martedì 26 agosto 2014

La giornata del pastore all'agriturismo Stella Orobica...

Ultimo weekend di luglio….sotto una pioggia incessante trascino Sabrina e Kiki in un’altra delle mie avventure !

E’ dallo scorso anno che vorrei realizzare questa “gita” fuoriporta, ma per svariati motivi solo ora riesco a farla. E’ sabato pomeriggio…attraversiamo la Valtellina, e alle porte di Sondrio giungiamo ad Albosaggia, località dove si trova l’agriturismo Stella Orobica. Ma perché decido di recarmi proprio in questo posto ?
Semplice: la particolarità dell’agriturismo è di organizzare la “giornata del pastore”. Ovverosia, nel loro alpeggio posto a 2000 metri sulle prealpi orobiche, ti danno la possibilità di vitto e alloggio, ma soprattutto di passare un weekend con loro aiutandoli nei mestieri agricoli.

Il ritrovo è quindi fissato alle ore 15.00 presso la sede dell’agriturismo posta in paese. Qui siamo accolti da Elisabeth, vera e propria padrona di casa, e da suo figlio minore, Giuliano. Dopo le presentazioni di rito, ci dà le prime informazioni. Dovremo attendere l’arrivo anche di altre persone che parteciperanno al weekend, poi con le proprie macchine ci recheremo a circa 1500 metri d’altezza, dove le lasceremo parcheggiate e faremo quindi l’ultimo tratto a piedi per raggiungere l’alpeggio.
Nel giro di una mezzora arrivano tutti i partecipanti: una coppia di simpatici ragazzi bergamaschi e sei ragazze della zona di Varese, che festeggiano un compleanno. Pronti, via: guidati da Elisabeth, con le macchine saliamo lunghi e ripidi pendii asfaltati, immersi in una bellissima vegetazione composta di soli castagni. La strada, davvero tortuosa, mette un poco in difficoltà il Pandino, tanto è vero che Elisabeth nutriva qualche perplessità che riuscissi a salire…ma alla fine se la cava egregiamente !

Dopo circa una ventina di minuti giungiamo allo spiazzo in erba del parcheggio, dove lasciamo le macchine. Ad accoglierci con due pick-up  troviamo Vincenzo e Matteo, i quali sono appositamente scesi dall’alpeggio per prendere i bagagli. L’alpeggio è quindi raggiungibile dalla carraia ciottolata che parte sotto i nostri piedi, oppure da una mulattiera che taglia perpendicolarmente il monte e sale vertiginosamente alle baite. Chiaramente non è obbligatorio salire a piedi, chi non ne fosse in grado oppure non se la sentisse, i posti per farsi dare uno strappo in jeep ci sono. Tutti siamo concordi comunque nel salire a piedi, nonostante stia piovendo a dirotto, solo Kiki preferisce andare in macchina (la solita scansafatiche !)…
Elisabeth ci dà un’ora e mezza per arrivare all’alpeggio, altrimenti verranno a cercarci… parole non propriamente incoraggianti...

Partono i pick-up, dove Kiki è salutata da tutto il gruppo, e noi ci apprestiamo alla faticata. La carraia si snoda su vari tornanti in maniera piuttosto dolce, non particolarmente impegnativa. L’andatura è tranquilla, si fa conoscenza con gli altri partecipanti, si ride e si scherza…poi arriviamo a incrociare la mulattiera, dove un cartello indica Stella Orobica: e qui Sabrina decide, solo per noi due, di raggiungere l’alpeggio da questa simil scorciatoia. Salutiamo gli altri, che proseguiranno sulla carraia, e ci incamminiamo in una bellissima pineta. Piano piano la salita si fa sempre più impegnativa: il fiato si fa corto, ma con passo comunque costante raggiungiamo un ampio pascolo, completamente ricoperto da escrementi. Inutile cercare di zigzagare tra questi ultimi, immancabilmente qualcuno lo calpesti, ma si sa, porta bene…
Al termine del pascolo, un cartello indica che per il lago della Casera (nostra meta finale) mancano circa 10 minuti. Questo ci dà la carica per affrontare lo strappo conclusivo, piuttosto duro. Superato il “muro” finale, un bellissimo laghetto azzurro si apre di fronte a noi. Sulla collinetta che lo domina, svettano le baite dell’alpeggio, adagiate su una conca naturale. Una voce ci chiama da lontano: è Kiki, che vedendoci arrivare, ci viene incontro. Bella fresca e riposata, ha atteso il nostro arrivo nella baita giocando a carte con Elisabeth…beata lei ! Noi invece, completamente inzuppati, troviamo un gradevole conforto nel calore del camino.

