venerdì 31 agosto 2012

Colori e sapori dell'orto...

Una piccola carrellata di foto dei prodotti del mio orto...


Mele Fuji


Pesca Ivana

Fichi

Pomodori

Peperoni

Zucca

Altro peperone


Uva Americana Bianca Fragola

Melanzana


Pomodoro Cuore di Bue
Cornetti

Ciclamini

Uva Americana Nera Fragola

Le mitiche mele Tonine

Finocchi


Urgh...femmina di Argiope Bruennichi, la foto non rende, è davvero grosso !!!
Pera Cedrata Romana

Pere William

Prugna Opal

Prugna Empress o Grossa di Felisio

Prugna Fortune

Prugna Thames Cross

giovedì 30 agosto 2012

Don Silvano: un piccolo grande prete...

Tre settimane fa, con Sabri e Kiki ci siamo recati a fare una piccola gita fuoriporta a Madesimo...
Madesimo ? Qual'è stata la molla che ci ha fatto scegliere questo piccolo paesino della Valchiavenna ?
Non siamo sicuramente degli sciatori, quindi si può escludere il richiamo invernale della neve...
Siamo andati semplicemente per rivedere alcuni luoghi della mia memoria personale...
Personalmente è circa 30 anni che manco da Madesimo...
Madesimo per me vuol dire Rifugio Camanin, 2 estati passate con gli amici dell'oratorio di Gerenzano, quando avevo circa 10/12 anni, tutti in gruppo, a far festa, divertirsi, passeggiare, giocare, pregare...

Un muro di tornanti precede la sopracitata località...strada tortuosissima, stretta (anche se ora è più facilmente raggiungibile da Isola)...la mente torna subito al viaggio in bus (bus di quelli piccoli e corti), il mezzo meccanico che fatica a salire, sulle strette curve deve fare più di una manovra, noi ragazzini siamo un pò spaventati, si vede oltre il guardrail il precipizio...
Poi d'incanto i tornanti finiscono, si attraversa una galleria, si incontra la diga, il laghetto, la torre di Madesimo (simbolo del paese, ora abbattuta)...sulla destra si vede la Madonnina d'oro, imponente nella sua grandezza...
Il bus parcheggia in un grosso spiazzo, noi ragazzi prendiamo i nostri zaini, ed accompagnati dagli educatori ci inerpichiamo per una salita che attraversa una pineta, e che dopo circa una ventina di minuti porta al prato antistante il rifugio Camanin...
Il rifugio lo ricordo bene...con una grossa balconata esterna, appena dentro c'era il bar, sopra le camerate (rigorosamente divise tra maschi e femmine), e sotto la taverna.
Qui si passava una settimana intera in piena allegria...le passeggiate al'Emet, poi al lago Nero...la salita in funivia al Groppera (ed in cima, dove c'è la croce, sulla poca neve rimasta ci si metteva la giacca a vento sotto il sedere e viaaaaaaaaaa, a scivolare come pazzi), e continuando ricordo la passeggiata in Val di Lei a vedere l'omonimo lago, la visita alla Madonnina d'oro...le preghiere, la messa ai margini della pineta, i momenti di spiritualità tutti assieme...
E poi i giochi: spazzola, caccia al tesoro delle Golia nascoste nei mirtilli, le serate in taverna improvvisando scenette e sketch, cercare di far colpo su Laura, la bellissima figlia dei gestori del rifugio...
Ma chi era l'artefice di queste bellissime vacanze ? Oltre ai vari educatori c'era lui, un prete uguale a tanti ma nello stesso momento unico, diverso, particolare...un prete che a Gerenzano ha lasciato il segno, è rimasto nei cuori, nell'anima di chi ha avuto l'onore ed il privilegio di conoscerlo: Don Silvano Lucioni !!!

