giovedì 12 settembre 2013

L'ex manicomio di Mombello: viaggio nei luoghi di "reclusione" della mente umana...


" Nessuno è forte in questo immenso deserto ma qualcuno un giorno potrà cambiare questo lungo fastidioso passato. Ma questa frase scritta da quello e inutile folle non devono restare mai fissi su questo armadio ma nel cuore della gente. "
Con questa frase toccante, profonda  e sincera, anche un po' grammaticamente errata, apro questo piccolo articolo riguardante l'ex manicomio di Mombello.
L'ho trovata scritta all'interno di un armadio di una delle camere di degenza della struttura, eseguita da uno dei tanti ricoverati passati da questo luogo di sofferenza.
Ma facciamo un passo indietro.
Ricordi vaghi...in macchina da piccolo con mio padre...si passava sulla Saronno - Monza, una lunga cinta di ferro divideva la sede stradale da edifici immersi in una specie di parco...riecheggiano ancora oggi nella mia mente le sue parole: "Guarda, al di là di quella cinta ci sono i matti !!! "
Io, ancora bambino, ero impressionato da quelle parole, dalla vista di quegli edifici...i matti...parola che per me identificava persone "diverse", strane, che incutevano paura...
Crescendo ho poi capito il significato della parola in tutte le sue sfaccettature, condividendo con il mio essere interiore senza più alcun problema la "paura" derivata da queste persone.
Sono passato nel corso dei successivi anni tantissime volte davanti a Mombello. Uno sguardo fugace e curioso verso l'ospedale psichiatrico si buttava sempre, con un sentimento di pietà immaginavo le persone lì presenti...ma ormai Mombello, per noi della zona, era solo una delle tante realtà sociali presenti, anche se piuttosto particolare...
L'ospedale psichiatrico è stato fondato a partire da fine '800 attorno all'imponente villa Crivelli, nella quale soggiornò anche Napoleone Bonaparte e fu il luogo della celebrazione delle nozze tra una delle sue sorelle e il generale Leclerc.
Nel parco adiacente furono a mano a mano costruiti svariati padiglioni dove ospitare i pazienti...Mombello toccò fino a quasi 4000 ospiti annui, diventando il più grande manicomio italiano.
Da qui passò e trovò la morte anche Benito Albino Dalser, figlio del Duce e di Ida Dalser. Figlio mai voluto dal Duce e per questo ripudiato e condannato a una vita passata tra collegi e manicomi. Morirà nel 1942 a Mombello e sepolto nella fossa comune del cimitero locale, urlando fino alla fine la sua vera identità alla quale però chiaramente non credeva nessuno.
In merito a questa vicenda, vi consiglio di vedere il bellissimo film intitolato "Vincere" di Marco Bellocchio, che ripercorre la storia di questo ragazzo e di sua madre.

Con l'introduzione della legge Basaglia, dal 1978 fino al 1999 gradualmente fu posta la parola fine all'ospedale, con il trasferimento dei pazienti in altre strutture alternative.
Parte del complesso è successivamente riqualificato e utilizzato da diverse strutture sanitarie (con scopi diversi dal precedente) e associazioni locali. Villa Crivelli è riutilizzata come istituto tecnico agrario.
Sull'ex ospedale psichiatrico e la sua storia cala piano piano il silenzio...

Mercoledì 4 settembre: Sabrina mi dice se voglio partecipare a un'uscita fotografica con i suoi compagni di fotografia presso l'ex manicomio di Mombello, prevista per la prossima domenica.
La mia risposta è eloquente: "Ma voi siete matti !!! "

Poi nei giorni successivi un richiamo irresistibile si fa strada dentro di me. La curiosità, forse anche morbosa, di visitare un simile luogo prende il sopravvento...accetto l'invito...parteciperò con la mia ridicola (ma utilissima) piccola digitale.

Ma un ultimo dubbio mi assale: ma com'è possibile entrare nell'ex ospedale ? E' aperto ai visitatori (mi pare strano) ? C'è qualcuno che ti accompagna ?

"Ma no", mi dice lei..."è aperto a tutti...si entra e basta...se guardi su internet vi sono centinaia di persone che entrano a visitarlo e fotografarlo..."
Rimango basito...come aperto a tutti ? Cioè non vi è bisogno di autorizzazione da parte di alcun che ? Non c'è qualcuno che ti porta in giro e spiega ?
Assolutamente no...tutti i padiglioni non riconvertiti in strutture alternative, versano in stato d'abbandono, lasciati al loro destino di diventare ruderi sin dal lontano 1999.
E' chiaro quindi che si entra a proprio rischio e pericolo (trasgredendo anche qualche legge...).