Come detto prima, le tre baite dell’alpeggio sono poste in un’ampia conca verde, riparate sul retro dalle pendici del Pizzo Meriggio e del Pizzo Campaggio, mentre di fronte si staglia l’imponente sagoma del monte Disgrazia.
La baita principale è adibita a sala da pranzo, cucina e bagno (in comune) al pianterreno, mentre al piano superiore vi è la camerata per dormire (si dorme tutti assieme). Esternamente, all’ingresso, una grande tettoia offre riparo a tavolate e panche, dove poter mangiare d’estate se la temperatura è gradevole. All’interno tre tavolate distinte si dispongono nella parte dedicata alla sala da pranzo, dove in un angolo si trova il camino, mentre sull’opposta parete si trova la cucina a vista. Una piccola scala di legno porta al piano superiore, nel sottotetto. Qui è la parte “dormitorio”: si trovano due letti matrimoniali e due singoli, mentre un’intera parete è occupata da letti a castello con struttura tutta in legno, davvero belli. Tutto è assolutamente spartano, scordatevi qualsiasi tipo di comfort…il cellulare prende poco e malamente, chiamare è un’impresa.

Una volta giunto tutto il gruppone, dopo aver preso possesso ognuno del proprio letto, Elisabeth ci spedisce subito a seguire la mungitura delle mucche: le indicazioni sono vaghe e semplici…”seguite il rumore del trattore che alimenta il carro mungitore, e vedrete che le troverete”….
Infatti, in lontananza un ronzio sommesso fa capire che c’è un motore: una leggera salita, che ci fa superare la baita dove è fatto il formaggio e il locale di stagionatura di formaggi e salumi, ci porta al retrostante pascolo, dove troviamo un Landini blu che alimenta un carro mungitore. Qui, i pastori si stanno dando da fare nel raggruppare le mucche e portarle alla mungitura. Veniamo accolti ancora da Vincenzo, ragazzo pugliese che passa le sue estati in quest’alpeggio, innamorato di questi monti e di questo lavoro. Per filo e per segno ci spiega come avviene la mungitura, e a uno per volta, ci fa provare a mungere manualmente. Legandoti in cinta il classico seggiolino a singola gamba per mungere (piuttosto impegnativo dal punti di vista dell’equilibrio), ti siedi a fianco dell’animale, e mentre con il pollice schiacci uno dei grossi capezzoli, con le rimanenti dita “strizzi” il tutto, facendo in modo che il latte fuoriesca dalla mammella e finisca nel secchio. L’operazione sembra semplice, ma in realtà ci vuole molta dimestichezza…piano piano, provando ripetutamente, qualche risultato lo otteniamo anche noi. Tra le più entusiaste sicuramente Kiki, che vuole provare più volte il tutto. Le mucche paiono comunque tranquille durante la mungitura: all’interno del carro, in ogni postazione di mungitura, è sempre presente una mangiatoia, in modo che loro possano trovare anche un “diversivo” durante l’operazione. Una volta che ogni mucca ha finito di essere munta, viene riportata nel recinto provvisorio (fatto con corde tese da un albero all’altro), e il suo posto viene preso da un altro animale. I pastori sono in sei: Vincenzo, Flavio (marito di Elisabeth), Dino, Luca, primogenito di Flavio ed Elisabeth, Matteo e un ragazzo giovanissimo, addirittura sedicenne. Nel frattempo anche Flavio, il cui copricapo e la barba bianca incutono simpatia, si prodiga di consigli verso noi cittadini, cercando di metterci a nostro agio. Lentamente i bidoni di latte si riempiono: Flavio ci dice che è ora di tornare alla baita, e ci dà appuntamento tra mezzora per fare il formaggio.

