lunedì 5 novembre 2012

Toscana: castagne, monumenti e mare...


Nell'ultimo weekend di Ottobre con Sabri e Kiki ci siamo dedicati a scoprire alcuni angoli di Toscana...
Tutto è partito dall'adozione di un castagno secolare che ho fatto 2 anni fa, tramite l'associazione castanicoltori della Garfagnana (http://www.associazionecastanicoltori.it).
Questa associazione si è preoccupata di recuperare un vecchio bosco di castagni secolari in località Cerasa, promuovendone il recupero tramite l'adozione di ogni singolo castagno effettuata da privati.
Ho quindi deciso di adottarne anche io uno, versando una quota per la sua pulizia e mantenimento, ed il castagno a me intestato si chiama Antonella (un castagno femmina !!!).
Ogni anno, a fine Ottobre, l'associazione organizza la festa della raccolta delle castagne con relativa visita al castagneto, invitando tutti i "proprietari" dei castagni a partecipare.
Abbiamo quindi colto la palla al balzo per farci 2 giorni in Toscana.
Partenza sabato mattina, purtroppo il tempo non è clemente, scrosci d'acqua ci accompagnano per tutto il viaggio, spruzzate di neve imbiancano le cime degli appennini sulla Cisa...usciamo dall'autostrada ad Aulla, in alta Lunigiana...ci aspettano 60 km di curve, saliscendi, tornanti, strade strette che attraversano vecchi borghi incantati...
Giungiamo verso mezzogiorno a Castelnuovo di Garfagnana, e ci rechiamo all'agriturismo che sarà la nostra base per questi 2 giorni.
L'agriturismo è molto carino (www.agriturismoventuro.com), è gestito da una coppia giovane e simpatica, Cinzia ed Ismaele. Hanno un allevamento di bovini e suini, con la cui carne ci delizieranno durante i pasti, oltre a pasta fresca e dolci fatti in casa.
Una cosa mi colpisce subito: la bellissima "topia" di uva americana presente all'esterno, che funge da ricovero per le macchine dei clienti...lunga, grande e maestosa, davvero bella !!!
L'accoglienza è cordialissima, si premuniscono di farci avere la massima ospitalità. La camera a noi assegnata è bellissima, con una scala in legno che porta ad un soppalco dove c'è la zona notte.
Siamo piuttosto affamati, e quindi ci accomodiamo poi nel grande salone da pranzo, dove troviamo un grosso camino su cui viene cotta la carne alla brace. Il pranzo è ottimo, ho occasione di assaggiare anche la frantoiana, zuppa locale di legumi, molto densa (non è il classico nostro minestrone).
Rifocillati a dovere, dopo aver sistemato le ultime cose in camera, partiamo alla volta dell'azienda agricola Cerasa (www.cerasa.garfagnana.eu), luogo nel quale si svolge la festa della raccolta delle castagne.
Il navigatore dice che la distanza da ricoprire è di circa 15 km, equivalenti a 20 minuti di tempo.
Peccato però che (come al solito), anche i navigatori sbaglino...partiamo e attraversiamo Pieve Fosciana. All'uscita del paese, il navigatore indica di girare a destra. La strada inizia a salire, tornanti e curve cieche si susseguono sotto le nostre ruote...attraversiamo piccole frazioni, poi, data l'altitudine, iniziamo ad addentrarci in nubi basse, che riducono la visibilità. Dopo circa 20 minuti, il navigatore ci comunica che siamo arrivati. Si arrivati ma dove ? Siamo in mezzo a un bosco, non ci sono ne case ne anima viva...provo a continuare a salire, fino a che incontro il Passo San Pellegrino...ci viene a questo punto il dubbio che l'aggeggio elettronico abbia sbagliato. Inversione e scendiamo verso valle. Nella discesa incontriamo una macchina, riusciamo a fermarla chiedendo indicazioni per la nostra meta finale. Il conducente, un classico toscanaccio molto simpatico, ci dice che Cerasa è nella valle a fianco, e che per arrivarci dobbiamo scendere ancora a Pieve Fosciana e risalire dalla parte opposta. Dice inoltre di fare attenzione, perchè la strada è stretta, piena di curve e senza protezioni (non che quella finora fatta in realtà sia diversa).
Lo sconforto assale Sabri e Kiki...l'idea di fare un'altra strada in simili condizioni le fa desistere dal provare a venire. Le riaccompagno quindi in agriturismo, e decido di ripartire da solo. Ormai è una questione personale...devo vedere il mio castagno !!!
Spengo il maledetto navigatore, e mi fido delle indicazioni del "toscanaccio"...
La strada, tanto per cambiare, risale ancora...il motore gira "pesante", soffre nel macinare km in prima, seconda e massimo terza, le pendenze si fanno ardue. La carreggiata è veramente stretta, passa solo una macchina. Attraverso boschi di soli castagni, dai colori autunnali, è uno spettacolo. La strada si snoda a mezza costa sulle montagne, non incontro anima viva. Dopo circa 15 km nel nulla, arrivo ad uno spiazzo con delle macchine parcheggiate, e trovo un grosso castagno ad accogliermi con la scritta "Azienda Agricola Cerasa".