Domenica 8 settembre, ore 9.30: siamo fuori dal cancello principale d'accesso all'ospedale. L'ingresso è aperto anche alle macchine, in quanto oltre alla possibilità di andare all'istituto agrario, si può officiare alle messe che si svolgono presso la chiesa ortodossa presente nell'interno della struttura.
Parcheggiamo la macchina nelle vicinanze della chiesa. Molte persone (soprattutto dell'est, guardando le targhe delle macchine) si stanno recando a messa, essendo loro di matrice religiosa principalmente ortodossa. Alle nostre spalle c'è villa Crivelli, e alla destra di quest'ultima si diramano tante piccole stradine che s'immettono nel parco, intravedendo i primi edifici abbandonati.
Ci tuffiamo così all'esplorazione di queste stradine e edifici.
Incontriamo per prima cosa la mensa, o meglio ciò che rimane di essa...un ambiente ampio, con grossi tubi d'aspirazione per le cappe delle cucine ancora presenti. Il degrado (che ci accompagnerà in tutti i padiglioni visitati) è impressionante: vetrate rotte, muri imbrattati, sporcizia ovunque. Balza subito all'occhio che il posto è frequentato non solo da "turisti della domenica" come noi ma soprattutto da sbandati che ne fanno la loro casa o ritrovo per attività poco edificanti.
Scendo anche nei sotterranei della mensa: vecchi frigoriferi e freezer completamente devastati sono riversi sul pavimento. Vecchi jeans e scarpe sono ammucchiati in un angolo, odore acre di urina punge l'olfatto. Dico la verità, ho quasi schifo nel muovermi in quest'ambiente...torno al piano superiore.
Ci incamminiamo in una stradina nel parco: all'improvviso una cancellata d'acciaio spunta dal nulla in mezzo ad un prato, chiudendo il niente...sembra quasi un presagio...
Ci avviamo quindi al primo padiglione: una miriade di camere si aprono davanti ai nostri occhi. Alcune spoglie, alcune con i lettini ancora presenti. Bagni completamente distrutti, murales di writers sulle pareti, piastrelle spaccate, materassi ormai marci ammucchiati uno sopra l'altro. L'umidità la fa da padrone sui muri, un'afa pazzesca toglie il respiro facendoti sudare anche da fermo...scale quasi divelte ti portano al piano superiore, riproponendo lo scenario di quello inferiore.
Piano piano però qualcosa ti assale: è una sensazione pesante, opprimente, cupa...senti chiaramente che quegli ambienti trasudano di storie di sofferenza, frustrazione, di soprusi, di ansia...ed è quest'ultima che ti prende anche a te...ti guardi intorno, come se ti aspettassi da un momento all'altro di rivedere gli occupanti delle camere del tempo che fu...immagini la loro vita, il loro girovagare avanti e indietro nel corridoio, l'essere eventualmente costretti a rimanere a letto, magari anche a suon di tranquillanti, essere sottoposti a trattamenti particolari. Ma anche (fortunatamente) le attività che cercavano di reintrodurli alla vita comune, come la possibilità di imparare un lavoro tramite laboratori interni come giardinieri o restauratori. Ma l'aria intorno a te rimane davvero pesante...senti davvero di non essere tranquillo...
M'infilo nei sotterranei...vecchi archivi (vuoti) sono ancora presenti, e un'infinità di tubi si dirama in mille direzioni.
Ma la cosa sbalorditiva la trovo nei due successivi padiglioni: centinaia di elettroencefalogrammi, di fogli di diagnosi e lastre di ogni tipo, riportanti nomi e cognomi, date di nascita, indirizzi e telefoni sono alla mercé di tutti. Li trovi buttati per terra, negli angoli delle camere, in archivi ancora presenti in alcune sale.
Pazzesco, ma com'è possibile che una struttura sanitaria, una volta decisa la dismissione dell'ospedale, lasci comunque al suo interno migliaia di documenti, e li lasci lì ancora adesso a ben quattordici di distanza dalla chiusura !!! Proprio robe da matti !!!
Nel frattempo nei padiglioni incontriamo svariate persone, curiose come noi di visitare il luogo...negli attimi invece che si rimane soli e in silenzio, cigolii sinistri e strani rumori ti fanno accapponare la pelle...di sicuro da solo non rimarrei un solo secondo in quei luoghi...

