domenica 29 novembre 2015

Kaiton Riesling Kuenhof e finferli...

Voglia di freschezza, mineralità, sapidità...

Con queste premesse scendo in cantina alla ricerca di un  vino che abbia queste caratteristiche.

In realtà ho già un'idea ben precisa: mi dirigo verso la zona dei bianchi dell'Alto Adige, e prelevo la bottiglia prescelta.

Riesling DOC Kaiton Sudtirol Eisacktaler
Annata 2013
Titolo alcolometrico 13,5 %
Produttore Peter Pliger - Kuenhof

Ci troviamo in Valle Isarco, infatti il vino è stato acquistato durante le nostre vacanze fatte a Bressanone nel 2015.
Zona rinomata per i suoi vini, oltre che per le bellezze paesaggistiche, ha nella miriade di piccole cantine e produttori il suo punto di forza, i quali producono alcune "chicche" di alto livello.
Tra questi rientra sicuramente il Riesling di Peter Pliger, prodotto nel podere Kuenhof assieme ad altri vitigni come Sylvaner, Veltiner e Gewürztraminer.

Mentre risalgo i vecchi scalini in pietra della cantina, i ricordi delle ferie altoatesine ritornano alla mente: le passeggiate nelle malghe, le visite ai vecchi e caratteristici borghi locali, l'ottima gastronomia, la cordialità della gente e tante altre belle cose nostalgicamente mi proiettano a quei bei giorni, rovinati solo dalle incessanti piogge di quella strana estate del 2014.
Allo stesso tempo però la curiosità di assaggiare questo vino è tanta, per questo motivo aumento il passo e in religioso silenzio mi appresto a degustarlo.

Tappo a vite ed etichetta sobria, seriosa, caratterizzano l'aspetto visivo della bottiglia.


Versato nel bicchiere, si rivela di un colore giallo paglierino lucente.


Da questo momento in poi si apre a ventaglio un'esplosione di profumi: lime, pompelmo rosa, note citrine e di albicocca sorreggono le note fruttate di questo Riesling. A ruota trovo sentori erbacei di fieno, fiori bianchi, che fanno immaginare i grandi prati di quelle montagne dove i contadini eseguono lo sfalcio delle erbe da immagazzinare per il periodo invernale come alimento per gli animali.
E infine ecco i caratteristici tratti minerali di questo vitigno: pietra focaia, gesso, note saline e qualche punta di idrocarburi arricchiscono il già ampio carnet olfattivo.

In bocca è di un piacere "godurioso": una delicata morbidezza si contrappone a grande freschezza e a una filante acidità, sorrette da una materia davvero rotonda, piena, importante. L'intrigante e persistente sapidità finale è la ciliegina sulla torta che porta a una grandissima bevibilità, facendo venir voglia davvero di finire la bottiglia in un baleno.

Ma un simile vino è degno di essere accompagnato a qualcosa di particolare, di aromatico: e cosa c'è di più aromatico di un bel cesto di finferli freschi raccolti in giornata ?

L'inverno è alle porte, la stagione dei funghi sta piano piano scemando. Decido quindi di fare un ultimo giro nei miei adorati boschi, dove mi ritrovo in simbiosi con la natura, lontano dallo stress quotidiano e dai rumori della città.
Un'aria frizzante mi sferza la faccia, il freddo del mattino è pungente, le piante sono quasi spoglie: ai miei piedi un enorme tappeto di foglie si stende in maniera uniforme, che scricchiola al mio passaggio in maniera quasi sinistra. L'obiettivo di giornata è trovare qualche bell'esemplare di Tricholoma Portentosum, uno dei funghi più pregiati delle nostre zone.
Ma le lunghe e strette valli dove negli anni passati li avevo sempre trovati, si rivelano per nulla redditizie, regalandomi solo qualche esemplare di Badius.
Decido quindi di attraversare il pianoro della "macchina bruciata" (definito così da me in quanto agli inizi degli anni '80 qui si trovava la carcassa di un'auto data alle fiamme, che non ho mai capito come fece ad arrivare in quel posto impervio) e di dirigermi verso la zona dello stagno. Mentre risalgo un leggero costone, a pochi metri da me qualcosa prende il volo. Un enorme gufo reale di colore grigiastro, spaventato dal mio rumore, si è staccato da terra per appollaiarsi in cima a un abete. Probabilmente l'ho disturbato durante un pranzetto a terra a base di qualche topolino o similare, interrompendolo sul più bello. E forse è talmente spaventato che non mi lascia il tempo di fotografarlo, in quanto subito si stacca dall'albero per volare via. In tutti questi anni non mi era mai capitato di fare un simile incontro,  e seppur sia stato fugace, mi stava ripagando della mancanza di ritrovamenti micologici.
Ma come sempre, quando si parla di funghi, mai dire mai ! Giungo alla riva dello stagno, e qui una distesa di finferli (Cantharellus Lutescens) appare ai miei occhi. Poggio bastone e cestino, tiro il fiato, squadro tutta la zona in cui vedo i finferli, e mi metto a raccoglierli felice come un bambino cui hanno regalato il gioco tanto desiderato.
Ci metto una buona mezzoretta a raccoglierli tutti, il finferlo è uno dei funghi più "noiosi" da prendere perché l'esile gambo e l'innumerevole quantità trovata non rendono agevole l'operazione.
Ma a queste cose non si bada, sapendo che poi si viene ripagati a tavola !