Parcheggio e mi avvio a piedi alle costruzioni in pietra che vedo distanti un centinaio di metri.
Soffia un vento forte, il freddo è pungente...il turbinio d'acqua, nonostante l'ombrello, ti raggiunge lo stesso...
Alla mia destra, mentre cammino, si snoda il bosco di castagni secolari: è uno spettacolo nello spettacolo. Piante enormi, con tronchi "rugosi", i cui rami svettano dall'alto della loro imponenza...il sottobosco è pulitissimo, non vi sono felci o erbe infestanti, capisco quindi che qui si trova anche la mia "Antonella".
Supero la stalla, dove mi fermo a dare un'occhiata. Qui trovano riparo molte pecore. Subito più avanti c'è il pollaio, con alcune galline e galli che razzolano all'esterno. E poi giungo finalmente all'edificio adibito a casa, dove vengo accolto da Antonella (n.b. non è il mio castagno, ma è una signora che fa parte dell'associazione).
Dopo i convenevoli di rito, però mi dà una brutta notizia: a causa del maltempo, non è possibile recarsi a visitare il castagneto e raccoglierne i suoi frutti, in quanto il suolo è bagnato e quindi è molto scivoloso, fattore il quale potrebbe creare incidenti (n.b: tutto il castagneto è posto sul costone della montagna, quindi il terreno è molto scosceso ed effettivamente pericoloso).
Comunque mi  accompagna all'interno della casa, dove mi presenta Ombretta, la titolare dell'azienda, ed i suoi genitori.
Ombretta è una ragazza di circa 35 anni, con occhi chiari e profondi. La sua stretta di mano è forte, vigorosa, decisa.
Iniziamo a parlare, e gli chiedo cosa ci faccia una ragazza in quel posto dimenticato da Dio.
Lei sorride, e brevemente mi spiega i motivi per cui ha deciso di intraprendere questa vita.
Impiegata presso un'azienda, nel 2003 decide di cambiare vita, volendo dedicarsi ad un'attività all'aria aperta ed immersa nella natura.
Con l'aiuto della Regione Toscana ed altri enti, gli viene affidata questa azienda (recuperandola da una fine certa), nel tentativo di preservare una razza autoctona di pecore, la pecora garfagnina. Con l'aiuto dei suoi genitori (da sempre allevatori di animali), si trasferiscono quindi in questo angolo sperduto di Toscana, ed iniziano la loro avventura. Mi racconta che sicuramente agli albori non è stato facile. Vita dura quella della pastorizia, sveglia presto al mattino per mungere e poi far pascolare gli animali, occuparsi del frutteto e dell'orto, fare il formaggio, stare dietro alle faccende di casa...
Ma poi con il passare degli anni l'amore e dedizione per questo lavoro, paesaggio e vita prende il sopravvento, ed oggi non lo cambierebbe con niente al mondo. Non è più abituata ai rumori della città...qui vive in simbiosi con la natura, con i suoi elementi, con il tempo scandito dalla quotidianità e vita di una volta...
Mi racconta inoltre del suo famoso pecorino, genuino e casereccio, che ha ricevuto numerosi riconoscimenti. E poi mi presenta il babbo e la mamma...persone la cui faccia racconta di fatiche, sacrifici e vita dura...
Vengo poi accompagnato nella piccola sala, dove trovo dei tavoli imbanditi da squisitezze gastronomiche. Salame, coppa, lardo, crostini, pancetta, prosciutto, intingoli, formaggi, pane fresco, dolci fatti in casa e tantissime altre bontà sono a disposizione dei visitatori. Faccio qualche assaggio, e posso assicurarvi che era davvero tutto sublime.
Nel frattempo guardo la sala: il pavimento è fatto ancora in lastre di legno, incastrate l'una con l'altra, consumato e levigato da anni di calpestii...sicuramente è molto vecchio, e fa parte dell'arredo originale del casolare. La sala è riscaldata da una stufetta in legna.
Adiacente alla sala vi è la cucina...un grosso camino acceso riscalda l'ambiente...la cucina è semplice, sul vecchio fornello si sta preparando il vin brulè, il vociare dei presenti è allegro, rimbomba nel locale, sfociando in risate amichevoli e felici.
Inoltre Antonella mi fa vedere i prodotti che Ombretta ed altre donne della valle ricavano con la lana di pecora: maglie e maglioni, sciarpe, coperte, tutte rigorosamente eseguite a mano.
L'atmosfera è gioviale, allegra. Mi sposto poi all'esterno del casolare. Qui trovo un'altra bellissima "topia" d'uva, che fa da pergolato, sotto il quale si trova un grosso tavolo di legno, utilizzato per mangiare all'aperto d'estate (n.b: l'azienda fa anche da ristoro per i più audaci che osano avventurarsi fin qui sia d'estate che d'inverno).
