domenica 8 gennaio 2017

Rossese e trippa...

Rossese e Dolceacqua, un connubio davvero fantastico: un vitigno unico e particolare prodotto in un fazzoletto di terra della Val Nervia, nel bellissimo borgo medievale di Dolceacqua, posto sulle Alpi Marittime e a ridosso del mar Ligure.

A Dolceacqua si esegue una viticultura d'altri tempi, "eroica" (simile a quella valtellinese e a quella delle Cinque Terre), con muretti a secco e terrazzamenti a strapiombo, dove la manualità e fatica dell'uomo contano ancora molto, senza passare dalle ormai moderne attrezzature che sicuramente aiutano, ma tolgono la "bucolicità" di questo lavoro...

Qui alcuni produttori traggono dal vitigno Rossese l'omonimo vino, che si pone sicuramente tra le etichette più particolari e ricercate (soprattutto dai veri appassionati) nel panorama nazionale. Tra i più conosciuti troviamo il famoso Antonio Perrino, che produce l'ottimo Testalonga, poi Ka Mancinè, Anfosso, Maccario-Dringemberg, Terre Bianche e per finire Altavia.

E su quest'ultimo produttore è ricaduta la mia scelta dopo una breve "caccia al tesoro" all'interno della mia cantina gerenzanese: il suo Rossese è stato scelto per essere abbinato a una bella "busèca" (trippa) !

Rossese Superiore di Dolceacqua DOC
Annata 2004
Titolo alcolometrico 13%
Lotto L2004
Produttore Azienda Agricola Altavia

Un color granato con riflessi aranciati attira l'attenzione nel bicchiere...ad una breve rotazione dello stesso si nota una buona consistenza, con lacrime e archetti in evidenza sulla parete.

All'olfatto note di frutta rossa "accendono" il bouquet aromatico: confettura di more, amarena, ribes prugne si aprono poi verso sentori di macchia mediterranea, per lasciare successivamente il posto a spezie come vaniglia, tabacco, note di cuoio, una leggera punta di affumicatura, e un gradevolissimo finale tendente al cioccolato fondente.

All'assaggio colpiscono l'equilibrio e l'eleganza di questo vino. Morbidezza e freschezza, con alcolicità assolutamente integrata e tannini davvero fini (che paiono quasi assenti), si legano in maniera virtuosa, rendendo la struttura davvero setosa e avvolgente. Una buona sapidità e una lunghissima persistenza alzano notevolmente i pregi della bottiglia. Forse, se davvero vogliamo trovare un piccolo neo, quest'ultima è un filo magra, ma probabilmente contribuisce alla finezza ritrovata nel bicchiere.

Un cavallo di razza questo Rossese di Altavia, gli anni li porta benissimo, a discapito dei detrattori che sostengono che questo vino non sia adatto all'invecchiamento.

Finisce gloriosamente le sue ultime "gesta" in compagnia di una bella trippa, dove non possono mancare assolutamente "fuioeu", "berèta" e "ciàpa" ! Una "busèca" senza una di queste parti dello stomaco bovino non è degna di chiamarsi tale !

Eleganza e finezza del vino, nonostante tutto, hanno discretamente retto all'ardore e rusticità della trippa: sicuramente per reggere il confronto del piatto, bisognava avere un pizzico in più di tannicità e alcolicità, mentre la tendenza dolce è stata ben contrapposta alla sapidità presente nel bicchiere.

Un abbinamento forse un poco azzardato, ma che sicuramente ha portato a degustare un vino davvero meritevole assieme ad un piatto della "mia" cara e intramontabile cucina lombarda !


Ecco la nostra bottiglia e il suo prezioso contenuto


Pochi lo sanno, ma questa è particolarità molto apprezzata dagli appassionati: il deposito del fondo in corrispondenza della curvatura della bottiglia verso il collo. Questo significa che quest'ultima è stata conservata nella maniera corretta, ovverosia in posizione orizzontale !

Sua maestà la "busèca" !