lunedì 7 agosto 2023

Le grosse perturbazioni che si sono abbattute su Gerenzano da metà ‘800 in poi…

I recenti fatti delle ultime settimane, ovverosia le due tremende grandinate che si sono riversate sul nostro paese, mi hanno riportato alla mente un fatto: qualche anno fa, mentre scrivevo le storie per i rioni del Palio, venni a sapere che la cappella della Madonna Addolorata di Rho presente sulla Varesina e simbolo del rione Madunina, venne distrutta nel 1910 da un forte “ciclone”.

Iniziai quindi a fare ricerche su cosa avvenne nel 1910, cercando su giornali e libri. Accantonai poi il tutto per mancanza di tempo, ma ora sfortunatamente abbiamo vissuto anni dopo una situazione simile, ragion per cui ho deciso di completare questa piccola ricerca (nota per il lettore: notizie più dettagliate su questi fatti si potrebbero trovare negli archivi comunali e parrocchiali, ma in questo momento non mi sembra il caso di chiedere il permesso per fare tali ricerche).

Tre sono stati i grossi “cicloni” degni di nota, con tanto di articoli sui giornali dell’epoca, i quali hanno devastato Gerenzano e le zone limitrofe dal 1855 ad oggi (tralasciando chiaramente i due recenti di quest’anno, e quello del 2020): il ciclone del 9 luglio 1855, il ciclone del 23 luglio 1910, e quello minore del 22 agosto 1879.

E' curioso notare come il mese di luglio, anche negli scorsi secoli, abbia "portato" su Gerenzano "temporali estivi" di notevole intensità, facendo grossi danni. Forse luglio è un mese meteorologicamente sfortunato per il nostro paese... 

Il ciclone di lunedì 9 luglio 1855

Notizie tratte da “Il nuovo cimento”, Tomo XXV, 1867

Tre ore prima del mezzodì del giorno 9 Luglio 1855, l'Aggiunto dirigente il Commissariato di Somma, Carlo Gittardi, vedeva nubi nerastre partirsi dalle radici del monte Rosa del S. Bernardo, e conformarsi in larghi strati sempre più densi. Il termometro segnava a quell'ora circa 22°, l'aria era calma, ma il tuono cupo muggiva, e il nembo si faceva ognora più minaccioso dirigendosi verso il Lago Maggiore.

Gli abitanti di Casorate vedevano sorgere altre nubi foriere di cattivo tempo dalla parte del Ticino; e più tardi per la gente di Besnate si rendeva fosca e procellosa l'atmosfera anche dalla parte del San Gottardo, mentre a Rescaldina e Gerenzano si contavano i nuvoloni sollevati dal Resegone di Lecco.

In generale, su quasi tutta la zona, flagellata poi dalla meteora, il firmamento presentava di buon mattino una tinta sbiadita, malinconica, dipendente da quel velo pellucido che stende l'atmosfera satura di vapore, e udivasi un sordo, lontanissimo, incessante rumoreggiamento; ed uomo non era che non si sentisse infiacchiti i muscoli, e la respirazione affannosa. E come il tuono cupo si rinvigoriva senza che il lampo balenasse, così avevasi l'apparenza di una di quelle agitazioni sotterranee, che precorrono spaventevoli cataclismi.

È notevole che nei nuvoloni (tumultuosi alla loro superficie) l'occhio non distinguesse verun moto di traslazione, sicchè apparivano nello stesso luogo sull'orizzonte per molto tempo. Ma poi, rendendosi sempre più bassi, a poco a poco si avanzavano; e dopo alcuni colpi di tuono, verso le ore 11 antimeridiane, il parroco di Rescaldina (Porroni) vedeva il nembo biforcarsi, un ramo avviandosi adagio adagio verso il Ticino, e l'altro con pari lentezza dirigendosi alla volta di Bergamo, Dai due rami, sempre lontanissimi, vedeva sollevarsi una colonna di denso vapore, e gli pareva che ciascuno di essi nello stesso tempo si allungasse verso terra, formando due coni rovesci, che parevano dapprima immobili.

Battevano frattanto tre ore dopo mezzodì, quando alla parrocchia di Casorate un'enorme massa nebulosa improvvisamente intercettava i raggi solari, già prima illanguiditi, conterminandosi essa di quei bioccoli filigginosi e giallastri che d'ordinario generano gragnuola.