Di fronte al casolare, trovo un prato scosceso, molto ripido. Qui vi son presenti molte piante da frutto, e chiaramente il prato funge da pascolo anche per le pecore.
Alle spalle invece si estende il castagneto...davvero impressionante, le piante danno sfoggio di grandezza, potenza, timore...alcuni hanno anche più di 300 anni...sono maestosi.
Scambio poi qualche chiacchera con un ragazzo più o meno della mia età, parente di Ombretta. Discutiamo sul fatto di come noi cittadini non sappiamo più riconoscere i gusti e profumi veri dei cibi, ormai lobotomizzati da carni, ingredienti e generi "industriali". Mi invita per provare ciò all'assaggio dei cibi presenti nella sala interna, ma cortesemente lo ringrazio, in quanto "ho già dato" e sono sazio (anche se davvero, il tutto meriterebbe un bis).
Il tempo scorre in fretta, e giunge quindi l'ora dei saluti. Ringrazio tutti della calorosa accoglienza, strette di mano e pacche sulle spalle si sprecano, e ci diamo appuntamento all'anno prossimo, dove spero di poter visitare e conoscere il mio castagno.
Mi avvio quindi a ridiscendere in macchina a valle...la strada è davvero infima, stretta ed il fondo è scivoloso. Ma lo spettacolo che mi circonda mi ripaga delle difficoltà. I boschi di castagni stanno tendendo a colori autunnali inimmaginabili, piccoli torrenti ti "salutano" al tuo passaggio con copiosi getti d'acqua formando delle piccole cascatelle a bordo della strada...le nuvole ti accompagnano su tutto il primo pezzo di strada in falsopiano, per poi salutarti mano a mano che si scende di quota. A metà strada parcheggio in una radura la macchina e faccio due passi nel bosco. Tre mazze di tamburo mi accolgono appena entrato, seguite da altri funghi...il terreno è ricoperto completamente di foglie. Scruto attentamente nella speranza di vederna qualcuna sollevata che potrebbe significare la presenza di qualche porcino, ma purtroppo però non trovo nulla. Risalgo in macchina e scendo definitivamente a valle, rientrando in agriturismo.
Qui trovo le ragazze indaffarate nello studio (Kiki), mentre Sabri legge un libro. Dopo avergli raccontato il tutto, è ormai ora di cena. Scendiamo nel salone, e veniamo accompagnati in una saletta più piccola, in quanto il salone questa sera è completamente occupato per festeggiare ben due compleanni di giovani ragazzi.
A fianco della nostra saletta, c'è la cantina. Chiediamo il permesso di visitarla, ed una volta aperto il portone, si apre uno spettacolo magnifico: formaggi, vini, prosciutti e tantissime altre cose fanno sfoggio di sè. Vorremmo non dover uscire mai da quell'angolo enogastronomico...
La cena si rivela anche lei ottima. La grigliata di carne è fantastica, come anche il dolce, una crema semifredda con cioccolato fuso preparato tutto da loro.
Nel frattempo la sala principale si è riempita delle due compagnie di giovani che devono festeggiare il compleanno: sono tutti circa ventenni...piano piano la serata decolla, ed iniziano quindi i brindisi, gli auguri, i canti, le risate. Vederli mi porta indietro nel tempo, quando anche io alla loro età, con i miei amici, ci si divertiva a fare tutto quel trambusto, con la spensieratezza di quegli anni...
Ci rechiamo poi in camera...decidiamo che, visto il tempo, è inutile fermarci anche il giorno seguente in Garfagnana...punteremo verso Pisa per visitare la famosa torre pendente.
La mattina dopo, rifocillati da un'abbondante colazione (ottimi i biscotti e le marmellate fatte in casa, su tutte quella di pomodori verdi), salutiamo Cinzia e Ismaele e proseguiamo verso Pisa. Ci accompagna per buona parte del percorso il fiume Serchio. A causa delle piogge di questi giorni, il fiume è gonfio, limaccioso, l'acqua è fangosa. Ad un tratto uno strano ponte sul fiume attira la nostra curiosità. Ci fermiamo ed andiamo a vederlo. Si tratta di un ponte risalente all'età medievale, il ponte della Maddalena, conosciuto anche come ponte del diavolo (da non confondere con l'omonimo ponte sul Trebbia). Il ponte è costituito da più archi, dove quello centrale raggiunge un'altezza piuttosto elevata. Costruito completamente in pietra. Percorriamo il suo lastricato fino al punto più alto. Sotto di noi scorre impetuoso il Serchio. Scattiamo le foto di rito e proseguiamo nel nostro viaggio.
Arriviamo a Pisa sotto un diluvio. Ci rechiamo subito in Piazza dei Miracoli. L'unica cosa positiva del maltempo è che non ci fa incontrare molti turisti.
Varchiamo le mura vecchie della piazza. A sinistra si trova il Battistero, poi c'è il Duomo e successivamente si trova la Torre.