Riscendiamo quindi il sentiero, e giungiamo in baita, dove Elisabeth ha preparato pane e formaggio: inutile dire che il tutto viene ben presto finito dalla nostra voracità, e quindi Elisabeth ne prepara dell’altro. Intanto apprendiamo qualche informazione su di lei: proviene dalla Svizzera tedesca, dove il padre, originario di Albosaggia, si rifugiò durante la seconda guerra mondiale. Rientrati poi al paese natale di quest’ultimo, si è poi sposata con Flavio. Si occupa della sede dell’agriturismo posta in paese, cucinando e deliziando gli avventori, e durante i fine settimana si sposta in alpeggio per seguire i novelli pastori come noi.
Ma ecco che sull’uscio si presenta Flavio: suo figlio Luca ci aspetta per fare il formaggio. Elisabeth invece ci comunica che ci attenderà per la cena verso le 21.30. Nella baita appositamente dedicata, tre persone sono indaffarate alla lavorazione del formaggio. Vincenzo e Matteo versano il latte dai bidoni all’enorme pentolone in rame posto sul fuoco, dove Luca mescola prepotentemente il tutto, lanciando occhiate furtive al termometro immerso nel liquido, per verificarne la temperatura. Viene aggiunto il caglio, e poi dopo viene rotta la cagliata. Il deposito che andrà a finire sul fondo del pentolone sarà poi raccolto con un grosso panno, e poi messo nelle forme: questo sarà la futura forma di formaggio. Luca pare un ragazzo timido, ma poi prendendo confidenza, si apre regalandoci una miniera d’informazioni sulla produzione del formaggio e sulla sua preparazione scolastica e manuale. E’ giovane, ma studi e tanta gavetta l’hanno fatto diventare un provetto casaro…bravo, complimenti davvero !!!

Producono principalmente Bitto, Casera e ricotta. I primi due sono dei must valtellinesi, la terza invece è un piacevole di più che ultimamente ha molta richiesta nei negozi di alimentari a valle, anche perché è davvero buona. Fanno anche in minima parte del burro e della panna.
Intanto Vincenzo si dedica alla preparazione del latte per i vitellini: mette il tutto in più secchi dotati di una specie di poppatore, e ci spedisce a dargli da mangiare. I vitellini più giovani sono rinchiusi in piccoli box all’aperto. Appena vedono che ci avviciniamo con il latte, quasi impazziscono, muggendo e muovendosi all’impazzata: appena gli porgi la loro razione, succhiano il tutto avidamente, inondando di spruzzi anche il malcapitato “pastore”…sono simpatici e fanno davvero tenerezza. Ma non c’è tempo: sempre Vincenzo ci manda a sfamare i vitelli più grandi, posti nella parte più bassa della conca, chiusi in una staccionata di legno. Per loro l’alimentazione è diversa, latte con l’aggiunta di fieno. Anche loro avidamente mangiano tutto, rubandosi il posto l’uno con l’altro. Verremo poi a sapere che alcuni di loro saranno messi all’ingrasso per essere portati alla macellazione…peccato, ma d’altronde è la dura legge dell’allevamento del bestiame.

