domenica 11 febbraio 2024

I granai verticali del Marchese Federico Fagnani...

Il Marchese Federico Fagnani (1775 - 1840) è stato l'ultimo possidente dell'omonima famiglia del feudo di Gerenzano, fino alla sua morte.

Il Marchese era considerato un innovatore nel campo agricolo, all'epoca era famosa la sua bigattaia sperimentale che era presente nella sua cascina della frazione Fagnana (cascina tuttora esistente) - nota: per chi non lo sapesse, la bigattaia era un locale dedicato all'allevamento dei bachi da seta, la bachicoltura rimase in voga fino agli anni '50 circa del secolo scorso.

Recentemente ho avuto occasione di leggere il libro "Il costruttore - Trattato pratico delle costruzioni civili, industriali e pubbliche delle arti e industrie attinenti", stampato nel 1899 dalla Casa Editrice Dottor Francesco Vallardi di Milano, e vi ho trovato un curioso riferimento al Marchese. In un articolo di un famoso ingegnere civile nonché agronomo dell'epoca, Antonio Cantalupi, vengono tessute le lodi al Marchese perché da molti anni, in Gerenzano, aveva adottato l'utilizzo di granai verticali (nota: il Marchese era in realtà morto da circa 60 anni).

Questi granai verticali avevano il vantaggio di essere costruzioni economiche che potevano essere costruite in qualsiasi locale, e di poter sfruttare buona parte dell'ambiente anche per altri scopi, oltre che per quello di essere un granaio. Inoltre, impedivano il riscaldamento prodotto dall'umidità presente nel grano, ed a evitare che gli animali "granivori" avessero possibilità di accesso al grano.

Nel libro è ben descritto come erano costruiti i granai verticali tipo quelli del Marchese, e quindi mi sono dilettato nel ricostruirli tridimensionalmente.

I GRANAI VERTICALI DEL MARCHESE FAGNANI IN GERENZANO

Vista assonometrica frontale del granaio


Vista assonometrica laterale del granaio



Vista frontale del granaio


Sezione frontale del granaio (è stato tolto il tetto per miglior visibilità dell'interno)


Sezione laterale del granaio (è stato tolto il tetto per miglior visibilità dell'interno)


COSTRUZIONE, PLANIMETRIA E FUNZIONALITA' DEL GRANAIO

Sezione in pianta
All'interno del locale prescelto per la costruzione dei granai verticali, si costruiscono delle camere di contenimento del grano di forma quadrata avente un lato di 1,2 m. Queste celle sono divise tra di loro da muri di mattoni di spessore 0,2 m.
Le celle per il contenimento del grano sono alte 6 metri, e vengono caricate dall'alto accedendo al soppalco superiore tramite una scala.
All'interno delle celle vi è un camino di ferro di sezione 0,25 x 0,25 m lungo tutta l'altezza della cella. Questo camino serve per la ventilazione (lo vedremo nel dettaglio nell'immagine seguente). Il camino è fissato alle pareti laterali con tiranti di ferro.



Sezione frontale
Come detto sopra, le celle dei granai sono alte 6 metri. A 0,3 m da terra, in ogni cella vi è una robusta impalcatura spessa 0,2 m, e nel suo centro si lascia un foro quadro di lato 0,25 m per il passaggio dell'aria proveniente dall'alto del camino.
La ventilazione all'interno delle celle è quindi assicurata dall'aria passante nel camino (vedere a destra nell'immagine con le frecce di direzione dell'aria).
Possiamo però notare che il grano non viene mai in contatto con l'aria, in quanto il camino fa da separatore tra aria e grano, e sopra la cella è chiusa da un'imposta a ribalta che permette il carico del grano nella cella, ma chiude il contatto anche sopra tra aria e grano.
E' importante quindi che il grano immagazzinato nelle celle sia assolutamente secco, altrimenti potrebbe ammuffire ed acquistare cattivo odore per la mancanza di ventilazione, riscaldandosi. Il Cantalupi, a margine, indica però che i granai verticali non erano adatti per la conservazione del melgone (il granoturco).



Sezione frontale per fori uscita e raccolta grano
Nella parte inferiore del pozzo, per ogni cella è presente un foro quadro di lato 0,3 m che permette la fuoriuscita del grano all'occorrenza, mentre sopra si possono vedere le imposte a ribalta, che permettono di caricare il grano dall'alto. Queste imposte, al loro centro, avevano un foro quadro della stessa larghezza del camino, in quanto doveva permettere il passaggio di aria all'interno del camino.