Quasi nello stesso tempo, il nembo formatosi dalla parte del Lago Maggiore, accompagnato da continui lampi e da forti scariche elettriche, si faceva innanzi passando per Arzago e Besnate, e si scontrava col primo, i due nembi fondendosi in un solo più ampio e terribile che ritornava sopra Casorate. È notabile che la meteora giunta su quest' altipiano, d'un tratto si arrestasse, quasi fosse rattenuta dall'azione di qualche altro nembo, formatosi nelle regioni superiori dell'atmosfera.

Avviandosi poi nel territorio di Mezzana, il doppio nembo andava a scontrarsi con quello che nelle ore più tarde del mattino erasi veduto sorgere dalla parte del S. Gottardo. In questo mentre, l'abate Bernardo Lunghi stando sul colle di S. Maurizio scorgeva da Tradate, avanzarsi a passo accelerato un'altra bufera prodotta forse da quel ramo di nembo che il parroco di Rescaldina di buon' ora aveva veduto dipartirsi dal Resegone di Lecco ed avviarsi verso il Ticino.

Queste potenze sterminatrici s'incontravano e si battevano verso l'estremità settentrionale di Cassano Magnago. Quivi altre falangi di nuvole, alcune globose, altre bitorzolate, altre sfilacciate e nerastre e giallognole e cineree si attraevano si staccavano, si ricongiungevano, incutendo terrore coi furiosi loro rigiramenti.

Consisteva dunque la meteora in una enorme congerie di nubi procellose, mantenutesi assai elevate, che si distendevano per una lunghezza di alcune miglia dal nord-ovest al sud-est, e si protraevano a grande profondità nell'atmosfera sopra una larghezza di più che un miglio. Sorvolando a Solbietto, alle ore 4 e investiva Solbiate: abbassava indi alcune nuvole che modo di tortuosi coni entravano nella valle dell'Olona dove il terreno intersecato da fossati e molti rigagnoli era reso umido e quasi paludoso, e dove molti alberi si ergevano in piena vegetazione.

Un quarto d'ora dopo, quelle nuvole tumultuose si avanzavano basse basse e in mezzo a fragorose scariche elettriche malmenavano i territori di Gorla minore, di Nizzolina, di Rescalda e di Rescaldina, ove la meteora aveva preso il carattere di uragano. A Rescaldina poi la meteora cangiava direzione per gettarsi nel Bosco delle cento pertiche.

Gli abitanti di Gerenzano già di buon mattino, erano sgomentati per il continuo e sordo rumoreggiamento e per l'aspetto minaccevole del cielo; e mentre tenevano d'occhio il nembo che veniva dal Comasco, si sentirono venire improvvisamente alle spalle quello ch'erasi già staccato dal Bosco delle cento pertiche. È singolare che a Gerenzano la meteora cominciasse a produrre i suoi effetti rovinosi prima che a Rescalda e a Rescaldina, benché questi paesi si trovassero sulla via della meteora innanzi di Gerenzano.

Nei territori di Ceriano, Solaro, e Cesate dove il terreno è piuttosto arido, la meteora infieriva col carattere piuttosto di temporale che di tromba.

Non è da tacersi che nel territorio di Nova esisteva un'ampia cascina detta dell'uccello, abitata da quattro famiglie che costituivano una popolazione di 112 individui, i quali accortisi della straordinaria agitazione atmosferica, uscivano tutti dal recinto, e tremebondi stavano osservando quegli enormi adunamenti di nuvole ora correre veloci l'une contro le altre, ora allontanarsi quasi reciprocamente respinte, ora avvolgersi sopra se stesse come fossero stimolate da azioni vorticose, lasciando tratto tratto sfolgorare di mezzo i lampi. Taluni di quei coloni solevano dire che il turbine gibillava, altri lo vedevano fare la roda, altri spingere innanzi le nuvole a cavalloni, che poi si arrestavano e si rompevano quasi andassero incontro ad una diga.

Esaminando gli effetti della meteora ho dovuto riconoscere che in alcuni punti del suo cammino aveva la forma di tromba, in altri di temporale, in più luoghi manifestava i caratteri di tromba e di uragano, e ben di frequente assumeva tutti tre i caratteri di temporale, di tromba e di uragano. La sua corsa dal territorio di Somma sino a Caravaggio, ove si perdette di vista era della lunghezza di circa 100 chilometri e della larghezza media di due chilometri e mezzo corsa operata colla velocità di circa 33 chilometri all'ora.

Nei territori di Mezzana e di Casorate la meteora cominciava a produrre i suoi effetti gettando fitta grandine mista a goccioloni d'acqua. Sopra Besnate la gragnuola facevasi grossa come mezz'uovo, però meno spessa e mista a dirottissima pioggia. In Crenna e in Cassano-Magnago, dopo un diluvio d'acqua, cadeva grandine secca a spigoli taglienti, devastando interamente quelle campagne, senza che si udissero scariche elettriche: ma un cupo rumoreggiamento continuava anche durante la pioggia.