Successivamente io e Sabri ci stacchiamo dal gruppo e ci inoltriamo nella parte più nascosta del parco. Una ripida discesa con due tornanti ti porta a quelli che sembrano vecchi magazzini. Sono davvero grandi, ma completamente spogli. Ci inoltriamo ulteriormente. Superato il campetto da calcio interno alla struttura, davanti ai nostri occhi appaiono altri due padiglioni...sono i più lontani dal complesso...alle finestre vediamo grosse griglie...incutono timore...ci addentriamo !
Anche loro completamente devastati...armadietti di ferro pendono dalle scale, materassi bruciati sono presenti nelle camere...quello che sembra una piccola sala mensa mette tenerezza, trovando una piccola bavetta...forse è il famoso padiglione dei fanciulli, anche se disegni eseguiti da bambini li abbiamo trovati anche in altri padiglioni.
Saliamo poi le scale fino al sottotetto: qui troviamo tre stanze le cui porte presentano una spessa serratura dotata di catenaccio e con uno spioncino piccolissimo...sembrano quasi delle stanzette d'isolamento o di punizione...le apro, una è completamente spoglia, le altre due sono piccoli bagni ma nulla fa presagire al loro tetro utilizzo, anche se lo spioncino ti fa pensare brutte cose !!!
Anche qui poi scendo e vado nei sotterranei...ma l'assenza di luce (è buio pesto e non ho una torcia) mi consiglia saggiamente di fare dietrofront...
Torniamo quindi verso la parte principale del complesso, anche perché siamo piuttosto lontani...non vorrei che in caso di pericolo nessuna possa aiutarci.
Ci ricompattiamo con il gruppo...si rivisita meglio qualche padiglione già visto...la curiosità mi porta a leggere vari fogli di diagnosi che trovo per terra: sindrome ansioso-depressiva, cefalee permanenti con conati di vomito, schizofrenia, sono tra le tante diagnosi che leggo (alcune illeggibili grazie alla solita fantastica scrittura dei dottori). L'età delle persone con problemi psichiatrici abbraccia praticamente ogni fascia della nostra vita: trovo bambini piccoli, adolescenti (tra cui anche un mio coscritto), ragazzi, adulti e anziani...gente proveniente da ogni parte d'Italia, tra cui trovo anche una ragazza di Rovello Porro. Ripeto, tutto ciò è pazzesco, non è possibile che questi documenti li possano vedere tutti.

Nel silenzio di una camera sento il rintocco delle campane della chiesetta ortodossa: sono le due di pomeriggio. Sono accaldato, ma soprattutto mi sento turbato. La curiosità morbosa dei precedenti giorni si è trasformata in ansia...non mi sento tranquillo...ho bisogno di aria fresca, pulita...voglio allontanarmi da qui, voglio andare via da tutte queste sensazioni opprimenti che trovo passando da un locale all'altro. Voglio andare via da questa follia umana che prevedeva di rinchiudere persone definite proprio "folli". Voglio essere libero...

Uno sguardo complice con Sabrina, e via, capisce anche lei che è il momento di andare.
Recuperata la macchina, ci immettiamo sulla Saronno - Monza. Sulla banchina del marciapiede un padre indica con la mano al suo piccolo figlio le palazzine dell'ospedale. Forse anche lui, come mio padre, gli sta dicendo: "guarda, al di là di quella cinta ci sono (c'erano) i matti !!! "

La successiva curva mi nasconde la visuale di Mombello...la strada mi porta finalmente lontano...ma mente e animo ancora per qualche giorno faticano a scrollarsi di dosso quel luogo...

P.S. per chiunque voglia visitare la struttura dell'ex ospedale psichiatrico: sappiate che lo fate a vostro rischio e pericolo, perché la fatiscenza dei luoghi porta a correre svariati rischi. Rispettate gli ambienti che visitate, soprattutto per rispetto di chi lì dentro ha vissuto una vita disagiata. E soprattutto sappiate che emotivamente è un'esperienza forte, di quelle che lasciano il segno...quindi valutate bene se visitarlo o no...

Di seguito pubblico varie foto dei luoghi visitati.
                                
Il locale mensa

La cancellata che chiude il nulla

Stradine che si immettono tra i padiglioni









Documenti sparsi

















Sangue e estintore














Nei sotterranei


Il bancone del bar

Esoterismo ?





Una vecchia bilancia

Disegno di bambini

Mosaico fatto da bambini

Il lavapiedi

Solitudine











La camera VIP




Corridoi che raccontano storie...




Il vano dell'ascensore

Ochette all'ingresso di una camera di bambini


Elettroencefalogrammi

Il mio coscritto !!!




Lastre











La frase all'interno dell'armadio






















Una cameretta abitata recentemente da qualche sbandato


I cognomi dei presenti nella cameretta





La bavetta...chissà quante storie ha da raccontare !!!


Locale lavanderia






1 commento:

  1. pazzesco! le tue foto trasudano di dolore.
    Mi ricordo che da ragazzo entrai nel manicomio una domenica pomeriggio e, a distanza di più di quaranta anni, ho ancora nel naso l'odore dei locali (un mix di minestra e escrementi) e le mani dei pazienti che mi toccavano per sentire un contatto umano.
    Grazie Ferruccio.
    Pierangelo

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