Torniamo quindi alla serata iniziale: il nostro Riesling è stappato, i finferli sono puliti, si tratta quindi solo di farli "sposare" a dovere. A volte in queste occasioni servono piatti semplici, quindi opto per delle classiche tagliatelle fresche (acquistate dal panettiere di fiducia che le fa tutti i giorni) con sugo rosso ai finferli.
Nel giro di 20 - 25 minuti è tutto pronto: tagliatelle, funghi e Riesling sono in tavola.


La porosità e morbidezza della pasta amalgama in maniera eccellente in sugo, i finferli sono delicati e carnosi, ma soprattutto la loro esplosiva aromaticità si sposa in maniera eccelsa con quella del vino, creando un connubio perfetto con la freschezza e sapidità del nostro Riesling.

Un ottimo abbinamento che consiglio a tutti, ma soprattutto cercate di reperire qualche bottiglia di questo vino e in generale tutta la linea dei vini di Peter Pliger: non ve ne pentirete...

martedì 11 agosto 2015

I cortili in festa di Rezzago...

Rezzago, un piccolo paesino della Valassina, nel triangolo lariano...

Posto alle spalle del monte Cornizzolo, che domina la vallata, immerso nel verde appena oltre Canzo, richiama vita e tradizioni d'altri tempi.

E' da qualche anno, che quando posso, non manco di partecipare alla rassegna dei "Cortili in festa" che viene organizzata dalla proloco locale.

Cortili che s'incontrano e si scoprono tra gli snodi in salita delle viuzze del paese, tra case che s'intersecano fra loro creando un unico nucleo abitativo, dove si respira un antico passato, fatto di lavori, gesti e persone ormai scomparsi, ma che rivivono da qualche decennio in questa manifestazione giunta alla sedicesima edizione.
Un profumo di legna che arde sul camino, classica dei paesi posti nella fascia prealpina e alpina ti accoglie e avvolge all'arrivo, preannunciando le sorprese che ti aspettano.
Sabrina e io percheggiamo così la moto nel piccolo campo sportivo, adibito a parcheggio, e iniziamo a inerpicarci in paese.
Volte ad arco, stretti vicoli e un vociare allegro e scanzonato ti seguono passo passo durante la visita. La piccola ma efficiente proloco di Rezzago ogni anno riesce a superarsi, facendo aprire e scoprire cortili privati che raccontano tempi lontani. In ogni cortile, oltre a trovare locali lasciati perfettamente intatti come cento e passa anni fa, si trova un piccolo mercatino di oggettistica, dove il visitatore può trovare interessanti pezzi di artigianato locale.
Passiamo così dalla Cà dal Diunis e da la Caterina, dove troviamo produttori di miele e vini, e dove non possiamo esimerci da squisiti assaggi e acquisti (fantastica la marmellata di sambuco), per poi arrivare alla Stala di Nost Vecc e nella Curt del Mancen. Vecchie case a ringhiera su più piani si aprono su queste piccole e incantate corti.

Arriviamo alla Cà du la Laura, dove assaggiamo degli ottimi formaggi artigianali, e superato un piccolo vicolo, giungiamo alla Curt del Milan, dove troviamo oggetti dipinti a mano, ricami e conserve (ottimo il sorbetto ai mirtilli). La stradina ci conduce alla Curt di Busnitt: miele, libri della tradizione contadina delle valli comasche (che chiaramente acquisto), e soprattutto l'incontro con il Belasett, notissimo produttore di cesti e gerle di Barni, m'incuriosiscono davvero. Il Belasett è uomo d'altri tempi, alla mano, simpaticissimo ed è un piacere vederlo lavorare. Con gesti veloci, sapienti, di chi sa come eseguire il proprio lavoro, impaglia cesti, gerle e cavagne di tutti i tipi, davvero stupendi, tramandando un lavoro ormai scomparso. Sentirlo parlare e spiegare anche ai bambini il suo lavoro, ci porta indietro nel tempo, dove una volta simili oggetti erano indispensabili per i contadini di una volta.
Ed altrettanto bravo e simpatico è un artigiano che lavora a mano pelle e cuoio, facendo borse e cappelli fantastici. Infatti Sabrina acquista una bellissima borsa di cuoio colore rossastro, e io mi pento, con il senno di poi, di non aver acquistato un bel "cappellaccio" tipo cowboy, in quanto davvero belli. Sempre nella Curt di Busnitt, mi si ripresenta un mio "vecchio amico": ul ragell.