Verso le nove di sera rientriamo alla baita principale, dove ci asciughiamo dai continui scrosci d’acqua che ci accompagnano, e dopo una mezzoretta ci mettiamo a tavola: Elisabeth ha preparato lasagne per tutti, davvero fantastiche, oltre a formaggio, torte e frutta fresca. Alle dieci ci raggiungono Flavio e i suoi pastori. Flavio ci dice che la loro giornata tipo inizia alle 5.30 con la mungitura mattutina, si raccoglie il latte e si fa il formaggio. Nel frattempo si porta in un altro pascolo la mandria, e se si è vicini all’alpeggio si rientra a mangiare, altrimenti ci si accontenta di pane e formaggio. Alle 17.00 avviene la seconda mungitura, e ancora una volta si fa quindi il formaggio. Se tutto va bene rientrano quindi in baita verso le 22.00, se magari invece il pascolo è lontano, è facile anche che rientrino alle 23.00/23.30 a cena. E si che poi hanno anche una bella salitina da fare per andare a dormire, in quanto la loro baita / dormitorio è staccata e posta su un ripido pendio rispetto al resto dell’alpeggio. Inoltre Flavio ci racconta un po’ la sua storia: carpentiere da una vita (ha fatto un sacco di lavori all’aeroporto di Bergamo), ha subito poi il fascino e il richiamo delle sue montagne. Abituato fin da giovane a vivere sui pascoli con gli animali, ha cercato di tornare a vivere quella vita a contatto con la natura e le sue bellezze, una vita di grandi sacrifici ma che regala inaudite gioie, forse sconosciute ai cittadini come noi. Una vita d’altri tempi, ma soprattutto una vita essenziale, con pochi fronzoli , corredata dallo scorrere dei ritmi e tempi della natura. Non nego di rivedere la mia filosofia in quella di Flavio: tanto di cappello a lui che ha avuto il coraggio di rimettersi in gioco e vivere davvero come vuole e come sente. Per quanto riguarda me, mha…chissà…forse in un futuro prossimo farò anch’io un simile passo…
Ma torniamo a noi: tra uno scambio di battute e l’altro, risate e bicchieri di vino, la compagnia alla chetichella va a dormire. Sono tra gli ultimi a recarmi a letto, non prima di essermi goduto una parziale stupenda stellata, visto che le nuvole erano presenti anche quella notte e ricoprivano parte del cielo.

Mi reco quindi al piano superiore. Quasi tutti dormono, Kiki è ancora sveglia a leggere il suo bel libro, la saluto e mi metto a letto anch’io. Fa abbastanza fresco, e quindi mi copro ben bene. Sabrina dorme già da un pezzo nell’altra metà del letto matrimoniale. Il silenzio presente mi culla portandomi tra le braccia di Morfeo…
Ore 5.00 del mattino: sento del trambusto in cucina. E’ Vincenzo che sta preparando del caffè per i pastori. Infatti si sente poi il trattore che si avvia, il cui rumore si attenua sempre più allontanandosi. Scendo anch’io in cucina, e mi reco all’esterno. La giornata è ancora un poco nuvolosa, il Disgrazia è in parte coperto dalla neve. Torno a dormire ancora un poco…

Verso le 7.30 quasi tutti siamo svegli. Elisabeth ci ha preparato un’abbondante colazione: pane, marmellate, yoghurt, frutta, latte, caffè. Insomma una colazione degna di un hotel a cinque stelle, ma ben più rustica e buona !
Per il mattino siamo liberi di fare ciò che vogliamo. SI può sempre seguire il lavoro dei pastori oppure fare una passeggiata. Noi optiamo per la seconda, recandoci a un altro lago delle Zocche, sotto la cima del Pizzo Meriggio, su cui è posta un’enorme croce. Un’allegra comitiva di genitori e ragazzi ci incrocia proprio al laghetto, e la loro meta è proprio la cima del monte. Li ritroveremo poi a pranzo in baita.