Se già le prime due costruzioni "emanano" un fascino artistico e religioso molto sentito, la Torre è quella che sicuramente più colpisce. Inclinata di alcuni gradi, colpisce l'immaginario collettivo nel domandarsi su come possa stare in piedi. Imponente, di un bianco splendente, attira su di sè in modo quasi magnetico. Regala stupore ed emozioni...mi era capitato di vederla già anni fa, ma rivedere un simile capolavoro è sempre emozionante, sia per il lato artistico/ingegnerestico della costruzione, sia perchè è un qualcosa che sfida la legge di gravità.
Anche qui scattiamo foto a raffica, degni compari dei turisti presenti in piazza. Visitiamo poi il Duomo, bellissimo anche lui. Purtroppo la visita è però breve, in quanto si sta celebrando la funzione della Messa.
Dopo un pasto frugale, ripartiamo decisi a tornare a casa. Ma facendo la litoranea che costeggia il Tirreno e risale verso La Spezia, il richiamo del mare è fortissimo. Pronti via, ecco che ci fermiamo a Forte dei Marmi, nota località balneare.
Chiaramente anche qui piove a dirotto. Parcheggiamo sul lungomare...siamo le uniche persone in strada !!! Forte sembra una città fantasma, non si vede in giro nessuno, si nota solo la presenza di qualche persona in un ristorante li vicino, che pare l'unico aperto.
Sotto un vento sferzante ed una pioggia battente, ci dirigiamo in spiaggia. Notiamo che dal punto in cui siamo, si estende fino a circa 200 metri verso l'interno del mare un molo. Decidiamo di arrivare fino in fondo a quest'ultimo.
Il mare è in burrasca. Onde alte 3 metri se non di più si abbattono sulla spiaggia e contro l'armatura in cemento del molo. La spiaggia è deserta. Incamminandoci sul molo, il mare incute un po' di timore e paura. Le onde a volte scavalcano il perimetro del molo, arrivando a lambire la pavimentazione su cui stiamo camminando. Schizzi di acqua ci investono. Sono effettivamente anche io piuttosto timoroso...non so se continuare fino alla fine del molo o fermarmi. Ma alla fine arriviamo fino in fondo: è come entrare nelle viscere del mare...le onde, accavallandosi, sembrano creare grosse bocche o fauci che inghiottono tutto ciò che incontrano sul loro cammino. Il molo si sente chiaramente vibrare sotto i loro colpi...qualche gabbiano vola e si tuffa poi a pelo d'acqua per prendere qualche piccolo pesce. Alle nostre spalle possiamo rimirare in tutta la sua lunghezza e profondità la spiaggia di Forte. Sagome bianche e colorate indicano la presenza di pedalò o scialuppe tirate in secca sulla spiaggia. Le montagne fanno da sfondo, scomparendo e riapparendo sotto il passaggio delle nubi.
Ripercorriamo a ritroso il molo tornando sulla spiaggia, nella convinzione che questa mareggiata abbia depositato sulla sabbia qualche conchiglia.
Invece no.
E' grande il nostro stupore quando, al posto delle conchiglie, troviamo che il mare restituisce (oltre a tanta immondizia) una miriade di "giocattoli da spiaggia": secchielli, soldatini, palette e rastrelli, camioncini e macchine, paperelle, aragoste e polipetti di plastica per i più piccoli, ed infine le biglie in plastica...quelle metà trasparenti e metà colorate, dove all'interno, ai miei tempi, vi era la figura dei ciclisti più famosi. Ne abbiamo trovate un'infinità, di tutti i colori e dimensioni. Con Kiki ne abbiamo raccolte a bizzeffe, ed addirittura, a malincuore, ne abbiamo lasciate lì tante altre. Inutile dire che Kiki era gasatissima da questi ritrovamenti (e forse un poco anche io, in quanto mi ricordavano la mia infanzia)...
Chiaramente Sabri era impegnata invece a scattare foto. Un simile mare non l'avevamo mai visto, e questo gli ha sicuramente dato spunto per qualcuna delle sue foto artistiche.
Bene...felici (ed un poco impauriti) dall'aver visto il mare anche in inverno, abbiamo fatto capolino alla macchina, e siamo quindi ripartiti per Sesto.
Anche al ritorno, facendo la Cisa, abbiamo trovati gli Appennini imbiancati sulle loro cime più alte...uno spettacolo meraviglioso, con il verde che degradava verso il bianco candido della neve.
Il viaggio di ritorno è passato velocemente...sul calar del tramonto, la grande città (Milano) ci ha accolto con la sua nuova skyline, fatta di alti grattacieli e luci roboanti...mi chiedono cosa centrino queste cose con Milano, la cui storia e cultura architettonica non ha nulla da spartire con queste nuove costruzioni...
Ma forse è meglio tornare per un ultimo istante a ripensare ad Ombretta, alle sue pecore ed al casolare di Cerasa...sperduti in un angolo di Toscana lontano da qui, dalle mille luci, dallo smog, dal traffico e da una vita frenetica...dove forse un mondo più semplice e genuino esiste ancora !!!
Ciao Garfagnana, all'anno prossimo !!!

