domenica 7 giugno 2020

Requiem per via Rovello...

Sabato 6 giugno 2020 è avvenuta la chiusura di via Rovello in corrispondenza dell'attuale passaggio a livello.

Prima…


Dopo…
Chiusura determinata dall'apertura del nuovo sottopasso veicolare/ciclopedonale tra Gerenzano e Turate, che si prefigge di eliminare, per ragioni di sicurezza, i passaggi a livello esistenti tra i due paesi, oltre ad evitare le interminabili code di automobili che si formano in prossimità della stazione.
Lo studio di quest'opera, voluta da FNM, risale ad almeno una ventina di anni fa, e dopo alcune revisioni di progetto e/o stralci di alcune parti decise di comune accordo con le due amministrazioni comunali, ha preso l'attuale conformazione finale: dalla rotonda della stazione lato Gerenzano, si gira verso destra in via Biagi, si costeggia la ferrovia, si scende nel sottopasso verso sinistra, e si risale su di una lunga strada che attraversa la campagna e porta a congiungersi con Turate.
Ma non è il sottopasso il punto su cui voglio focalizzarmi (anche se egoisticamente non mi piace, perché "butta" a ridosso di casa mia una notevole quantità di traffico e quindi smog e rumore, oltre a sacrificare altro verde), ma bensì la chiusura di via Rovello. Molti sapranno che io abito in questa via, ci sono nato e cresciuto, e quindi logicamente vi sono molto "attaccato". So praticamente vita, morte e miracoli della mia via, ne conosco ogni metro, anfratto e sasso. La percorro tutti i giorni, vedo l'evolversi dei suoi campi durante le stagioni, le facce dei suoi residenti, le splendide immagini che regala con la visione dei monti lariani e varesini. Ad essa, quando "indosso" i panni di domozimurgo, ho addirittura chiamato in suo onore la Pilsner da me prodotta, la "Via Ruvell"!

Nell'ormai lontanissimo 1884, via Rovello subì il primo "sfregio": la costruzione della linea ferroviaria Saronno-Vedano Olona, poi prolungata fino a Laveno, tagliò in due la strada, facendola rimanere comunque percorribile attraverso un passaggio a livello.
A distanza di ben 136 anni, via Rovello muore. Sì, muore, perché l'eliminazione del passaggio a livello e la chiusura della strada ne determinano la fine nella sua interezza. La strada rimarrà divisa in due tronconi, il primo sarà quello lato Varesina, l'altro sarà quello che va verso l'A9, che costeggiandola, sbuca sulla rotonda del Tigros. Decade quindi l'utilità di collegamento diretto che aveva l'intera via con il paese, e non da meno, la componente sociale che può avere una strada tra i suoi residenti a livello di rapporti umani e di vicinato!
Se finora era possibile, tramite "due passi", incontrare i vicini di casa al di là della ferrovia attraversando il passaggio a livello, d'ora in poi sarà fattibile solo facendo un lungo giro.
Se finora un residente nel tratto lato A9 che deve raggiungere in auto il centro paese può arrivarci velocemente passando per il lato della Varesina, d'ora in poi potrà farlo solo facendo un lungo giro.
Se finora un residente nel tratto lato A9 deve raggiungere in auto Turate, d'ora in poi potrà farlo solo facendo un lungo giro.

La chiusura della via porta a pagare, inevitabilmente secondo me, un prezzo "piuttosto" alto a livello di viabilità per i residenti lato A9, alcuni dei quali posso assicurarvi non esserne propriamente felici. Anche se, lasciatemelo dire, osservazioni ed eventuali reclami andavano fatti in fase di presentazione del progetto del sottopasso, lamentarsi ora è praticamente inutile.