Nella Valle d'Olona i nuvoli bitorzolati atterravano e sbarbicavano centinaia di pioppi altissimi, lasciando le vestigia di un veemente contorcimento.

Giunto a Gorla minore il turbine trasportava lungi dall'abitato molte tegole, e ravvolgendosi intorno la Chiesa scagliava in mezzo ad un'oscurità quasi notturna pezzi di gragnuola ovoidale assai acuminati, che ferivano sino al midollo le piante e riducevano a strame i gambi del frumentone.

A Rescaldina il Parroco stando sulla porta della Chiesa vedeva la tromba fumosa colla velocità di un convoglio a vapore rovesciare i cascinotti e avviarsi contro il Tempio con un fracasso assordante. Il turbine, piombatovi sopra triturava le invetriate, ne precipitava i telai e sfracellava il tetto. La torre del Commendatore Melsi rimase scoperta e l'asta del suo parafulmine spezzata e trabalzata in una vigna contigua. Al turbine succedeva la gragnuola di forma svariatissima e cresciuta di volume a paragone di quella caduta nei suindicati territori.

Dalla parte di Uboldo verso Rescaldina era sorpreso dal turbine un carro carico di manipoli di frumento con due buoi guidati da certo Landonio detto Baracca: il villico rotolava nel fosso; e per la violenza della buffa, spezzati i legaccioli del giogo, venivano gettati nel fosso i buoi e il carro col suo carico trabalzava, superando una siepe, in un campo vicino.

In Gerenzano la gragnuola, di una grandezza mai più veduta, durava dieci minuti. Ogni fusto, ogni gambo veniva spezzato e steso al suolo in tutte le direzioni: e il territorio nei primi quattro o cinque minuti erasi già fatto deserto, sicché la grandine seguitava per altrettanto tempo a colpire invano la campagna già interamente devastata. Il tristo spettacolo si compiva colla calata di buie nuvole che si stemperavano in pioggia si dirotta da riempire in quindici minuti tutti gli scoli, allagare le strade, i piani terreni delle case, e tenere gli abitanti nel timore d'affogare in quelle acque. A Saronno la grandine cadeva in pezzi grossi e con sì grande violenza da internarsi nel suolo; e a Solaro ne precipitava in sì gran copia che 24 ore dopo, col sole di luglio, esisteva ancora a mucchi, solida e di forme svariatissime. 

Notizie tratte da “Il Palmaverde”, almanacco piemontese del 1857

Poco dopo il meriggio del 9 un terribile uragano devastò le terre di Gerenzano, Limbiate, Sesto, Monza e Rivolta. La grandine rovinò i colli, il turbine divelse le tegole dei tetti, atterrò camini, schiantò alberi. All'uragano segue una foltissima nebbia che impediva di scernere gli oggetti alla distanza anche di pochi passi.

 

Il ciclone di sabato 23 luglio 1910 – questo è il ciclone che distrusse, tra le altre cose, la “Madunina” di Gerenzano

Immagine tratta dalla “Cronaca Prealpina” del 24 luglio 1910

Viene scritto che a Gerenzano la ditta Musa-Marzorati (poi De Angeli-Frua e ora Villaggio Amico), fu danneggiatissima. Essendo la "Madunina" sulla direttrice della Varesina, a circa 1 km dalla Musa-Marzorati, possiamo quindi immaginare che anche lei sia stata danneggiata, come trovato nelle ricerche che feci io a suo tempo sulla sua storia.


Immagini tratte dal “La Stampa” del 24 luglio 1910

 




