lunedì 9 dicembre 2013

Passeggiata notturna nel bosco...

Tra le svariate proposte del "vulcanico" Franco Formica, esperta guida di montagna e naturalista incallito, la scorsa settimana vi era quella di fare una camminata notturna nel parco del Ticino in zona Malpensa.


Conosco Franco da alcuni anni, da quando m’introdusse nel mondo del Nordic Walking e dell'Orienteering, ed è sempre un piacere rincontrarlo, soprattutto per vivere la sua carica umana e sentirlo raccontare le sue mille avventure, aneddoti e informazioni riguardanti l'ambiente naturale.

E così, dopo aver compiuto l'iscrizione via mail alla serata, ecco che con Sabrina puntiamo il muso della macchina in direzione Malpensa: il ritrovo è previsto per le ore 19,30 presso il centro parco "Ex dogana austroungarica" posto in località Lonate Pozzolo, subito dopo l'aeroporto.
Percorriamo la superstrada SS336, a quell'ora piuttosto sgombra dal traffico, imbocchiamo l'uscita di Oleggio-Busto Arsizio, e dopo aver incrociato l'abitato di Tornavento, una larga strada sterrata ci conduce al parcheggio dell'ex dogana. L'edificio è proprio un ex posto doganale riadattato nel corso degli anni a cascina, per poi trasformarsi definitivamente in una delle sedi del parco del Ticino. Al suo interno trovano spazio un piccolo museo dedicato al parco, laboratori, una rivendita di prodotti locali, e al piano superiore, uno spazio dove poter organizzare manifestazioni e banchetti.

Al nostro arrivo molta gente che parteciperà con noi alla passeggiata, è già presente sul piazzale antistante alla sede. Entriamo nel locale di rivendita dei prodotti, dove Franco sta raccogliendo i nominativi dei presenti. Quando è il nostro turno, noto con piacere che, nonostante le centinaia di persone che frequentano i suoi appuntamenti, quando mi vede si ricorda bene di me, salutandomi calorosamente. Mentre il piccolo appello prosegue, sbirciamo nel locale shopping: latticini, conserve, salumi, frutta e verdura freschissime, fanno bella mostra di sé sui banchetti allestiti. Sono davvero invitanti, e, infatti, un bel salame e cotechino nostrani "finiscono" nel bagagliaio della nostra macchina. Avremo poi l'occasione di assaggiare il tutto nella cena che è prevista a fine passeggiata sempre nei locali del centro.
Immancabilmente la fase di attesa dei partecipanti si prolunga oltre il dovuto, ma si sa che, purtroppo, gestire un alto numero di persone provoca qualche intoppo: alla fine saremo più di cinquanta persone a seguire Franco nel bosco.
Per quanto riguarda i partecipanti, devo dire che ve n'erano di tutte le età: bambini, ragazzi, adulti e "vecchietti", chi armato di bastoncini da Nordic e chi con pila frontale, sono pronti per avventurarsi nel buio. Caratteristica comune a tutti è l'abbondante copertura con giubbotti, cappelli, guanti e sciarpe per ripararsi dal freddo. La serata è limpida, una bellissima stellata ci accompagnerà per tutto il percorso, ma anche il freddo è pungente...

Bando alle ciance: Franco dà il via, trasferendo il gruppo all'esterno. Lui farà da capo guida, mentre un suo uomo fidato chiuderà la fila, entrambi muniti di walkie talkie per tenersi in contatto nel caso vi siano problemi.
Si parte...i bimbi chiaramente scattano in testa al fianco di Franco...io e Sabri rimaniamo "intrappolati" verso la coda del gruppo, ma non essendo una passeggiata agonistica ce la prendiamo comoda, "assaporando" i rumori del bosco e le chiacchiere dei nostri compagni !
Superiamo un ultimo pezzo di strada asfaltata ed ecco che ci buttiamo in un piccolo sentierino nel bosco. Sabrina è dotata di pila, quindi riusciamo a vedere il terreno su cui poggiare i piedi. Ai nostri lati le classiche robinie popolano questa zona boschiva. Il fascio di luce delle pile, puntato in lontananza, illumina piccoli squarci di notte...sagome tetre di alberi caduti o rami dai contorni particolari suggestionano i presenti...non nego il fatto che essere in gruppo dia sicurezza, perché inoltrarsi di notte nel bosco da soli, probabilmente incute un po' di paura !

Più andiamo avanti, e più il gruppo si sgrana. Il sentiero si stringe sempre più, fino a diventare una piccola traccia nel sottobosco...perdo il contatto con Sabrina, e rimango "scollato" dagli altri sia davanti sia dietro. Non ho alcuna pila, quindi ho solo il chiarore della luna che può illuminare i miei passi...è strana la sensazione che provi quando non riesci a capire dove poggiare i piedi...insicurezza e timore ti portano a essere più cauto...ma ciò non toglie il piacere di essere a contatto con la natura...