Riavvolgiamo ora il nastro di trent'anni più tardi. Come dicevo, la nostra gita a tre a Madesimo risulta piacevole...l'ovovia ci porta ai piedi del Groppera...di fronte, la cima del monte spoglia e rocciosa a volte appare e scompare dietro grossi nuvoloni...alle nostre spalle, nella vallata, vediamo Madesimo...e di fronte la piana dove si trova il Camanin...si lo vedo, lontano, piccolo, ma inconfondibile...si vedono anche le due casette di fronte dove dormivano il Don e gli educatori, si vede la parte finale della salita che dal centro del paese conduce al rifugio...
Alla nostra destra si scorge la sagoma della Madonna d'Europa...davvero imponente...con una camminata di circa venti minuti raggiungiamo l'Alpe Motta, dove si trova il Lago Azzurro, bellissimo, con acque cristalline.
Il tempo poi di pranzare e giocare con Kiki e poi però purtroppo il tempo si guasta, quindi torniamo giù in paese...qualche spesa sia alimentare che di vestiario nei negozi locali, ed ecco che è già ora di tornare a casa...
Durante il viaggio di ritorno, tornano alla mente tutti questi vecchi ricordi, e torna alla mente il Don.
Dalla sua uscita di scena dal paese, non ho più frequentato l'oratorio, sia perchè probabilmente entravo in quell'età dove l'adolescenza ti porta a scoprire anche altri interessi, sia perchè personalmente, il suo erede non si è mostrato all'altezza...
E ricordo ancora che fu lui ad inventare la "Quatar pass tra i lampion", le sfilate pazze di carnevale, i "cent franch" da dare alla sciura Maria per il "noleggio" del pallone, e tante tante altre cose....
Di Don Silvano colpivano le seguenti cose: il perenne sorriso, la cicca sempre in bocca, le parolacce (e si, pur essendo prete aveva un bel "dizionario"), ma soprattutto l'apertura, disponibilità e l'accoglienza verso qualsiasi persona. Lui ti offriva tutto, tutto se stesso, e ciò ti colpiva, ti lasciava disarmato per la facilità con cui si apriva verso di te. E' stato capace di coinvolgere la parte più intima dell'anima dei gerenzanesi nelle sue prediche, nei suoi discorsi, nella vita della parrocchia e dell'oratorio. Quest'ultimo è stato trasformato da luogo ormai vuoto di significato e "vecchio", in luogo di creatività spirituale, di ritrovo tra amici, compagni, giovani e genitori, in luogo di aggregazione della comunità.
La sua persona è stata più volte fatta oggetto di critiche dai soliti malpensanti, la sua visione di prete "moderno ed aperto" si è più volte scontrata con il buon ma severo Prevosto, il nostro Don Maurizio Pargoletti, prete d'altri tempi e di altra generazione. Ma Don Silvano è sempre stato un rullo compressore, ha proseguito per la sua strada, ed il tempo gli ha dato ragione...

Caro Don...quanto tempo è passato...l'ultima volta che ti ho visto è stato per il tuo insediamento come parroco di Bisuschio, tanti e tanti anni fa ormai...

Ed è quindi stata grande la mia gioia e stupore quando ti ho visto qualche giorno fa a casa mia, dove sei venuto a trovare mio padre che in questo periodo sta fisicamente soffrendo molto...
Non sei cambiato per nulla...solita micidiale parlantina, il tuo mitico riporto resiste sempre, e fisicamente sei sempre "asciutto" (per forza, ti sei dato anche al triathlon)...hai portato in casa la solita allegria di sempre, hai portato forza, coraggio e fede a mio padre, ed ancora una volta hai aperto te stesso verso gli altri: ti ho presentato la mia compagna, Sabrina, e tu subito la prima cosa che ci hai poi detto è stata quella di venire a trovarti.
E' questo che mi è sempre piaciuto di te, quella capacità di aprirti verso tutte le persone, quel richiamare magneticamente la gente verso di te, accoglierla con la tua disponibilità, simpatia, calore e soprattutto fede.
Che bella sorpresa che ci hai fatto Don, davvero bella !!!
Sono passati trent'anni dall'ultima volta che ci siamo visti...ma te lo prometto, non ne passeranno così tanto per rivederci la prossima volta !!!

Ciao Don Silvano, grazie di tutto...
Ed anche se lo avrai già letto e riletto tante volte, io e mio padre ti dedichiamo lo scritto che fece lui nel 1984 a te riferito...

I gerenzanesi della mia generazione hanno conosciuto tre prevosti: don Banfi, don Alberio e don Pargoletti e quattro coadiutori: don Giovanni, don Giuseppe, don Giocondo e don Silvano.
Di tutti questi preti (a parte don Antonio Banfi di cui abbiamo un ricordo un po' sbiadito come di un nonno molto buono), don Silvano, familiarmente chiamato Don, è, a mio parere, quello che i Gerenzanesi della mia generazione ricorderanno più a lungo.
Eppure la prima volta che lo vidi non mi fece una grande impressione, tutt'altro, tanto è vero che quando tornai a casa dissi a mia moglie (la frase me la ricordo ancora bene): "in coeu u cunusu ul cugitur neuv ma u minga capì se l’è un pred o l’è un pistola".
Mai giudizio fu più fallace. Altro che "pistola”. Il pretino si è rivelato un pretone.
Per dirla oggi con una frase cara a Bearzot dovrei dire che e un prete con gli attributi.
  