Verso mezzogiorno riscendiamo all’alpeggio, dove Luca ci aspetta per fare la ricotta. Inutile dire che anche in questo caso si prodiga in mille spiegazioni, facendoci assaggiare anche il prodotto finito, davvero ottimo, ancora caldo. Ci fa vedere poi la baita di stagionatura del formaggio e dei salumi, dove è inutile dire che il profumo presente era squisito. Nel frattempo è ora di dar da mangiare ancora ai vitellini. Ripercorriamo quindi l’iter del pomeriggio precedente, sfamando i piccoli con il sorriso sulle labbra. Non facciamo in tempo a posare i secchi ed ecco che sull’uscio della baita principale riecheggia il richiamo di Elisabeth: è pronto da mangiare !
La passeggiata mattutina ci ha messo fame, e quindi ci rechiamo a pranzo. Nel frattempo molti passeggiatori hanno raggiunto l’alpeggio, e dividono con noi le prelibatezze di Elisabeth: polenta e grigliata di carne (fatte all’esterno da Flavio, che si conferma anche grande cuoco) ! Un buon bicchiere di vino accompagna il tutto, finendo ancora una volta con le magnifiche torte della padrona di casa. Finalmente il sole risplende in cielo, e ne approfittiamo per sdraiarci all’esterno per scaldarci un po’. L’aria rimane comunque frizzante, ma regala quel poco di adrenalina per evitare “l’abbiocco” post pranzo.

Chiacchieriamo anche con gli altri avventori del posto, scambiandoci informazioni su passeggiate in zona, e piano piano purtroppo arriva il momento di ridiscendere a valle. Vincenzo e Matteo caricano i bagagli sui pick-up, dove anche stavolta Kiki prenderà posto. Noi invece salutiamo calorosamente Elisabeth, Flavio e tutti i loro compari. Ci hanno regalato momenti davvero intensi, belli e ricchi di fascino e tradizioni. Grazie, non vi scorderemo facilmente…grazie davvero !
Ci incamminiamo lungo la mulattiera, ridiscendendo verso il lago della Casera: alle nostre spalle l’alpeggio sparisce inghiottito dal pascolo soprastante. Un pizzico di malinconia ci assale, ripensando al magnifico weekend passato, tra mucche, latte, polenta, saggezza contadini e risate.

La mulattiera è dura anche in discesa. Superiamo il campo minato delle “buascie”, ci addentriamo nella pineta e giungiamo alla macchina.
Lassù in alto, ora nascosta ai nostri occhi, un’altra vita è possibile. Dura, difficile, aspra e pesante, ma fatta di valori e parole ormai sconosciuti ai più.

Contenti di aver vissuto quest’esperienza, ci rituffiamo tra il traffico della bassa Valtellina, sperando di tornare a trovare Elisabeth e Flavio, magari con gli amici di sempre, sicuri che ci divertiremo e impareremo tante cose, diventando PASTORI PER UN GIORNO !!!

La vista dall'alpeggio verso la valle

La baita dove si mangia e si dorme...


 
 

 
Mucche al pascolo...

Il carro mungitore...


Ci si lega in vita lo sgabellino da mungitura ...

E si munge...


 
 









Un fulmine ha colpito questo pino...

 

Il laghetto Casera ai piedi dell'alpeggio

La zona notte...



Vitellini...


Si produce il formaggio...


Muretti a secco...


 



La stagionatura dei formaggi...



Invitanti salami...

Leo, il vero padrone del gregge...



 





L'alpeggio...



Focolare...


Si fa merenda...
 
Un enorme campanaccio...

Moka gigante...

L'abbondante colazione...

Il Monte Disgrazia...

Ul sciòcch per fare la legna...

Attrezzi per la lavorazione del formaggio...





 



La baita dei pastori...


Un bellissimo ceppo di funghi...



Ultimi lembi di neve...

 
A passeggio in pineta



Il laghetto delle Zocche...




L'ottenimento della ricotta...


Ricotta freschissima e ancora calda...

Polenta taragna...

Ozio dopo il pranzo...


Si ridiscende a valle...