Mi guardo lentamente intorno: si scorgono fiochi bagliori di luce...sono i miei compagni che sono avanti a me di un centinaio di metri...fruscii silenziosi mi avvolgono, provocandomi qualche sobbalzo di paura...ma sono semplicemente felci e rami che urto inavvertitamente al mio passaggio...uno sbattere di ali e una sagoma che velocemente prende il volo m’indica la presenza di qualche volatile notturno...con il passare dei minuti sento quasi di appartenere a quest'ambiente: i miei occhi si sono abituati all'oscurità, i miei passi divengono più svelti e decisi, trasmettendomi sicurezza. Ora so dove andare, come muovermi, cosa evitare...sono sensazioni che salgono dall'interno, istintive, risvegliando l'ormai parte "avventuriera" che dorme in noi, soffocata dalle troppe comodità odierne che ci spingono ad adagiarci a una vita tranquilla, sedentaria, noiosa...

Ma purtroppo il mio "ambientamento" in natura dura poco...

In lontananza scorgo le luci di Malpensa. Un candido chiarore che tende all'arancione mi fa capire che il nostro peregrinare ci ha portato in prossimità dell'aeroporto. Ma (purtroppo) non è l'unico segnale che lo fa capire...il silenzio è squarciato da boati fragorosi: sono gli aerei che rullano e decollano sulla pista...un odore dolciastro quasi nauseabondo ti entra nelle narici...è il kerosene usato come carburante, che bruciando diventa quasi "zuccheroso"...poi all'improvviso il bosco s’illumina quasi a giorno: siamo finiti proprio sulla direttrice di atterraggio degli aerei. A non più di cento metri dalla mia testa, a distanza di alcuni minuti, svariati jet con tutte le luci di posizione accese ci passeranno sopra, per poi scomparire all'orizzonte andando a toccare terra più avanti.
Rimango un poco costernato, perplesso: pensavo di fare un tranquillo giro nella natura, ma mi ritrovo nel mezzo di un caotico traffico aereo...
Supero il momento di smarrimento, e raggiungo il gruppo in prossimità di un'ampia radura.
Franco ci fa notare che stiamo entrando nella brughiera, ambiente ben noto e famoso di questa zona. Brughiera da brugo, ovverosia Calluna Vulgaris, che qui troviamo in abbondanza. Arbusto che cresce spontaneo nelle nostre Prealpi, e che mi riporta alla mia gioventù: nella brughiera di Appiano, con mio padre facevo grandi raccolte di Cantharellus Lutescens, un piccolo fungo a forma di trombetta che è davvero ottimo...poi purtroppo la brughiera è stata soppiantata da una pineta, e il mio caro Lutescens è (quasi) sparito...

Ci rincamminiamo: il sentiero che attraversa la brughiera è ben largo e facile. L'unico inconveniente è dato dal fatto che pare di camminare su di un cartone. Infatti, il terreno si è gonfiato a causa della brina che si è sviluppata al suo interno, subito sotto lo strato superficiale. Si è quindi creata una specie di bolla che al nostro passaggio provoca il cedimento del terreno, dando la sensazione che si prova camminando appunto su di un cartone.

Dopo qualche minuto lasciamo la brughiera e ci riaddentriamo nel bosco: robinie, faggi e querce ci accompagnano in questo tratto. A un certo punto, il tutto è tagliato di netto da una lunghissima e dritta striscia di cemento. Qui Franco si ferma e ci spiega. Questa lingua di cemento è la vecchia pista dell'aeroporto militare tedesco che esisteva durante la seconda guerra mondiale (oltre a quello militare di Malpensa). La pista, nonostante fosse ben presidiata dall'alleato germanico, fu però bombardata a più riprese dagli anglo-americani, rendendola così inservibile. Il suo tracciato fu riutilizzato durante la costruzione del Terminal 1 di Malpensa (ma con scopi ben diversi dal precedente utilizzo): il progetto del nuovo terminal prevedeva che l'allacciamento fognario attraversasse il parco del Ticino descrivendo un percorso alquanto tortuoso, che avrebbe comportato l'abbattimento di centinaia di alberi. L'ente parco, per salvaguardare il patrimonio naturalistico, propose quindi di far scorrere la rete fognaria al di sotto della lunga pista "tedesca", evitando così un’inutile”strage" di piante, visto che già essa attraversava i boschi.
Franco ci regala un ulteriore aneddoto: è particolarmente curioso attraversare il bosco nell'intersezione con la pista tedesca durante una nevicata. Sì perché la neve attacca a terra in qualsiasi punto tranne che sulla pista, in quanto il calore dato dal passaggio della fogna ne impedisce l'attecchimento. E quindi uno si ritrova davanti ad un paesaggio completamente imbiancato tranne che per questa lunga striscia, che rende il tutto piuttosto insolito e particolare.

