martedì 7 ottobre 2014

Frutti antichi al Castello di Paderna...

Domenica scorsa ho visitato la mostra sui frutti antichi che si è tenuta presso il Castello di Paderna, nel piacentino.

Bellissimo castello di proprietà del FAI, immerso nella campagna della pianura lombarda, incastonato ai piedi degli Appennini e circondato da frutteti e vigne. Lunghe strade dritte alternate a curve a gomito tagliano con linee rette grandi campi arati, la cui terra, sotto il riflesso del sole, pare quasi giallognola. Vecchie case coloniche e fattorie ci ricordano che qui il territorio è sempre stato a grande vocazione agricola, vera risorsa sociale, economica e alimentare della zona.
Questa mostra è un appuntamento annuale che richiama gli appassionati di frutta antica, dove sono presenti i principali vivaisti italiani che riproducono vecchie varietà ormai sconosciute al grande pubblico, e in generale partecipano anche vivaisti di rose, piante comuni, rose e produttori di ortaggi, oltre a tutto un contorno di accessori e prodotti per orto e giardino.

Da appassionato del genere, passione che mi ha tramandato mio padre, visto che nel nostro frutteto sono presenti svariate varietà di frutta antica, dove la punta di diamante è il melo varietà “Tonina”, non potevo esimermi dal partecipare.
E’ una bellissima manifestazione che ruota intorno a un aspetto importantissimo, quello della biodiversità agricola. Ormai, oggi, siamo (e ci hanno) “appiattiti” su pochi e selezionati prodotti ortofrutticoli, portandoci a perdere il piacere di riscoprire determinati sapori e gusti e soprattutto facendoci dimenticare le principali e vecchie varietà coltivate nella campagna italiana. Quest’ultima è l’ennesima perdita culturale del patrimonio italiano, che ci porta verso una globalizzazione imposta dai mercati e dalla frenetica vita quotidiana odierna.

Riscoprire invece questi frutti antichi, ci riporta a capire, interpretare e rivivere la nostra storia e tradizione agricola, dove ogni singolo frutto aveva un suo preciso scopo e periodo di raccolta / consumo. Vi faccio un esempio: la mela “Pomm Travai”, coltivata nell’Oltrepo’ pavese, era così chiamata perché serviva ai contadini come merenda e dissetante durante il lavoro nei campi (da qui deriva il suo nome). Ne mettevano in tasca due o tre e le consumavano durante le pause lavorative. La sua lunga conservazione permetteva di mangiarla anche in inverno, avendone così un’adeguata scorta su cui poter contare durante i lunghi e freddi inverni. Inoltre, cosa molto importante, le vecchie varietà erano e sono molto più resistenti a malattie e gelate rispetto alle piante moderne, i nostri vecchi la sapevano lunga, ragion per cui avevano già fatto una selezione di piante da frutto su cui basare la loro alimentazione.
Fortunatamente, da qualche anno a questa parte, qualcosa però si muove sotto il profilo della riscoperta di questi frutti. Sono nate tante associazioni e mostre che portano alla ribalta quest’aspetto culturale e agricolo, certo muovendosi con grande difficoltà nel panorama italiano, ma comunque è un già un passo avanti. E’ stato quindi per me un piacere aver partecipato a questa manifestazione, dove ho potuto cogliere l’opportunità di verificare dal vivo l’interesse della gente intorno a queste vecchie “novità” che riemergono dal nostro passato. Mi è inoltre servito a scegliere anche le mie future piante che inserirò nel frutteto: la pesca “Regina di Londa”, che affiancherà la già presente varietà “Impero” e l’albicocco “Amabile Vecchioni”, che a sua volta terrà compagnia al già presente “Antonio Errani”. E non ultimo, ho avuto la possibilità di visitare il Castello di Paderna, vera e propria bellezza architettonica del piacentino.

Tante cose si potrebbero raccontare sulla mostra e su tutte le sfaccettature che essa interpreta e regala, ma preferisco non tediarvi troppo e far parlare le molte, forse fin troppe foto dai mille colori che ho scattato…ma mi dispiaceva eliminarne anche una sola da quest’articolo, e quindi le ho inserite tutte…buona visione !

Il frutteto dinanzi al castello


L'ingresso del castello

Il fossato esterno

Mercato contadino sotto i portici

Stand nel cortile interno






Bellissimi e grossissimi peperoni di Carmagnola

Le piante di vecchie varietà del vivaio Castelpiombino



 
 
Bei cesti di vimini

Bellissima tavola imbandita dal produttore di ceramiche Vecchia Lodi

I frutti antichi del vivaio Omezzolli





Stupende rose...

 
 
 

Crisantemi e dalie...

Settembrini
 
Un fico bicolore




I frutti antichi del vivaio Maioli



Le mele "Tonina"...devo dire che però le mie sono molto più colorate e belle...



Le prugne: le varietà Regina Claudia, Ivana, Grossa di Felisio e Dorata di Poviglio sono presenti anche nel mio frutteto da svariati anni...








Già presente nel mio frutteto...

Il mio futuro pesco...


Simpatiche piante di piccolissime mele...




Una bellissima dalia...

Eccomi al vivaio Belfiore...






 
 

Gli stupendi colori di un'orchidea...




Il pollaio mobile...bell'idea !

Varietà di peperoncini piccanti...



Piante acquatiche...

Piccolissime piante grasse...

Al vivaio Vita Verde, produttore di piante forestali...ero interessato al Ginepro...





Ciclamini, una delle passioni di casa Carnelli...


Le rose inglesi di David Austin: a queste rose sono particolarmente legato, in quanto furono l'ultima tipologia di rose che mio padre mi chiese di piantare prima della sua morte...







 
Simpatici manufatti in ferro...


Si lavora il legno su un piccolo tornio...

La collezione di agrumi del vivaio Chiaravalli di Monza...





 
 



Si intaglia il legno...

Stupenda collezione di patate...


Mostra micologica


Porcini !


I frutti antichi dell'Associazione Agricoltori e Allevatori Custodi di Parma

Un grossissimo grappolo di uva Fortana...





I bozzoli dei bachi da seta...memorie indimenticate del passato

Svariate tipologie di grano...



Ancora porcini...

I mille colori delle spezie...

Vecchi giochi per bambini



Il vigneto all'esterno del castello...

Fattoria immersa nella campagna...

Terra quasi gialla...bellissima...
Rientrando verso Piacenza, noto i cartelli che indicano il paese di Caorso. Un'idea mi passa per la mente: andare a vedere la vecchia centrale nucleare !

Il castello di Caorso
Un lungo rettilineo supera la frazione di Zerbio, e la strada finisce proprio davanti all'ingresso della centrale. La grande struttura giace in un silenzio surreale, la zona pare quasi completamente abbandonata. Mentre scendo dalla macchina e scatto la foto seguente, vengo ripreso da una guardia armata uscita dalla guardiola principale: vietato fotografare, mi dice. Non me lo faccio ripetere due volte, inverto il senso di marcia e mi allontano dalla centrale...ma mi rimane dentro la sensazione di angoscia trasmessa da quell'edificio, nato per scopi di utilità pubblica, ma nello stesso tempo altamente pericoloso...

 

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