martedì 25 settembre 2012

Che gran vino il Boca...

Boca con frutta e verdura del mio orto

Boca Le Piane DOC 2001 - 12,5% - Azienda Agricola Le Piane

Il Boca, questo vino semisconosciuto...si perchè magari al grande pubblico questo nome dice poco o nulla, ma in realtà è una delle più belle realtà vitivinicole del Piemonte (pur essendo una DOC piccolissima).
Prende il nome dall'omonimo paese, posto tra Borgomanero e Gattinara, terre generose per quanto riguarda il vino...
E' composto dall'85% da nebbiolo, mentre il restante 15% si arricchisce di Vespolina, un vitigno a volte bistrattato ma che però dà ottimi risultati (per i miscredenti, assaggiate Ledi di Barbaglia, 100% Vespolina, e poi vi ricrederete - n.b. ma di questa bottiglia ed azienda ne parleremo prossimamente)...
Il Boca da me degustato (e preferito) è quello dell'azienda Le Piane, condotta dal vulcanico Christoph Kunzli, svizzero emigrato in Italia per ridare lustro a questo vino !!!
Vino ottenuto da un terroir particolare, dal quel porfido posto ai piedi del Monte Rosa dove i vigneti del Boca sono un mix di vecchiaia e gioventù, le cui uve vengono raccolte da viti di 50 anni e da viti più recenti, di circa 12 anni.
Come per tutti i grandi vini rossi, subisce la fermentazione malolattica, ed un successivo affinamento in botti di rovere.

Passiamo alla descrizione della degustazione...
Rosso scarico, nel bicchiere il vino presenta una grande consistenza, con lacrime ed archetti molto accentuati.
Sprigiona immediatamente sentori di marasca e more, passando a fragole di bosco, prugna cotta...lasciandolo ossigenare per bene vira nettamente su profumi di spezie, come vaniglia, cacao amaro, note di tabacco ed affumicatura, funghi secchi, per poi finire con sbuffi balsamici.
In bocca è una delizia....quasi perfetto in tutte le sue componenti, elegante, fine, morbidezza leggermente ancora da smussare, tannini setosi, ottima freschezza e sapidità...corpo e struttura da gran vino rosso piemontese.
Regala ritorni di cioccolato e cacao, caramella mentolata, finale leggermente amaro che però non risulta fastidioso.
L'annata 2001 di questo vino penso che sia attualmente al massimo della sua potezialità, ponendosi sicuramente tra i principali protagonisti del panorama piemontese. Davvero un'ottima bottiglia, fortunatamente sono stato previdente ed in cantina giacciono altre due sorelle...
Prezzo in enoteca: circa 32,00 / 35,00 €, mentre dal "fornitore" di fiducia l'ho strappato a 21,00 €.

mercoledì 19 settembre 2012

Altro verde che ci saluta...

A breve l'ennesima colata di cemento rivestirà un altro appezzamento di terreno gerenzanese...
Il campo del "Purcinela", sito in via Rovello al confine con le Ferrovie Nord, sarà trasformato in tante "belle" villette ed appartamenti, togliendo anche quest'area agricola / verde, la quale è un piccolo "polmone" rinchiuso tra le Nord e la Varesina (ecco alcune immagini del progetto, http://www.abitareco.it/cantieri/2012-04-24-10-43-26/itemlist/category/41-gerenzano.html )...
La lungimiranza della passata amministrazione leghista, ed ovviamente quella del proprietario del campo (figura di spicco della comunità gerenzanese), pur di fare cassa, hanno deciso di sacrificare il terreno.
Terreno che fino ad alcuni anni fa aveva un bellissimo filare di gelsi (poi maldestramente eliminato), terreno da sempre coltivato a granoturco o fieno, terreno che era una piccola valvola di sfogo per i bimbi della zona, dove quando non era coltivato nei mesi invernali, potevano fare due tiri a pallone e correre a perdifiato.
Con la perdita di questo campo, e l'avvenuta costruzione dell'ecomostro in stazione, si è persa la possibilità di fare un parco o un'area verde fruibile per il rione oltre stazione e Varesina. La zona a Nord-Est di Gerenzano è completamente sguarnita di uno spazio verde e ricreativo.
Probabilmente i gerenzanesi che abitano queste zone sono considerati di serie "B", visto la carenza di spazi pubblici...
Inoltre, sempre nello stesso campo del "Purcinela", il PGT prevede una strada che colleghi la rotonda prima del ponte dell'autostrada, al nuovo sottopasso alle spalle dell'ex Nivea.
Insomma, di punto in bianco, tutta la zona a ridosso del tracciato delle Nord (attualmente ancora vivibile), diventerà una colata di cemento, traffico e smog.
A onor del vero, c'è da dire che l'attuale assessore ai lavori pubblici, su domanda di mio padre, ha dichiarato che la strada a fianco delle Nord probabilmente non si farà (speriamo), ed inoltre ricordo benissimo che in un vecchio consiglio comunale leghista, partecipando lui da semplice cittadino a quel tempo, dichiarò totalmente inutile la trasformazione in area edificabile del campo del "Purcinela"...
Peccato che non abbiano ragionato così anche i vecchi amministratori...ma vabbè, ormai la frittata è stata fatta (tanto per cambiare)...

Spero solo che questo campo rappresenti l'ultimo sacrificio del nostro verde al cospetto di interessi edilizi, speculativi e di mere questioni di denaro...finiamola di svendere il territorio...

Allego alcune foto del campo in questione...

Vista da via Rovello verso la Varesina

Lato confinante con le Nord, sullo sfondo il Minigarden




Parte centrale del campo

Lato Ovest, con le case di via San Giuseppe

Il campo del Purcinela visto dall'alto. Il poligono rosso rappresenta l'area che verrà edificata. La parte racchiusa dalla grossa X è invece già stata edificata a partire dallo scorso anno.

