venerdì 19 aprile 2013

La Borgogna incontra l'Italia...

Nei giorni scorsi, in compagnia della mia dolce metà, abbiamo organizzato una piacevole cenetta, dove si sono scontrati due titani enogastronomici...

Il primo, riguardante la parte "beverina", è stato rappresentato dal seguente vino:

Nuits Saint Georges "Les Saint Georges" annata 1999
Appellation Nuits Saint Georges Premier Cru Controlée
Domaine Robert Chevillon - Viticulteur à Nuits Saint Georges (Cote d'Or)
Pinot Noir 100%
Titolo alcolometrico 13,5%

Il secondo, riguardante la parte mangereccia, è stato rappresentato dal seguente piatto:

Tagliata di vitello Fassone con porcini valtellinesi e parmigiano reggiano stagionato 18 mesi

Iniziamo a parlare del vino.

Borgogna, patria indiscussa del Pinot nero...
Ci troviamo nella Cote d'Or, precisamente nel comune di Nuits Saint Georges.
Il Domaine Chevillon inizia la sua attività nei primi anni del '900.
La produzione si basa su vitigni di Pinot Noir, Chardonnay, Pinot Blanc e Aligoté, tutti coltivati a Guyout.
Tra i suoi vini, troviamo ben 8 Premier Cru, oltre ad alcuni Village e appellazioni generiche.

Punto di forza di Robert Chevillon, è senz'altro "Les Saint Georges".
Pinot Noir in purezza, l'annata da noi assaggiata è la 1999 (annata giudicata buona per i rossi borgognoni).
Il servizio del vino in tavola è degno di un grande sommelier quale sono....(chiaramente sto scherzando, comunque nel mio piccolo cerco di applicarmi).
Decido di non avvalermi del decanter, aprendo però la bottiglia circa 6 ore prima della cena, in modo che il vino si ossigeni e "rilasci" il suo bouquet aromatico.
Un calice ampio accoglie la prima mescita del vino...rimango per qualche minuto in religioso silenzio nell'ammirare lo stupendo color rosso granato scarico, tipico del pinot nero per quanto riguarda la poca pigmentazione del vino, e tipico di un vino con qualche anno sulle spalle per quanto riguarda la tendenza a virare verso il granato più o meno accentuato.
Un naso caldo, fitto e ammaliante fa trasparire profumi inebrianti: spezie, cuoio e tabacco dolce, poi liquirizia, rabarbaro, lievi accenni di vaniglia e legno, che vanno poi a virare su note balsamiche, funghi secchi, confettura di prugna, ribes, e le inconfondibili fragole di bosco caratteristica classica del vitigno. Fragrante, grande freschezza, aggraziato nel proporsi con tutto il suo spettro aromatico...

La voglia di assaggiarlo anche al palato è grande...e quindi voilà, detto fatto...

Immediatamente si è colpiti dalla struttura del vino...carnosa, rotonda, piena di materia, con un equilibrio tra le componenti di morbidezza e durezza quasi perfetto (vedi successivo discorso tannini / corpo), avvolgente, freschezza infinita come d'altronde la persistenza, davvero interminabile....
Tannini leggermente amaricanti, che portano a riconoscere note di china e rabarbaro in bocca, e che si affiancano alla robustezza del corpo del nostro vino.

Bottiglia sicuramente al top delle sue qualità in questo momento, probabilmente ha davanti a sé ancora qualche ulteriore possibilità di miglioramento, smussando magari un poco la spigolosità dell'accoppiata tannini / corpo.

Passiamo alle cibarie...
Come dicevo prima, il vino è stato abbinato a una tagliata di vitello Fassone con porcini valtellinesi e parmigiano reggiano stagionato 18 mesi.

La carne proviene direttamente dal Piemonte, e ci è stata data da un caro amico che bazzica spesso e volentieri nel Monferrato.
Fassone: razza piemontese, che identifica bovini con masse muscolari abbondanti e di elevato pregio. Gli esemplari adulti presentano un manto prevalentemente bianco, mentre i vitellini sono di color biondo.
La carne di Fassone è molto ricca di proteine e povera di grasso, oltre a essere tenera e  saporita. I piatti principali in cui è utilizzata sono soprattutto brasati e bolliti, oltre al famoso "battuto di Fassone".

Sabri è riuscita a ottenere una cottura perfetta, al sangue, mantenendo la tenerezza della carne.
Mentre la carne cuoceva, abbiamo cucinato con un filo d'olio, prezzemolo e aglio i porcini, tagliandoli a fettine sottili. Porcini che ho raccolto lo scorso autunno in Valtellina, e che sono poi stati surgelati interi.
Un profumo forte e deciso ha iniziato a pervadere la casa....l'acquolina in bocca era già alle stelle !!!
Bene...impiattiamo la tagliata, adagiamo sopra un letto di porcini, per poi ricoprire il tutto con scaglie di parmigiano...

Che bontà...carne dolce, tenera, che contrastava il gusto forte e la consistenza dei funghi, mentre il parmigiano mitigava tra loro gli altri ingredienti, soprattutto la succulenza della carne.
I porcini sembravano appena colti....carnosi, saporiti, profumati con richiami di sentori di humus, terra... 
Insomma un piatto delizioso...

Piatto che si è quindi ben legato con il nostro vino proposto in abbinamento...
Innanzitutto la succulenza del piatto è stata ben smorzata dalla tannicità e alcolicità del vino...la buona sapidità di quest'ultimo ha ben bilanciato la tendenza dolce della carne.
E soprattutto la struttura del piatto, struttura importante data dai funghi e dal parmigiano (oltre che dalla carne), e la persistenza gusto-olfattiva, si sono abbinate in maniera eccelsa con le corrispondenti qualità del Premier Cru borgognone.

Piatto e vino si sono amalgamati in un abbinamento più che buono, senza che uno sovrastasse l'altro...forse l'unico punto negativo sono anche in questo caso i tannini un po' duri, che coprivano un poco il retrogusto del piatto...

Ma è forse solo un piccolo neo rispetto alla bontà generale dei due attori protagonisti...




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