venerdì 13 luglio 2012

I cadregatt...


Questo racconto è tratto dal manoscritto che Mario Carnelli ed Albino Porro hanno redatto nell'ormai lontano 1984 (il libro è disponibile presso la biblioteca di Gerenzano).
Nel manoscritto viene raccontata la storia della Gerenzano che fu, quella dei nostri nonni e dell'adolescenza dei nostri padri, la vita quotidiana, i lavori dell'epoca, il dialetto come unica lingua, la toponomastica della vecchia Gerenzano...una Gerenzano scomparsa, ma che vive nel cuore dei "nostar vecc" !
Questo blog mensilmente proporrà uno di questi racconti...


Nell’immediato dopoguerra  i "cadregatt" venivano due volte all’anno a Gerenzano, ed il loro posto di lavoro (sempre all'aperto) era dietro "a la cà di bagatt", cioè la strada del Bettolino.
Erano due uomini robusti, portavano sempre pantaloni di fustagno marrone scuro a coste larghe e circolavano con biciclette pesanti e con due portapacchi, su uno dei quali portavano fasci di "lisca", che servivano all’impagliatura delle sedie.

Allora a Gerenzano quasi tutte le sedie erano impagliate: poche avevano il sedile di legno. Il lavoro maggiore lo avevano però dalla chiesa: infatti tutte le sedie della chiesa erano impagliate.
Questi "cadregatt" facevano prima il giro del paese, prendevano le sedie rotte, le portavano nella via del Bettolino e si mettevano al lavoro. Vedere con quale sveltezza manovravano la "lisca" e con che bravura impagliavano le sedie era un vero piacere. Ogni tanto "ul Piero bagatt" lasciava la sua bottega da "bagatt" e con i suoi fratelli "Pin" e "Lisander" andavano lì da loro a scambiare quattro chiacchiere.

I "cadregatt" erano bergamaschi e mangiavano da bergamaschi: enormi pezzi di grana accompagnati da altrettanto enormi pezzi di polenta fredda innaffiati da bottiglioni di barbera.
A sera, riportate le sedie ai proprietari e salutati "ul Piero bagatt", "ul Pin" e "ul Lisandar" ritornavano da dove erano venuti.

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