Il vecchio filare di gelsi che c'era una volta

Altra immagine degli stessi gelsi

venerdì 14 settembre 2012

Il dolce tipico gerenzanese: la burzela...

Rivangando tra i ricordi degli anziani gerenzanesi, a molti ancora oggi viene in mente una "specialità" che mangiavano da bambini...la "burzela" (o "brusela" per i cugini turatesi)...
Ma cos'è la "burzela" ?
E' un "dolcetto" ricavato dagli eventuali avanzi d'impasto di "pan giald" (o detto anche "pan groi").
L'impasto era ottenuto dalla miscelazione di tre farine, quella di frumento, segale e gialla, oltre all'aggiunta di sale, acqua e lievito ("ul leua"). All'impasto si aggiungevano poi dei fichi freschi, i quali davano dolcezza e durante la cottura rilasciavano parte del loro succo, formando una specie di mielosa marmellata.
Innanzitutto c'è da dire che principalmente la "burzela" era fatta durante la fine dell'estate / inizio autunno, quando c'era la possibilità di avere dei fichi freschi (a Gerenzano non c'era l'usanza di essiccare i fichi, perchè venivano consumati subito, visto che non era molta la disponibilità di cibo a quel tempo). Eventualmente poteva essere fatta anche con la cipolla (soprattutto a Natale), ma nel nostro paese quest'ultima variante era poco in voga. A Turate invece era fatta con l'uva (sempre fresca, non essiccata). Solo le famiglie più facoltose avevano la possibilità di acquistare fichi od uva secca con cui fare la "burzela" anche durante i restanti mesi dell'anno.
Come dicevo, l'impasto era fatto sulla "marneta", che era una madia in legno a forma rettangolare con due maniglie appositamente utilizzata per eseguire questo lavoro. Terminato l'impasto, quest'ultimo veniva ricoperto da uno straccio e lasciato lievitare per un'intera notte.
Il giorno dopo le donne riponevano la "marneta" sulla "careta a man", e si recavano al forno per cuocere il "pan giald". Il forno a Gerenzano era dislocato nell'attuale cooperativa, mentre a Turate si trovava sull'angolo tra via Roma e via San Pietro.
Nel locale del forno avveniva un'ulteriore lavorazione del nostro "pan giald" (che potete trovare qui descritta http://limoscena.blogspot.co.uk/2012/06/ul-leua.html ), dove le donne davano dimostrazione della loro abilità nel "baslottare" (la mia nonna di Turate era maestra in questo campo).
A questo punto, dopo aver formato le ruote di "pan giald", una piccola parte di quest'ultimo veniva trasformato in "burzela", che poi spettava solitamente ai piccini della famiglia. Una volta aggiunti i fichi (o uva o cipolla), ed anche un filo di zucchero (era ul zucher grass, grezzo) veniva infornato. Sulla disposizione dei fichi, uva e cipolla, ho trovato pareri discordanti. Alcuni mi hanno detto che venivano semplicemente adagiati superiormente alla "burzela" (la cui forma in questo caso era quella di una schiacciata), altri dicono che venivano mescolati insieme nell'impasto (e la forma era quella del classico pane rialzato). Anche per quanto riguarda l'aggiunta di zucchero non tutti mi hanno confermato la sua presenza...
Al ritorno delle donne a casa, grande era la festa dei più piccoli alla vista di questo dolce...era una delle poche possibilità che essi avevano di assaggiare una "prelibatezza" che esulava dai soliti cibi quotidiani...
Purtroppo al giorno d'oggi di questo dolce si conserva solo il ricordo (anche se nella sua versione con l'uva, è chiaramente molto simile ad un pane d'uva, il classico "pan di mort"). Nei paesi del circondario (Cislago, Origgio, Uboldo, Saronno), sono molti a ricordarlo ancora, in quanto è comunque un dolce della tradizione del basso varesotto / comasco.
Ma una volta sentito parlare di "burzela", mi è venuta voglia di provarla...ecco quindi la descrizione della prova e le foto...

Si scende in giardino e si recuperano fichi ed uva freschi...

Si prepara l'impasto (causa mancanza delle materie prime sono ricorso al classico impasto di pane già preparato che si può trovare in qualsiasi supermercato)...

Si mette un filo d'olio sul fondo di una teglia da forno, si allarga l'impasto come se fosse una pizza, cercando di tenerlo basso d'altezza, e poi si aggiunge la frutta. Nel mio caso ho voluto provare sia la "burzela" gerenzanese con i fichi, sia la "brusela" turatese con l'uva...

Ingrandimento della "burzela" con fichi (a cui va tolta la buccia, tenendo solo la polpa)...

Ingrandimento della "brusela" con uva...

Si mette in forno a circa 220/250ºC, si controlla la cottura, e dopo circa 40/45 minuti ecco il risultato (per la cronaca, non sono un cuoco provetto, infatti mi è uscita un pò bruciacchiata, ma la prossima volta farò meglio, prometto)...

Ingrandimento della "burzela" con fichi...

Ingrandimento della "brusela" con uva...

Bene...passiamo quindi all'assaggio...
Che dire, ottima, sia nella versione con i fichi (più dolciastra), sia nella versione con l'uva (dove quest'ultima conferisce un senso di freschezza)...
La prossima volta però voglio farla con l'impasto del "pan giald", mescolandoci assieme fichi o uva, in modo da cercare di ottenere davvero il gusto, sapore e profumo della "burzela" di una volta...
Nel frattempo, se volete assaggiare la versione "moderna" sopra descritta di questo dolce, ve lo consiglio vivamente, è davvero ottimo...