Via Rovello per i suoi abitanti e vicini di zona, ha sempre rappresentato una valvola di sfogo, soprattutto durante le serate estive: ci si inoltrava lungo la via, spingendosi fino al ponte dell'autostrada e anche oltre verso Rovello, per fare due passi dove rilassarsi in mezzo alla campagna, o più semplicemente per cercare un po' di fresco scappando dalla calura estiva.
E mi ha fatto molto piacere, in queste ultime settimane dove si è potuto tornare a circolare liberamente dopo la chiusura dettata dalle restrizioni dovute al COVID19, il vedere tanta gente che a piedi, in bicicletta, con bimbi o cani hanno scoperto o riscoperto via Rovello, facendo lunghe passeggiate. Tante persone, mentre lavoravo nell'orto di casa, si sono fermate a chiedermi informazioni sul perché la via verrà chiusa, riconoscendo ad essa una particolare bellezza di via periferica, tranquilla, che porta e finisce in un dedalo di strade e stradine di campagna dove poter "assaporare" profumi e colori dei campi agricoli. Oppure molti l'hanno scelta come nuova "pista" di allenamento per la corsa, arrivando a lambire il confine con Rovello, preferendola all'ormai "troppo battuta" pedonabile che porta al Parco degli Aironi e all'anello interno del parco stesso.

Quel che a me mancherà, saranno sicuramente i rapporti sociali quotidiani con i miei vicini di casa d'oltre ferrovia, il chiacchiericcio quotidiano sulla vita di ogni giorno, lo scambio di battute, impressioni e consigli sui rispettivi orti, facendo a gara su chi ce l'ha più bello, il raccontarsi "zabettando" di cosa è successo o ha combinato "tal dei tali", etc. Per non perdere queste abitudini, cercherò di fare un po' di moto inforcando la bicicletta, andando ad imboccare il sottopasso per uscire in via Rovello lato A9. Dovrò quindi fare un giretto più lungo, roba che in linea d'aria invece attraversando l'attuale passaggio a livello, saranno 50 metri!

E "romanticamente" mi mancherà anche il suo passato! Si chiude un'epoca dalla quale riaffiorano i ricordi: le passeggiate fino al ponte dell'autostrada da piccolo con i miei nonni, i giri in bici, le discese con lo slittino con la neve nel campo dopo villa Buraschi, i "muròon" del campo del "Purcinela", il "Purcinela" stesso, il viavai di trattori e attrezzi agricoli di tutti i tipi ed epoche, i Gnuz con carro e biciclette, "ul Guzett" e sua moglie Mariagiulia, che mi diceva sempre che vedendomi lavorare nell'orto gli sembrava di rivedere mio papà. Le battute in cerca di "gambe secche", vesce e prataioli con gli amici di via Moneta, il campo di calcio con le porte in legno costruito dai residenti di via Moneta in prossimità del ponte dell'autostrada, "ul Luisin", l'Antonietta, l'Angelina e la Teresina, il campo del "Luisin", dove di fianco c'era quello del Carmelo, il Vito, l'Ezio, i papaveri e i fiordalisi di cui i campi di via Rovello erano pieni. Il clanck-clanck meccanico delle campanelle delle barriere che si abbassavano, il Rocco parrucchiere che rimase chiuso nel passaggio a livello con la sua macchina, la "Maria Cincent", i "Caramela", "ul panciotino" con la sua Opel Rekord gialla, il Volontè e la sua rimessa di bus, i racconti dei miei nonni sui partigiani che in tempo di guerra, percorrendo la via, andavano ad assaltare le macchine dei fascisti in fuga al ponte dell'autostrada per rapinarli, la Maria Nuara, i mitici Guido e Giuseppina, l'Angiulina, la Maria Bona, i Patrini con i loro boxer e la loro immensa pianta "da scires", l'O.R.A.I Italia e le sue leggendarie barre di uranio.
E tanti, tanti altri personaggi e storie che la mia memoria porterà sempre con me...

Con la chiusura di via Rovello, si pone tristemente fine alla secolare storia della strada stessa. Nel Catasto Teresiano del 1722, essa era già presente, quindi di sicuro ha almeno minimo tre secoli di vita. Possiamo quindi dedurre che la strada esisteva già ben prima dell'anno di redazione di questa mappa, e probabilmente era una strada di gran passaggio di uomini e merci, visto che collegava i due paesi.

Nelle immagini seguenti, potete vedere via Rovello rappresentata nella mappa del Catasto Teresiano, in una risalente a metà 1800, e in un'altra del 1943. Vi ho aggiunto alcuni riferimenti e descrizioni in rosso per far capire dove la strada verrà chiusa.
Per la mappa del Catasto Teresiano del 1722, desidero ringraziare il geometra Sergio Garbelli, gerenzanese DOC, che me l'ha fornita.
Le mappe di metà 1800 e del 1943 invece appartengono all'Archivio Storico Mario Carnelli.

