giovedì 14 novembre 2013

Visita alla Branca, dove nasce il Fernet...

Una strada di Milano percorsa tante volte per andare verso le mete della mia gioventù (discoteche e pub dei tempi che furono) mi ha regalato la scorsa settimana una bellissima serata...la visita alla Branca, storica azienda milanese che produce il Fernet (oltre a tanti altri liquori e distillati).
Posta in zona Bovisa, in tutti questi anni mi ha sempre incuriosito...l'enorme scritta Branca spicca sui muri ormai ingrigiti dallo smog, che altrimenti sarebbero piuttosto anonimi, nascondendo una storia ormai più che centenaria.

Ma facciamo un passo indietro: Sabrina, grazie alle sue tante amicizie, viene a sapere che c'è la possibilità di fare una visita serale al museo e alla fabbrica. Ok, non ha neanche bisogno di chiedermelo, prenota subito senza tanti problemi e via...martedì, ore 20.45, ci presentiamo all'ingresso della Branca.
La portineria, come l'intero edificio, pare ferma a un secolo fa. Tutto è rimasto identico, le spesse porte d'ingresso di legno con ampi vetri ci portano all'interno della Branca: un gentile custode ci indirizza presso l'attigua sala d'attesa, una piccola stanza dove sono esposte alcune bottiglie di Fernet e poster pubblicitari molto vecchi.
Siamo i primi, ma nel giro di qualche minuto arriveranno circa una ventina di persone (tra cui anche alcuni argentini, poi capirò il motivo della loro presenza)...è il gruppo con cui condivideremo la visita.
Protagonista indiscusso della serata è Marco Ponzano, simpaticissimo e istrionico direttore del museo...con molta affabilità ci mette subito a nostro agio, iniziando a guidarci lungo il percorso che si snoda nei locali dell'azienda.
Un'ampia scalinata ci porta al piano superiore, dove inizia la parte museale. Marco introduce brevemente la storia dell'azienda, fondata nel lontano 1845 da Bernardino Branca, a cui si sono poi succeduti i suoi eredi. Attualmente si è arrivati alla quinta generazione di questa famiglia alla guida del gruppo...Marco tiene a precisare che è esclusivamente di proprietà loro, non vi è alcuna partecipazione di banche o investitori esteri, e questo sinceramente fa piacere, visto che ormai il nostro compartimento industriale è continuamente bistrattato da queste categorie...
Inoltre ci racconta che il primo nucleo della fabbrica si trovava in zona Corso Como - Porta Garibaldi, dove ora sono stati costruiti gli altissimi e moderni grattacieli di ultima generazione. Poi però la famiglia decise di spostarsi in periferia, per costruire uno stabilimento più moderno (anno 1908). Scelse quindi la zona della Bovisa, oltre la quale, a quel tempo, vi era solo campagna. Sorrido fra me stesso, pensando che ormai oggi la Bovisa fa parte integrante della città, e che le campagne in quel luogo sono ormai un lontano ricordo...
Marco ci regala altre informazioni: fino a metà anni '50, in Branca vi lavoravano circa 900 persone, creando una sorta di piccola città nella città. Poi con l'avvento dell'automazione, il personale si è sempre più ridotto, fino ad arrivare alle 100 persone odierne, di cui 40 in produzione. Basti pensare che una sola persona oggi, con l'ausilio dei sistemi informatici, riesce a controllare l'intera produzione del Caffè Borghetti, altro loro storico marchio.
Attualmente esistono 2 siti produttivi: Milano e Buenos Aires. Quest'ultimo commercializza fino a 40 milioni di bottiglie di Fernet, facendone una tra le "bevande" più apprezzate in Sudamerica. Da qui l'adorazione degli argentini per il Fernet. Mentre noi lo preferiamo come digestivo, loro lo bevono principalmente come aperitivo, poichè alcune delle spezie presenti hanno la capacità di dilatare lo stomaco, preparandolo quindi ad accogliere il cibo. Gli argentini presenti, oltre che a confermare il tutto, ci dicono che è ideale berlo prima di un asado, famosa carne grigliata locale !

Perchè l'idea del museo ? In realtà è molto semplice...la famiglia circa 10 anni fa ha deciso di raccogliere cimeli e documenti  che potessero raccontare la loro esistenza centenaria...una collezione che va a raccontare lo sviluppo industriale, culturale e sociale da fine '800 al giorno d'oggi, facendo rivivere al visitatore pagine storiche del passato e del presente.
Percorriamo quindi lentamente il lungo corridoio alle cui pareti sono appesi i ritratti del fondatore e della sua famiglia per arrivare a una spaziosa sala dove inizia l'esposizione di vecchi attrezzi da lavoro in uso nella fabbrica. Un enorme mortaio di rame, con relativo ferro per polverizzare le spezie, fa bella mostra di sé. Sulla sua circonferenza vi è un ampio segno di deformazione, causato dall'appoggio del braccio dell'operaio che rimestava le spezie...m'immagino la fatica che si doveva fare a eseguire quel lavoro !
Quel segno ha alimentato nel corso degli anni la leggenda del nome Fernet: essendo un punto d'appoggio, era sempre lustro...da qui fu ribattezzato "ul fer net", e quindi venne dato questo nome al liquore. In realtà, seppur bella e simpatica questa leggenda, soprattutto per me che sono amante del dialetto, non è vera. Il nome Fernet deriva dal cognome del socio d'affari svedese di Bernardino Branca...a lui si deve questo nomignolo particolare !