Il nostro percorso continua fino allo "spiazzo delle arnie". L'ho chiamato io così perché all'improvviso su uno dei lati del sentiero, un'ampia radura accoglie una trentina di colorate arnie. La potente torcia di Franco (i professionisti si riconoscono...) illumina le piccole casette...in questo periodo le api sono nella fase di riposo, ben riparate all'interno della loro struttura. Queste arnie sono di proprietà di un'azienda agricola della zona, il cui miele è in vendita presso il negozio del parco. Per la gioia dei piccini (ma anche dei grandi), la nostra guida ci descrive brevemente ma in maniera esaustiva la vita all'interno e all'esterno di un'arnia, regalandoci uno spaccato di vita di questi piccoli animali. E' sempre un piacere ascoltare Franco, perché oltre alle conoscenze personali che ha e che distilla sapientemente, è una persona molto piacevole...la sua parlata decisa ma allo stesso tempo dolce, la sua cadenza ben scandita da tempi e ritmi adeguati nel cogliere e sottolineare aspetti e temi importanti rapisce e affascina l'ascoltatore, trascinandolo nei suoi discorsi e racconti con curiosità...!

Si riparte: il sentiero piega a destra, e in circa duecento metri siamo fuori dal bosco. Ci aspetta un piccolo tratto d'asfalto, per poi rimetterci nel famoso sentiero del Gaggio.
Si tratta di un ampio sentiero in terra battuta, ciclopedonale, della lunghezza di circa 2 km che rientra nella zona boschiva, fino a riportarti all'ex dogana. Ma la particolarità del sentiero è di essere una specie di libro a cielo aperto nel quale viene raccontato il nostro passato attraverso l'esposizione di articoli e strumenti agricoli (e non) appartenenti all'epoca dei nostri nonni e bisnonni.

Per me che sono amante di queste cose, è una manna dal cielo. Il tutto è aperto dal classico e indimenticato gelso. Ancora giovane, ma già piuttosto robusto e grandicello, fa bella mostra di sé, aprendo così il sipario alle successive tappe che ci aspettano.

Distanziati di circa 100/150 metri l'una dall'altra, apposite postazioni espongono svariati oggetti della vita contadina di fine '800 - inizio '900.
Forconi, falci, mastell, la rapèga, la ranza, la carèta, vecchi aratri da attaccare al cavallo sono tra le tante cose esposte, e che purtroppo causa oscurità e leggero ritardo sulla tabella di marcia, non ho la possibilità di vedere con la dovuta calma (c'è da tener conto che comunque la visita di questa esposizione non era prevista nella serata). Sicuramente provvederò a visitare il tutto in un'altra occasione, in modo da ritagliarmi il tempo necessario per guardare con tranquillità e fare anche qualche foto.

La fame inizia a "aggredire" il gruppo, e quindi il passo aumenta...incrociamo ancora la pista tedesca e un altro sentiero, dove vi è posta l'indicazione che a 200 metri c'è una vecchia postazione militare visitabile, ed ecco che giungiamo al caseggiato di partenza. Ordinati, in fila, saliamo le scale che ci portano al piano superiore, dove si apre un ampio salone con tavoli apparecchiati: la nostra cena ci attende !

Con Sabrina troviamo posto su uno dei tavoli in fondo al locale...con noi siederanno una simpatica famigliola e un signore che ci regalerà preziose perle sulla sua esperienza nella Protezione Civile in occasione del terremoto in Umbria ed Emilia-Romagna (tanto di cappello a queste persone che volontariamente si prestano per aiutare la gente in difficoltà)...!
Una volta che tutti hanno trovato una sistemazione, si parte con la cena. L'antipasto è a buffet...formaggi, salumi e salse d'accompagnamento, tutti prodotti da aziende locali, finiscono "velocemente" nei nostri piatti, e con altrettanta "velocità" e voracità sono trangugiati...devo dire che il tutto era ottimo, soprattutto i salumi meritavano davvero...
Tra una chiacchiera e l'altra arriva il piatto clou: polenta e costine.
Una polenta morbidissima con un succulento intingolo nel quale erano immerse le costine, coronava degnamente la serata. Si sa che è sempre difficile cucinare per grossi quantitativi di persone, ma sia polenta che costine erano cotte al punto giusto, e quest'ultime molto saporite. Il tutto è stato accompagnato da un vino rosso molto giovane, poco strutturato, davvero semplice, ma che comunque si è, come si dice, fatto bere !

Insomma, alle 23,30, dopo una bella serata, è il momento di tornare a casa. Salutiamo la nostra tavolata e l'amico Franco, il quale spero di rivedere presto in qualche altro suo appuntamento...

Saliamo in macchina e riprendiamo la SS336...scambiamo le nostre impressioni sulla passeggiata, ed entrambi conveniamo che è stata davvero bella, l'unica pecca è forse la locazione, troppo vicina e disturbata dalla presenza dell'aeroporto, e probabilmente anche un po' troppo numerosa la compagnia....forse se fossimo stati in meno, la cosa sarebbe stata più "intima" e meno dispersiva.

Però è sicuramente un'esperienza da ripetere, magari con gli amici (e magari d'estate): passeggiata nei boschi di Gerenzano e poi una bella grigliata per tutti ! Perché no ?!

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