MAPPA DEL CATASTO TERESIANO RISALENTE AL 1722
Dalla mappa si nota che l'attuale Varesina non è stata ancora costruita, e di conseguenza neanche l'osteria del Bettolino.

MAPPA RISALENTE ALLA META' DEL 1800

Dalla mappa si nota che l'attuale Varesina e il Bettolino sono già presenti, manca ancora la ferrovia che verrà costruita, come detto in precedenza, nel 1884. In via Rovello, si può notare la diramazione della strada consorziale detta del Bosco Castano. Questa stradina di campagna esiste ancora oggi. 
MAPPA DEL 1943
Dalla mappa si nota la presenza della ferrovia, della Varesina, dell'autostrada A9 e delle fabbriche De Angeli-Frua, N.I.V.E.A., Calzificio Buraschi e Ri-Ri (quest'ultima in territorio turatese). La mappa intera è presente anche sul libro "Rimembranze gerenzanesi - parte seconda" di Mario Carnelli

Video chiusura sbarre passaggio a livello via Rovello

Il simbolo di via Rovello, il drago GERESAURO...
Presso la casa diroccata del civico 32 di via Rovello, si trova la vecchia targa recante il nome della strada. Rovinata nel corso degli anni da intemperie e sassate, la scritta lascia ormai il posto alla raffigurazione di una testa di drago coronata che sputa fiamme (alla destra della testa si può notare anche parte della coda del drago che fende l'aria). Tra gli abitanti della via, si è diffusa la leggenda che l'immagine rappresentata in questa targa sia quella di  un vero e proprio drago vivente, il Geresauro! Esso vaga di notte lungo la via Rovello e nei campi adiacenti, "fiammeggiando" contro ogni persona o cosa che gli si pari dinanzi! Ancora oggi qualcuno racconta che, percorrendo via Rovello in notturna, lo si possa incontrare o intravedere...
La raffigurazione del drago Geresauro sulla targa presente in via Rovello…

Vecchie foto di via Rovello
L'incrocio tra via Rovello e via San Giuseppe fotografato da casa Carnelli: era praticamente ancora tutta campagna (anni '30 - foto tratta dal manoscritto "Rimembranze gerenzanesi" di Mario Carnelli e Albino Porro)
Uno degli ultimi filari di gelsi presente nel campo del Purcinela - verrà poi sciaguratamente estirpato qualche anno dopo (1984 - foto tratta dal manoscritto "Rimembranze gerenzanesi" di Mario Carnelli e Albino Porro)
Lo stesso filare fotografato da altra angolazione
Foto aerea del 1954: si riconosce la Varesina, la ferrovia, via Rovello, N.I.V.E.A., De Angeli-Frua e Ri-Ri (foto tratta dal manoscritto "Rimembranze gerenzanesi" di Mario Carnelli e Albino Porro)

Via Rovello, le sorelle Turconi davanti ai "capp" (foto tratta dal libro "Rimembranze gerenzanesi - parte seconda" di Mario Carnelli)
Via Rovello, famiglia Turconi in posa per la foto - a sinistra si può notare una tavola per l'allevamento dei "cavaler", il baco da seta. Alle loro spalle si vede il filare di gelsi del campo del Purcinela e la cascina del Purcinela stesso (foto tratta dal manoscritto "Rimembranze gerenzanesi" di Mario Carnelli e Albino Porro)
Villa Buraschi, sede dell'omonimo calzificio (1984, foto tratta dal manoscritto "Rimembranze gerenzanesi" di Mario Carnelli e Albino Porro)
La "cà dul Baloeu" (1984, foto tratta dal manoscritto "Rimembranze gerenzanesi" di Mario Carnelli e Albino Porro)
Gioco "Trova le differenze tra le due foto" (in entrambe, il campo raffigurato è il medesimo)


luglio 2017
giugno 2020
Ciao via "Ruvell", forse un giorno tornerò a calcarti per intero, senza alcuna divisione...