Fisicamente non molto alto, dal perenne sorriso, riflesso della sua anima schietta e leale, affabile e aperto a tutti sul piano umano, siano essi credenti o non (furono queste doti che mi trassero in errore e mi indussero a giudicarlo male) ma inflessibile sul piano dei principi.
E’ veramente un uomo di Dio che sa penetrare negli anfratti del cuore con buon senso e delicatezza. Le sue "prediche" mi attirano anche se, talvolta, sono un pò "barocche” (ricordi Don l'inizio della predica della messa per la festa dell’Oratorio del 1979 che cominciava con le parole: "oggi facciamo festa e al centro della festa poniamo Colui che è all'origine della festa") perche’ m'infondono tanta fede e non sono noiose.
Il suo modo di pensare e di agire è univoco. Il suo modo d'essere e di agire li ritroviamo addirittura nella “Pacem in Terris", soprattutto laddove si fa la distinzione tra "errore” e ”errante”. E qui qualcuno magari si riconoscera’ o capirà a chi mi riferisco.
Ha trasformato l'Oratorio in comunità viva di persone cercando di responsabilizzare maggiormente i genitori nell’impegno educativo e delegando a dei "laici", alla domenica mattina l’ insegnamento del Vangelo e del catechismo per i bambini.
Ha creato gli "incontri del giovedi’” per noi genitori e ci ha condotto a riscoprire valori in cui credere e per cui battersi. Fra questi, ce ne sono due ai quali tiene in modo particolare: l’educazione e la famiglia.
Ti ricordi Don quante battaglie in scuola media abbiamo combattuto in campo educativo ? Quante serate abbiamo organizzato con la partecipazione del prof. Angelillo e di altri esperti sempre sul tema dell’educazione ?
Ci hai insegnato a recuperare il valore "famiglia" soprattutto come comunione: ragazzi, figli, sposati, nonni.
E qui mi sovviene un’altra delle tue frasi: vivere la comunità della famiglia e' "camminare insieme".
Sapendo che la societa’ in cui viviamo non è altro che un concentrato di consumismo, prevaricazione e paura dell’altro, hai spinto alcuni genitori partecipanti agli incontri del giovedi’ a essere presenti nella realta pubblica e sociale dove si programma il vivere sociale, portandovi il loro modo di vivere, di lavorare, di concepire la famiglia, di esprimere opinioni.
Caro Don, sei disinteressato fino all’eccesso (in dialetto "ta set un ciula"), sei sempre disponibile, hai instaurato un nuovo modo di gestire l’Oratorio: nel settembre del 1980 convocasti noi papa’ e mamme per sentire se volevamo continuare a fare la festa dell’Oratorio e in caso affermativo che "taglio" dare alla festa perche’ tu una festa tipo quella di Turate non te la sentivi di farla. Coglievi cioe’ ogni occasione per cercare di coinvolgere i genitori nell'Oratorio.
I risultati ti hanno dato ragione. I genitori vengono all’Oratorio e soprattutto hai recuperato la fascia di giovani che va dai 15 ai 22 anni.
Hai creato la Comunita’ che non e’ una raccolta elitaria di "giusti", ma e’ formata da peccatori perdonati semplicemente disposti a perdonarsi a vicenda, hai organizzato Madesimo, hai portato la partecipazione all’Oratorio estivo a 250 e più ragazzi, hai avvicinato le famiglie, hai fatto in modo che i più piccoli avessero un responsabile adulto nel gioco, hai creato l’Aurora basket, ogni martedì sera riesci a riempire la chiesa di giovani, organizzi le visite alle vecchiette a Saronno, hai scovato Boarezzo etc. etc.
Caro don, che grande prete sei ! Ci hai ripetuto tante volte che solo Cristo è la risposta alle esigenze vere dell’ uomo ma lo hai ripetuto con l’ umiltà di chi sa di avere ricevuto in dono questa certezza e con la generosità di chi sa di essere responsabile perchè questo dono della fede giunga anche agli altri.
E quando in campo educativo vedevi noi genitori scoraggiati perchè ottenevamo dei risultati inversamente proporzionali all’impegno profuso, ci consolavi dicendoci: non abbiate timore, il Padre vi giudicherà in base alle intenzioni e non in base ai risultati. Ringraziamo il Signore di averci dato un prete come te. La tua presenza è di valore inestimabile per Gerenzano e sono sicuro che continuerà a produrre frutti anche quando una eventuale “promozione" ti avrà staccato da noi (speriamo il più tardi possibile).
Caro don, grazie di cuore per tutto quello che hai fatto e fai per noi.

Gerenzano, 1984
Mario Carnelli

giovedì 9 agosto 2012

L'ultimo tiglio del Bettolino...

Penso che tutti i gerenzanesi DOC sappiano che nel cortile del ristorante Bettolino vi erano posti dei tigli...maestosi, imponenti nella loro circonferenza di diametro del tronco, che davano una nota di verde sull'ormai trafficata Varesina...
Già qualche anno fa uno di questi tigli è stato miseramente tagliato...ora nelle scorse settimane, anche il suo "gemello" ha fatto la stessa ingloriosa fine...
A memoria d'uomo (e verificando sul tronco tagliato), probabilmente questi tigli hanno circa ottanta anni, hanno praticamente visto svilupparsi e vissuto sulla loro pelle l'espandersi dei veicoli motorizzati, l'aumento di traffico sull'arteria di fronte a loro posizionata, il passaggio dalle carrozze trainate dai cavalli alle auto moderne...
Hanno visto cambiare il Bettolino, passare da stazione di servizio e riposo per animali ed uomini fino a divenire definitivamente ristorante moderno (oltre che ad essere stato ritrovo di memorabili giornate passate a giocare a biliardo per la generazione di mio padre)...
Purtroppo è un'altro pezzo di storia gerenzanese che scompare, e che va ad infilarsi dritta nei ricordi e nel cuore di quei gerenzanesi per i quali quei tigli facevano ormai parte del paesaggio del nostro paese...

Allego alcuno foto dell'ultimo tiglio tagliato (mi scuso per la loro qualità)...