martedì 29 maggio 2012

Ul sommelier de la ganga...

Questo racconto è tratto dal manoscritto che Mario Carnelli ed Albino Porro hanno redatto nell'ormai lontano 1984 (il libro è disponibile presso la biblioteca di Gerenzano).
Nel manoscritto viene raccontata la storia della Gerenzano che fu, quella dei nostri nonni e dell'adolescenza dei nostri padri, la vita quotidiana, i lavori dell'epoca, il dialetto come unica lingua, la toponomastica della vecchia Gerenzano...una Gerenzano scomparsa, ma che vive nel cuore dei "nostar vecc" !

Questo blog mensilmente proporrà uno di questi racconti...

Desidero far conoscere ai gerenzanesi vecchi e giovani questo "mestiere" antico anche se a Gerenzano (per quel che io sappia), non è mai stato esercitato.
Lo porto a conoscenza per puro titolo di cronaca e vi assicuro che la prima volta che in ufficio me lo raccontarono rimasi molto scettico sulla veridicità del fatto ma poi, dopo essermi documentato su libri riguardanti l’agricoltura milanese nel milleottocento e dopo che due colleghi anziani mi dissero di averlo visto all’ opera dovetti arrendermi all’evidenza.
Dovete dunque sapere che tra i miei colleghi ce n’era uno che da giovane che aveva esercitato questo mestiere. Il collega in questione si chiamava Porro, faceva il commesso e proveniva dal personale ausiliario. Era uno della bassa milanese e i colleghi lo avevano soprannominato, con arguzia tipicamente milanese, "ul sommelier de la ganga" perché in dialetto milanese, "la pisa la sa dis ganga".
Ma in che modo a suo tempo aveva esercitato il "mestiere"? Eccovi accontentati. A quel tempo nella bassa milanese non vi erano le fognature e nelle corti delle varie cascine c'erano i pozzi neri che i contadini adoperavano per concimare orti e campi (come i nostri contadini d’altronde) ma a differenza dei nostri contadini per i quali la "pisa" andava bene per ogni tipo di coltura, nella bassa milanese erano più progrediti e sapevano che per una certa coltura ci voleva un particolare tipo di "pisa" invece che un altro, ed ecco quindi entrare in azione i tipi alla Porro.
Porro veniva chiamato in 5 o 6 cascine e in ognuna si ripeteva la medesima scena: il contadino scoperchiava il pozzo nero (al tirava su ul sigil), con un attrezzo apposito chiamato "ul rugapisa" (* vedi nota) dava una "rugada" alla "pisa” poi prendeva una "sidela" l’attaccava alla pertica e con maestria l'immergeva e la tirava fuori dal pozzo piena di "pisa". Ho detto con maestria perché da ragazzo ho provato anch’io a fare quei movimenti ma erano più le volte che la “sidela” rimaneva nel pozzo nero che le volte che la tiravo fuori. E qui Porro iniziava. Immergeva un dito nella "pisa" lo portava alle labbra, muoveva impercettibilmente la lingua e poi emetteva il suo giudizio che era insindacabile: questo tipo andava bene per l'insalata, questo per le patate, questo per l'erba medica e cosi via.
Porro emetteva i suoi giudizi in base al tasso di alcalinità, cioè se era troppo acida o troppo dolce, e allo "spessore" della "pisa". Porro a una mia domanda su come avesse fatto a imparare a giudicare il tasso di alcalinità e lo "spessore” della "pisa” mi rispose in dialetto milanese: "uhei bagaj, cul me pader se capivi minga subit eran pesciad in del cuu che ciapavi". Cioè doveva imparare in fretta per non "assaggiare" continuamente e per evitare le pedate del padre. E, a un'altra domanda su come facesse a sciacquare la bocca dopo l' "assaggio", mi rispose sempre in dialetto milanese: uhei bagaj, per rasentà la buca gh'era nient de mej che un bel grapott, se peu eran duu mej anca mò".

(* Nota) "ul rugapisa" era un attrezzo a forma di zappa arrotondata e leggermente ricurva che veniva infilato su un lungo manico.


Note personali a margine: se non sapessi che l'autore del racconto sia mio padre, non avrei mai creduto a questa storia ed all'esistenza di un simile mestiere !!! E' incredibile fino a dove si spinga "l'ingegno" dell'uomo...
P.S. anche io sono sommelier, ma mi fermo solo ed esclusivamente alla degustazione del vino...

2 commenti:

  1. Io ero piccolo. Mio padre, morto ormai da molti anni, quando nell'aria si sentiva un odore di concime, diceva (in dialetto milanese): stanno dando la ganga alle verze. Non ho mai chiarito il significato di
    questa frase, ma ancora oggi, quando nell'aria sentiamo un odore di
    stallatico, ripetiamo scherzosamente la stessa frase.
    Oggi, 19 agosto 2023, ho imparato qualcosa di nuovo.
    Complimenti per il bellissimo racconto.

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  2. Grazie, mi ha fatto molto piacere che questo racconto ti abbia chiarito questa fatto e parola. Un cordiale saluto! Ferruccio

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