Immagine tratta da “Raccolta dei mensili Touring Club Italiano” del 1910


Immagine tratta da “L’Illustrazione Italiana”, numero 31 del 31 luglio 1910

Le Officine Meccaniche di Saronno


La Tintoria Banfi a Saronno e la fornace di Solaro


Notizie tratte dal sito Meteoweb

Il disastro del 23 luglio 1910 in Lombardia

Altrettanto potente è il vortice che nel pomeriggio del 23 luglio 1910 colpisce la Lombardia centro-settentrionale, in particolare l’area a nord-ovest di Milano. Lo stesso capoluogo subisce effetti importanti: tetti scoperchiati, linea del tram interrotta, pali del telegrafo divelti, alberi abbattuti, comunicazioni difficili (un po’ quello che è successo nei giorni scorsi). Anche per quest’ultimo fattore non si percepisce subito la gravità dell’evento che devasta l’industriosa provincia brianzola, il Varesotto ed il novarese. Ad essere colpite risultano soprattutto le numerose fabbriche della zona dove migliaia di operai sono al lavoro e rimangono sepolti dalle macerie provocate dalla forza del vento. Cadono difatti molti comignoli, camini e ciminiere che crollano sui tetti dei fabbricati, travolgendoli e schiacciando coloro che si trovavano al di sotto. Particolarmente grave quanto accade nella fornace di Solaro dove si contano 17 morti tra cui pure alcuni bambini che avevano cercato riparo nell’edificio. Risultano vittime anche negli stabilimenti Tornaini, Ferrovie Nord (1 morto), Lazzaroni (produzione dei famosi amaretti), Visconti di Modrone a S. Vittore Olona, cotonificio Cantoni a Legnano, filanda Foulet Freres a Galbiate, filanda Isacco a Maglio, Crespi a Vanzaghello (8 morti). Crollano pure le ciminiere del cotonificio Ottolini a Busto Arsizio, famose per essere le più alte della regione. A Saronno si verificano danni ingenti al gasometro, all’ospedale, al cimitero ma soprattutto alla fabbrica “Costruzioni Meccaniche”, tra le più grandi della zona, ed al santuario della Madonna dei Miracoli dove accade un fatto dai più giudicato straordinario: la statua della Madonna, strappata dal suo piedistallo e sollevata dal vento, si va a conficcare nel tetto, con la sola testa che spunta dalle tegole. Tale evento viene considerato dai fedeli come presagio dell’intervento mariano che avrebbe posto fine al disastro.

In effetti il turbine si interrompe spontaneamente dopo aver percorso una sessantina di km, ma il conteggio dei danni continua. Tra Saronno e Lomazzo, da Carugo a Giussano si rilevano centinaia di case scoperchiate. Nella campagna si vedono migliaia di alberi sradicati e pali della luce o del telegrafo distrutti. Al manicomio di Mombello si contano 10 morti, sorpresi all’esterno dalla furia del vortice. 10 vittime anche a Busto Arsizio, 2 nella parrocchia di Legnanello. Numerosi i paesi interessati dal fenomeno, con danni più o meno gravi: Castano Primo, Magnago, Meda, Seregno, Turbigo, Galbiate, Calolzio, Canegrate, Cermenate, Locate. Si segnalano danni anche in Piemonte, tra Cameri e Novara e perfino a Torino. Alla fine si conta una sessantina di vittime. Risulta questa la tromba d’aria con il tributo di vite umane più alto di tutto il Novecento. Un evento spesso dimenticato ma che invece dovrebbe far riflettere sulla potenza devastante della natura contro la quale l’uomo è spesso inerme.

Notizie tratte dalla “Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia”, numero 173 del 25 luglio 1910

Ciclone in Lombardia. L'altro ieri si è abbattuto fra le 16 e le 17 sopra Milano e la regione circostante un furioso ciclone che danneggiò specialmente la città di Saronno.

La regione più colpita è quella compresa fra Saronno, Rovellasca e Lomazzo.

La violenza del vento era tale che molti alberi sono stati divelti, molti tetti sono stati abbattuti ed i raccolti sono stati danneggiati.

Si hanno anche a deplorare alcuni morti e alcuni feriti, come conseguenze della caduta dei fumaioli degli stabilimenti industriali.

Il nubifragio a Saronno produsse la caduta di tutti i camini delle fabbriche, nessuno eccettuato. Può dirsi che non vi è casa che non abbia risentito danni.

Molte sono gravemente lesionate. La campagna circostante è pure danneggiata. Di morti non si deplora a Saronno che l'operaio all'officina della Nord; i feriti sono invece numerosi.

La maggiore disgrazia è avvenuta però nella vicina fornace di Solaro: è franata una tettoia, la cui caduta ha causato una catastrofe. Sono stati estratti 14 morti e 20 feriti.

Il nubifragio ha fatto rovinare anche a Busto Arsizio i camini degli opifici industriali, i quali precipitarono nei locali sottostanti, ove lavoravano gli operai. Sotto le macerie sono rimasto molte persone, delle quali una decina sono state estratte morte e molte gravemente ferite: altre sono tuttora sotto le macerie.

Anche a Mosciano Milanese i danni furono enormi. Vi sarebbero 15 morti. Le autorità, i pompieri di Milano e parecchie squadre di volenterosi cittadini, nonché le Società del pronto soccorso, accorsero sui luoghi desolati a raccogliere le vittime.

Il terribile uragano ha infierito anche nel novarese, e da Novara si ebbe notizia che a Cameri vi fu una vittima.