Le aperture inferiori erano chiuse con degli sportelli scorsoi. Se lo sportello si alzava verso l'alto, il grano usciva, se era posizionato in basso il foro era chiuso e non permetteva la fuoriuscita del grano.
Nell'immagine sotto, potete vedere gli sportelli scorsoi. Quello spostato verso l'alto, sta permettendo l'uscita del grano, che sta cadendo sul pavimento. Di fianco, c'è un sacco già riempito.



Bene, abbiamo visto che quindi il Marchese Federico Fagnani fu un innovatore anche sotto il punto di vista delle costruzioni agrarie.
Ma, la domanda sorge spontanea: dove erano posizionati questi granai verticali del Marchese?
Il libro sopracitato indica che li aveva fatti costruire nel suo podere di Gerenzano. In un primo momento ero scettico su questa indicazione. Immaginavo più che altro che potessero essere presenti nella sua cascina della Fagnana, dove già c'era la bigattaia.
Ma un altro libro indica la presenza dei granai proprio a Gerenzano: la "Guida ballografo-umoristica de tanti sit e paes che se ved e passa via stand in tranvaj da Milan a Saronn, Mozzaa e Tradaa", scritta nel 1879 ma edita nel 1881. L'autore è anonimo, si firma "N.N. che'l temperava i penn". Nota a margine: il tramway che passava anche nel nostro paese, sarà oggetto di un futuro articolo (ho già recuperato alcune informazioni presso l'archivio storico delle FNM).
Si tratta di una guida nella quale l'autore descrive, anche in modo goliardico, tutti i paesi che venivano attraversati dal tramway Milano - Tradate, che correva una volta lungo la Varesina.
L'autore descrive quindi anche Gerenzano, nello specifico indicando quanto segue per i granai:

"De original e bell sto paes ch'è chi,
Se pò dì ch'el presenta nient de dì:
Gh'è però in Ca Fagnana, Canzi adess,
I Torr granee per el forment faa espress
Sessant'ann fà già dal marches Fagnan"

Quindi anche qui abbiamo la conferma che fossero a Gerenzano, vengono indicati in casa Fagnani (ipotizzo si intenda Palazzo Fagnani), dove a quell'epoca risiedeva Luigi Canzi, proprietario di Gerenzano una trentina d'anni dopo il Fagnani. E i granai erano quindi ancora presenti nel 1879!

Nel cortile di Palazzo Fagnani, sede della Cooperativa Scelag (all'incrocio tra via Fagnani e via Duca degli Abruzzi) vi è un'immagine che esplica la planimetria di come doveva essere una volta Palazzo Fagnani, la vedete qui sotto (mi sono permesso di fare una foto):


A sinistra c'erano le stalle, a destra l'abitazione del Marchese, poi giardino, cappella, etc.
Non abbiamo un riferimento sull'eventuale presenza di granai verticali.


Sopra, la stessa immagine ma odierna.

Ma se analizzo la frase della guida del tramway, "I Torr granee per el forment", trovo la parola Torre, in realtà è al plurale Torri, che mi fa propendere per la seguente ipotesi:
in un vecchio articolo di inizio 2000, Pierangelo Gianni, sul suo sempre bel sito https://www.gerenzanoforum.it/, scrive un breve articolo sulla torre del Marchese Fagnani, l'articolo lo potete trovare cliccando sulla parola Torre.
Nell'articolo, Pierangelo fa vedere una cartolina di Gerenzano datata 25 luglio 1917, nella quale si vede una torre spuntare in corrispondenza di Palazzo Fagnani.
Questa cartolina ce l'ho anche io (arriva dalla collezione di Armido Mognoni, come per Pierangelo) e la potete vedere qui sotto:


A sinistra della prima immagine, si vede effettivamente una torre (nell'immagine successiva è ingrandita).
Quella torre è quella su dove verrà poi costruita la torre dell'acquedotto di Gerenzano.
Pierangelo ci racconta che un'anziana signora di Gerenzano gli aveva detto che si ricordava benissimo che c'era una torre al posto dell'acquedotto.


L'acquedotto risultava in costruzione nel luglio del 1928 (da La provincia di Varese negli anni '30, Corritore - Laforgia), e solo per curiosità, vi indico che nel 1934 aveva una portata di 5 litri al secondo (da Annuario delle città italiane - Parte I Urbanistica 1934, Società Anonima Tipografica Castaldi).