Alambicchi, bilance, piccoli e vecchi gadget ci immergono in un'atmosfera da proibizionismo americano anni '20...ma ecco che piano piano intensissimi profumi pervadono l'aria: dietro a noi un'enorme botte è stata trasformata in un portaspezie...ne raccoglie ben 22, che non sono poi tutte quelle necessarie alla produzione del Fernet, perché in realtà sono in totale 27. Cinque di esse rimangono sconosciute...sono quelle che concorrono alla composizione della ricetta segreta del Fernet ! Queste cinque spezie sono ancora oggi segretamente dosate dall'ultimo discendente di famiglia in un apposito stanzino a cui ha accesso solo lui !
Mirra, china, aloe, rabarbaro, zafferano, cannella, liquirizia e tante altre spezie quasi sconosciute inebriano l'olfatto e colorano sgargiantemente l'enorme botte...hanno le forme più svariate, alcune sembrano cipollotti, altre sono radici, altre ancora sono di forma indefinita...davvero un bellissimo e particolare spettacolo, non avendo tutti i giorni l'occasione di vederle...
Proseguiamo nel corridoio...vecchi calendari sono appesi alle pareti, libri paga anni '30 ci porgono nomi, cognomi e stipendi dell'epoca, recipienti di ogni forma e tipo scorrono davanti a noi sul lato opposto...si arriva poi in una particolare zona del museo, dove sono stati ricreati vecchi ambienti della fabbrica.
Un ufficio del personale anni '40 ci fa vedere arredamenti e oggetti dell'epoca, con la peculiarità di avere la sedia della persona a colloquio con il responsabile non di fronte a quest'ultimo ma di lato, forma riverenziale in uso a quei tempi, soprattutto anche per accentuare la differente posizione gerarchica.
Qualche metro più in là si trova il laboratorio chimico dove venivano assemblate le spezie, ricavandone la ricetta segreta del Fernet...
Si succede poi il laboratorio sartoriale. La fabbrica aveva al suo interno una piccola sartoria, che provvedeva a fornire giacche o tute da lavoro fatte su misura per ogni dipendente. Questi indumenti si distinguevano l'uno dall'altra in base al colore, il quale identificava l'appartenenza a uno specifico reparto.
Ultimo ambiente ricreato è quello della falegnameria. Questa era di rilevante importanza in azienda, perché provvedeva alla creazione e al mantenimento delle botti. Oggi sono presenti due maestri bottai, mentre nel passato si arrivava a contarne fino a quindici.

Arriviamo poi alla saletta dove sono esposte le bottiglie, in svariati formati, di tutti i distillati e liquori appartenenti alla Branca: Fernet, Punt e Mes, Carpano, Caffè Borghetti, Grappa Candolini e altri ancora sono tra i nomi rientranti nel gruppo. Ma la cosa che colpisce di più è l'armadio posto al loro fianco: enorme con ampie vetrate, voluto personalmente dalla famiglia, espone centinaia e centinaia di falsi Fernet, provenienti da tutto il mondo ! E' come un monito, molti possono farlo, ma solo uno riesce ad avere successo, che è l'originale ! Segno anche che, con tutte queste imitazioni, il prodotto funziona !

Superiamo l'armadio dei "falsi" e giungiamo alla zona bar, dove ci viene offerto da bere. Si può scegliere cosa bere tra tutte le etichette della Branca...personalmente scelgo il brandy Magnamater che è stato commercializzato in occasione dei 120 anni della botte madre, e devo dire che era veramente buono !
Lasciando alle spalle il bar, una bellissima Balilla sponsorizzata Fernet fa bella mostra di sé, divenendo soggetto fotografico da parte di tutti i presenti.

Dopo la pausa "beverina", è il momento di visitare la fabbrica vera e propria. Superiamo un portone ed entriamo nel magazzino delle spezie. Che dire, sembrava di essere chiusi in una bottiglia di Fernet, talmente era forte il profumo di tutti i sacchi di spezie accatastati ! In un angolo vediamo anche il famoso stanzino con i vetri oscurati dove il signor Branca in persona prepara la ricetta con le cinque spezie segrete...quasi quasi potrei rubargli il segreto (chiaramente si scherza) !
Da qui passiamo al reparto dove viene preparato il Caffè Borghetti: grosse macine accolgono i chicchi di caffè per trasformarli in polvere molto fine...da qui il tutto è trasportato in enormi caffettiere che trasformano il caffè in sostanza liquida, per poi essere immagazzinata in tini d'acciaio. Dopo qualche giorno di sosta, il caffè è pronto per essere imbottigliato nei classici "barattolini" di plastica o in bottigliette di varie capacità.

