era la spiritualità religiosa, con la presenza d’icone pittografiche rappresentanti la Madonna e altri santi. Ha inoltre affrontato anche l’aspetto igienico-sanitario, descrivendoci un quadro tutt’altro che roseo.
Insomma tante e tante notizie utili per chi è appassionato di questo periodo storico…notizie difficili da riassumere in poche righe, ma che spero destino curiosità in tutti per riscoprire le nostre origini !

Nota a margine: purtroppo al giorno d’oggi molte di queste cascine giacciono come ruderi cadenti, destinate a essere demolite, e sulle quali crescono erbacce incolte…voci, grida, versi di animali, scalpiccio di zoccoli che hanno animato queste corti sono ormai lontani ricordi, ricordi di una campagna “antiga”, fatta di sudore, fatica e miseria…ma fatta anche da donne e uomini veri…

Mola a pedali

La rapèga

L'interno della casa contadina




 
 
 





Battitura del grano sotto il portico



La sgranatura delle pannocchie

Attrezzi nella stalla



I zocàr



Cartina del 1888

 
 





 


Stampo per burro




Struttura del Foro Boario

Immagini del Foro Boario

Si scende nella Nevera

Macchina sgranapannocchie

Il fondo della Nevera






 




Roncola

Falcetto


Oggetti per l'allevamento del baco da seta




Macchina per tappare le bottiglie

La cupola della Nevera