E' possibile quindi che quella vecchia torre poi trasformata in acquedotto e successivamente abbattuta ad inizio anni 2000 (ne rimane solo una piccola parte), fosse una torre granaria? E che contenesse i granai verticali del Marchese Fagnani?
Forse solo da un'eventuale futura verifica della documentazione e planimetrie di costruzione dell'acquedotto, se esistenti, e probabilmente presenti nell'archivio del Comune di Saronno, in quanto a quell'epoca Gerenzano fu aggregata a Saronno, potremmo capire se effettivamente quella era una torre granaria. Rimane per ora certamente solo un'ipotesi, ma forse anche plausibile.
Aggiornamento in data 13/02/24: Pierangelo Gianni, profondo conoscitore della storia del nostro paese, nonché socio della Cooperativa Scelag, mi ha comunicato che con molta probabilità i granai non si trovavano nella Torre di Palazzo Fagnani, in quanto sotto la Torre c'è la scalinata che porta al piano superiore del Palazzo. Ipotizza che i granai potessero essere in Via Inglesina (mulino del Grisetti detto "ul Grisela), o in via Dante dove c'era il mulino della "Pansciona". Ultima ipotesi, che fossero veramente alla Cascina Fagnana (ripensandoci, forse l'indicazione Ca Fagnana presente nella guida del tramway, fa riferimento proprio a quella, e non a Palazzo Fagnani in Gerenzano).

Di seguito, alcune immagini con delle piccole "chicche" che ho inserito nel disegno tridimensionale.

Il Marchese Federico Fagnani sull'uscio del granaio. Lo ammetto, forse vestito in maniera un po' troppo moderna...


Lo stemma dei Fagnani sulla parete frontale del granaio (il muro mostra qualche segno del tempo con i mattoni a vista).
Esistono vecchie immagini / cartoline dove si vede che sui muri di Palazzo Fagnani, sia sul lato di via Fagnani che su quello di via Duca degli Abruzzi, erano presenti due grandi dipinti. Sfortunatamente non si riesce a capire bene cosa c'era rappresentato su questi dipinti, ipotizzo che almeno uno dei due fosse lo stemma di famiglia, l'altra poteva eventualmente essere un'immagine sacra - aggiornamento in data 13/02/24: Pierangelo Gianni mi ha comunicato che i dipinti su Palazzo Fagnani erano lo stemma dei Clerici, venuti in possesso anni dopo del palazzo.
Purtroppo già circa probabilmente più di 50-60 anni fa, nel corso del rifacimento delle facciate del Palazzo, le immagini sono state ricoperte con intonaco. Io non riesco a capire come sia stato possibile fare un simile scempio...

Su una delle pareti laterali del granaio, ho inserito l'immagine della Vergine Addolorata.
Questo dipinto esisteva veramente a Gerenzano, all'interno del cortile "dul Ratel", in via Duca degli Abruzzi. Sciaguratamente, anche questa immagine è stata ricoperta con intonaco qualche anno fa.
Ai piedi della Vergine, sul basamento in granito, delle rose e una lanterna accesa... 

Una botte piena di uva è pronta per essere inserita nel torchio manuale, ottenendo così il vino. Di fianco alla botte, c'è una pala.
Il Marchese Fagnani, ad onore del vero, non reputava viti e vini lombardi allo stesso livello di quelli esteri (per esempio francesi), perché secondo lui era impossibile fare vini prelibati con l'uva delle viti lombarde, perché erano scipite (da Osservazioni di economia campestre fatte nello stato di Milano, Federico Fagnani - 1820).



Sul lato frontale del granaio, un vaso di fiori, un rubinetto con secchio, sacchi di juta pieni di grano, delle peonie nell'erba, la "ranza" (falce), una cesta con zucche, e un ceppo per tagliare la legna.



Fiori rossi nel prato



Porcini ai piedi di una quercia, di fianco ad una roggia.
In realtà è una situazione abbastanza al limite, perché a Gerenzano non mi risulta ci siano mai stati ritrovamenti di porcini. Ma nell'ultimo decennio, nei parchi di Saronno, sono stati ritrovati Boletus Edulis, Aestivalis e Aereus. Non è detto che magari anche a Gerenzano, prima o poi, possa essere ritrovato qualche esemplare.
Per esempio, nel 1980 nei boschi di Gerenzano venne ritrovato un esemplare di Amanita Caesaria (ovolo), considerato da molti il fungo più buono che ci sia, e sicuramente, l'habitat di questo fungo non è quello dei boschi locali. Quindi mai dire mai (anche se poi nei nostri boschi tale fungo non è mai stato più ritrovato)...