Tavola imbandita a Cerasa - 1

Tavola imbandita a Cerasa - 2

La topia d'uva all'esterno dell'azienda agricola

Cartello dell'azienda agricola Cerasa

Il camino in cucina

L'ingresso del casolare a Cerasa

Galline !!!

Agnelli

Gli abitanti della stalla

Il castagneto secolare - 1

Il pascolo a Cerasa


Castagno secolare - 1

Castagno secolare - 2

Un simpatico gatto

Il castagneto secolare - 2

La targhetta sull'ovile

I colori mozzafiato del bosco a Cerasa

Targhetta del frutteto

Il frutteto

L'uva americana ancora presente sulla topia

Il castagneto secolare - 3

Torrente sulla strada

La strada che porta a Cerasa

Una delle tante vallate sulla strada per Cerasa

Bosco di castagni

Mazze di tamburo

Un impetuoso torrente

Gregge di pecore

L'uva americana nera sulla topia dell'agriturismo Venturo

Uva americana bianca sempre sulla stessa topia

Il pozzo dell'agriturismo

La topia

La legnaia

L'ingresso dell'agriturismo Venturo

Scala con pannocchie

La sala da pranzo - 1

La sala da pranzo - 2

Vecchi attrezzi

Il camino acceso per fare la grigliata

La cantina dell'agriturismo

Salumi appesi in cantina

La grigliata !!!

Particolare di una saletta interna

Il ponte del diavolo sul Serchio

Piazza dei Miracoli

La torre di Pisa

Pedalò in spiaggia a Forte dei Marmi

Il mare

Le fauci delle onde

Verso l'interno del mare

Il mare in burrasca - 1

Il mare in burrasca - 2

Il rimessaggio del pedalò


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