E poi ecco la sorpresa: in un locale attiguo, c'è lei, la "botte madre". Diametro da 6 metri, lunghezza anche lei 6 metri, è immensa: nella mia vita da sommelier, pur avendo visitato svariate cantine, non avevo mai visto una botte così grande. Fatta con rovere di Slavonia, ha una capacità di circa 84.000 litri, davvero impressionante. Marco ci dice che è la botte più grande d'Europa, e non fatico a credergli. Data la sua età, risulta però avere necessità di molta manutenzione, ed è qui che entrano quindi in gioco i maestri bottai, eseguendo le riparazioni del caso. Che dire, siamo davanti ad uno spettacolo maestoso e "mostruoso". Spettacolo che si trasforma e offre un brandy "centenario": infatti la botte rimane sempre piena almeno per 1/3, quindi al suo interno si trova anche il brandy con cui è partita la produzione nel secolo scorso !

Dalla sala della "botte madre", tramite una ripida scala a chiocciola, scendiamo nelle cantine: mai e poi mai avrei pensato che nei sotterranei di Milano avrei potuto trovare centinaia di botti e tini dove brandy, grappa e Fernet riposano in attesa di essere commercializzati.
Altissimi, con la classica lavagnetta riportante scritto di gesso la data di preparazione, travaso e capacità, emanano piacevoli profumi di distillato. Le poche fioche luci presenti nelle cantine in realtà non fanno capire la vastità dei locali, ma basta avere un po' di coraggio, addentrarsi nel buio dietro una fila di botti per scoprire altre infinite file di recipienti ! Davvero impressionante !

Arriviamo così alla fine del nostro percorso. Le immense scale ci riportano all'ingresso della portineria, dove Marco ci congeda calorosamente...davvero un gran personaggio (ha curato anche la ristrutturazione della Torre Branca e si occupa della gestione del Just Cavalli Cafè, il bar ai piedi della torre). Ci voltiamo un'ultima volta a guardare le vetrate che danno verso il cortile della fabbrica, a quell'ora deserto e completamente fradicio d'acqua (un temporale si sta abbattendo su Milano). Le infrastrutture "retrò", sotto la pioggia, assumono un aspetto malinconico, quasi di abbandono...ma è solo apparenza...fortunatamente, sin dal mattino dopo, il nostro Fernet riprenderà a essere prodotto a pieno regime, regalandoci un'eccellenza italiana di cui essere fieri !

Usciamo, la Bovisa è deserta e silenziosa...sembra quasi di ritornare al 1908, dove qui era tutta campagna...ma basta che scatti il verde del semaforo dietro l'angolo per vederci sfrecciare davanti a tutto gas una fila di macchine rombanti...no, mi sono sbagliato...anno 2013, semicentro di Milano...le cose in cent'anni sono davvero cambiate !

Di seguito alcune foto scattate durante la visita, mentre in fondo troverete la ricetta del Fernandito, cocktail semplicissimo a base di Fernet e Coca Cola che impazza in Argentina !

La vetrinetta in sala d'attesa

Vecchie pubblicità



I capostipiti della dinastia Branca



Il vecchio timbra - cartellini

Un'antica pesa






La botte delle spezie




Il grosso mortaio chiamato "fer net"



Calendario del 1893


Il lungo corridoio del museo

Libro paga anni '30

Ufficio personale



Laboratorio chimico



La sartoria

Stemma Branca sulla giacca

Falegnameria



Maestri bottai


L'armadio dei falsi

L'originale


Altri falsi

La vecchia Balilla

Il bancone del bar

Questa poster lo voglio...bellissimo per me che sono un fungiatt !



Un'aquila fatta di mignon di Fernet



Il magazzino delle spezie

Lo stanzino dove Branca in persona aggiunge le 5 spezie segrete !

Reparto di produzione del Caffè Borghetti

Un'enorme caffettiera



A sinistra, sulle scale, Marco Ponzano, il nostro cicerone


Stock di bottiglie

La "botte madre"






La cantina del brandy






Si entra nella cantina del Fernet




L'immensa tromba delle scale


Il cortile interno

La ricetta del Fernandito

Questo cocktail è davvero di facile preparazione: come ci ha spiegato Marco Ponzano, si versa un dito di Fernet nel bicchiere, e poi Coca Cola a piacere, aggiungendo cubetti di ghiaccio (il tutto è anche ben pubblicizzato sul relativo sito, facendoci capire che dietro l'operazione Fernandito vi è anche una buona dose di marketing). Le dosi esatte dovrebbero essere 1/5 di Fernet e 4/5 di Cola, perlomeno queste sono le dosi italiane, mentre per gli argentini vale l'esatto contrario !

Ecco il Fernandito da me preparato a casa...

Bottiglia nuova di zecca di Fernet, nel suo elegante astuccio...


Arriva l'altro ingrediente del cocktail, la Coca Cola...


Versiamo circa 1 dito di Fernet nel bicchiere...


E aggiungiamo la Coca Cola...



Qualche cubetto di ghiaccio, una piccola "shakerata", che forma una bella e abbondante schiuma...ed ecco che il Fernandito è pronto !



Non resta che berlo, e vi assicuro che è davvero ottimo !