Ul ragell è una specie di vin brulè tipico del triangolo lariano (soprattutto di Bellagio), che ho avuto il piacere di assaggiare già in altre occasioni.
Come si ottiene ?
Nel paiolo in rame da cui si è terminato di mangiare "ul tòc" (famosa polenta locale eseguita con l'aggiunta di burro e formaggio, cui dedicherò prossimamente un apposito articolo), si mette vino rosso, frutta (solitamente mele tagliate a fette), cannella, noce moscata, chiodi di garofano, zucchero, scorza di limone e arancia. Viene rimesso il paiolo sul fuoco e grazie al calore della fiamma, l'alcool evapora e s'incendia. A questo punto ul ragell è pronto: messo nei bicchieri grazie a un mestolo, viene distribuito agli astanti, che godranno della sua bontà.

Ma torniamo ai nostri cortili. Risaliamo tra gli stretti vicoli, dove arriviamo alla Curt del Scighera, dove troviamo un locale dove pare che il tempo si sia fermato, con il vecchio camino, stoviglie e oggetti vecchissimi: uno spaccato della civiltà contadina e prealpina locale ! Salutiamo la padrona di casa, una delle figlie del Scighera, che ci offre una deliziosa torta di pane, e voltandoci troviamo una persona che sta eseguendo un lavoro ormai scomparso: la raddrizzatura della lama di un fulcett (piccola falce). Un ceppo di legno in cui è conficcato il "chiodo" di battuta, permette l'appoggio a esso della lama della falce, che viene mossa sapientemente dalle mani del fabbro e che viene picchiettata con un apposito martello, riportando in asse la lama. Sono strumenti che conosco bene, in quanto li possiedo anch'io, ma è uno spettacolo, soprattutto per me che amo questi vecchi lavori, vederli usare con tale maestria...

Il giro continua, troviamo la stalla con gli asinelli, la Curt dul Farée, dove trova spazio una piccola fattoria didattica e laboratori per bambini, altre corti addobbate con attrezzi contadini ormai introvabili, allegri suonatori di fisarmonica, e tra gli altri, il gruppo folcloristico "I contadini della Brianza".

Questo famosissimo gruppo, proveniente da Albavilla, ha lo scopo di far rivivere alle generazioni odierne lavori, dialetti e tradizioni della storia lombarda ormai scomparsi, tenendo in vita le nostre radici. Ho il piacere di conoscere anche la loro "guida spirituale", la famosissima Mariuccia, simpaticissima e davvero in forma alla faccia della sua età (che non si dice nel caso di una donna)...sarebbe bello poterli portare qualche volta anche a Gerenzano...!

Fontane, lavatoi nascosti, la vecchia Butega dul Barbée (aperta per l'occasione e intatta come tanti anni fa), scalinate e verdi distese di castagni si snodano intorno a noi. L'atmosfera di festa coinvolge e ci coinvolge, assistiamo a una splendida rappresentazione a tre voci della Montanara, davvero toccante, assaggiamo squisiti dolci e scambiamo chiacchiere con gente conosciuta al momento.

La magia di Rezzago, dei suoi cortili e della sua gente è difficile da raccontare, ma sicuramente vale la pena di conoscerla e viverla anche solo per qualche ora.
Per questo vi consiglio di non perdere assolutamente la prossima edizione dei "Cortili in festa" !

Arrivederci mia dolce e cara Rezzago...

Di seguito potete trovare alcune foto scattate durante la manifestazione.

Vicoli e scalinate di Rezzago














Gerle e cesti del Belasett





Il Belasett
Ul ragell


L'artigiano che lavora la pelle




Antichi locali





Fisarmonicisti...










Sabri con la nuova borsa...

Si fanno zoccoli in legno su misura...


Asinelli...










Una delle figlie del Scighera...


Si raddrizza ul falcett...





Si lavora al tombolo...





La mostra sulla prima guerra mondiale









Si canta la Montanara...
I Contadini della Brianza...


Sabri in versione coniglietta...


















La Butega del Barbée