Sulla linea Milano-Varese, il casellante Luigi Randetti è stato colpito da una scarica elettrica ed è caduto tramortito al suolo: è moribondo.

Nel manicomio di Mombello il ciclone ha abbattuto una tettoia, provocando una scena di terrore fra i poveri ricoverati.

In seguito al crollo del camino della fabbrica di mattoni di proprietà Borghi-Cattaneo a Solaro, che cadde sulla fornace stessa, parzialmente demolendola, rimasero sepolte sotto le macerie 22 persone, in parte operai della fornace e in parte contadini che si erano ivi ricoverati a causa del nubifragio.

Le ulteriori notizie arrivate da Milano fanno ascendere le vittime a circa cinquanta ed i feriti più o meno gravemente ad alcune centinaia.

Saronno ed i suoi dintorni è la plaga maggiormente colpita. Le campagne sono state largamente devastate; alberi secolari sradicati, comignoli caduti, tetti scoperchiati, piccole case abbattute.

Dal bergamasco non sono segnalati che danni alle campagne.

Il prefetto, senatore Panizzardi, è rimasto gran parte della notte sui luoghi del disastro, dando disposizioni per l'opera di soccorso ovunque alacremente organizzata.

S. E. il presidente del Consiglio, Luzzatti, appena ebbe a Vallombrosa notizia del grave disastro in Lombardia, espresse il desiderio di recarsi colà, ma ne su sconsigliato dai medici, i quali lo ritengono in via di miglioramento, ma bisognoso di riguardi.

Dovendo S. E. il sottosegretario di Stato all'interno, Calissano, trattenersi a Roma, il presidente del Consiglio dispose che sui luoghi del disastro si rechino S. E. il ministro Ciuffelli e S. E. il sottosegretario di Stato, Pavia.

Il presidente del Consiglio, edotto dell'entità dei danni e del numero delle famiglie rimaste senza lavoro, autorizzò il prefetto a provvedere ai soccorsi di urgenza.

Notizie tratte dalla “Gazzetta Ufficiale del Regno d’Italia” numero 176 del 28 luglio 1910

Dopo il ciclone in Lombardia.

Le LL. EE. Ciuffelli e Pavia ieri mattina tennero una riunione alla prefettura di Como le autorità locali e provinciali e i deputati della regione.

Poi partirono per i luoghi desolati dal ciclone di sabato scorso, formando due carovane separate in automobili; una con S.E. Ciuffelli, seguito dagli onorevoli Carcano, Baragiola e Padulli ed il segretario particolare dell'on. Pavia, cav. Rosa; l'altra col sottosegretario di Stato on. Pavia, seguito dagli onorevoli Scalini e Baslini.

La prima carovana visitò la zona dell'alta Brianza, da Erba verso Orsenigo; la seconda visitò la zona bassa verso Lecco. Le due comitive si riunirono quindi ad Orsenigo, ove furono invitati a colazione nella villa dell'on. Baragiola.

Il ministro ed il sottosegretario di Stato, in seguito alla visita fatta, discussero assieme sui danni constatati e sui provvedimenti da proporsi per alleviarli. Da Orsenigo le loro Eccellenze e i personaggi che li accompagnavano si recarono a Cantù, ad Asnago, a Cermenate e a Rovello, lasciando ovunque sussidi per i danneggiati poveri.

Proseguirono, quindi per Lomazzo dove S.E. Ciuffelli si trattenne mentre S.E. Pavia proseguì per Bregnano ed ha proseguito poi per Cirimido, Limido, Mozzate e Gerenzano visitando tutta l’estesa plaga tanto colpita.

Il sottosegretario di Stato on. Pavia si e quindi recato a Saronno del presidente di una Commissione, dove incontrò nuovamente il ministro Ciuffelli. Il ministro e l'onorevole sottosegretario di Stato ripartirono per Milano, da dove ripartirono per Roma alle 21.


Il ciclone (minore) di venerdì 22 agosto 1879

Notizie tratte da “Pubblicazioni del Reale Osservatorio di Brera in Milano sui temporali osservati nell’Italia settentrionale durante l’anno 1879"

22 agosto 1879

Saronno, da 4,30 a 5,15 pomeridiane, uragano violento dall'Ovest con nembi bassi e veloci, in ogni verso, all'Est, lampi frequenti ed intensi, prolungatisi fino a mezzanotte, e pioggia breve e temporalesca. Fu più sentito, con danni di grandine, sulla linea di Rho, Garbagnate, Mombello, Turate, Lomazzo e Gerenzano all'ingiro della stazione.