mercoledì 16 ottobre 2013

Tempo di funghi (parte 1ª): uscita ad Appiano Gentile...

Finalmente sabato mattina riesco a trovare qualche ora per dedicarmi a una delle mie attività preferite: la ricerca dei funghi !!!
Sinceramente non ho voglia però, di alzarmi a notte fonda per essere al chiarore dell'alba sui monti del lago Maggiore, uno dei miei territori preferiti e ricchi di porcini...decido quindi di ripiegare nella zona "fungina" in cui sono cresciuto "micologicamente", ovverosia la pineta di Appiano Gentile.

Ore 6.00 di sabato mattina: parto da Sesto, l'autostrada è deserta...esco a Turate, e percorro la strada che porta a Fenegrò. Il tracciato / cantiere della Pedemontana ha completamente sconvolto il paesaggio agricolo della zona. Un sottopasso ti porta a superare la sede stradale dell'autostrada, sbucando su una nuova rotonda, da cui parte la nuova strada per Limido.
Un brivido d'orrore scorre lungo la schiena vedendo questo scempio...ma questa è un'altra storia...torniamo ai funghi...
Arrivo ad Appiano, supero la Pinetina, e m'immetto nella strada che scende nei boschi. Giunto alla meta, parcheggio la macchina. Non c'è nessuno, sono il primo !!! Subito un profumo inebriante di terra bagnata e muschio pervade le mie narici...che bello tornare a contatto con la natura...
Ma bando alle ciance: metto le pedule, mi armo di cestino e bastone, e viaaaaaaa...supero l'ex caseggiato dove una volta erano allevati determinati animali (chi è della zona sa a cosa mi riferisco...d'altronde da buon "fungiatt" non può svelare i propri posti segreti) e mi butto nel bosco. Questa è la famosa zona delle "vallette", ovverosia qui si presentano in serie tante piccole valli dove intorno al periodo dei "morti" si trovano i Tricholoma Terreum, vera prelibatezza gastronomica. La vegetazione è composta principalmente da pini, faggi e castagni.

I primi metri non sono confortanti...oltre ad accorgermi di aver dimenticato la digitale per immortalare le mie "prede", trovo solo un sacco di Russula Emetica, da cui me ne guardo bene di raccogliere. Poi ecco il primo amico: un piccolo Xerocomus Badius (castagnitt in dialetto) spunta dal terreno con l'inconfondibile color marrone della sua cappella. Sodo e sano, finisce subito per essere riposto nel cestino. Certo non è un porcino, è solamente il suo parente povero, ma nel risotto trifolato non sfigura mai. Nel frattempo in lontananza si odono cinguetti di uccelli mischiati a voci...qualcuno è arrivato nel bosco...d'altronde si sa, Appiano è fin troppo battuta dai "fungiatt", essendo uno dei parchi più facilmente raggiungibili da milanesi e limitrofi.
Raggiungo la prima valletta, dove trovo dei piccolissimi Cantharellus Cibarius...sono talmente minuscoli che non ne vale la pena raccoglierli, meglio lasciarli crescere e fargli fare la loro parabola che li porterà fino alla sporatura, in modo che possano dare continuità alla specie (ma sono quasi sicuro che il "fungiatt" che li avrà notati dopo di me sicuramente li abbia raccolti)...
Poi all'improvviso la visione: capito dentro un "cerchio magico" di Badius !!! Piccolini, sanissimi...è uno spettacolo vederli...contento come un bimbo m'inginocchio a terra e inizio la raccolta...bene, il cestino si riempie un poco.
Avanzo poi ancora di qualche metro ed ecco un altro gruppetto di "castagnitt" che mi attende...ma mentre mi accingo a raccoglierli sento un rumore di rami spezzati alle mie spalle: mi volgo nella direzione da cui proviene ed ecco che a una decina di metri vedo un "collega" che guarda le mie mosse. Vedendomi raccogliere qualcosa da terra, avrà sicuramente capito che la zona è buona, quindi sarà difficile "schiodarselo" di dosso. Fortunatamente però si sposta rapidamente verso le vallette da me già visitate, quindi peggio per lui: non troverà nulla !!!

Il mio giro continua con alti e bassi: al di fuori di qualche Badius più o meno grande, il bosco sembra non regalare altro...tante ma tante Russule, ma oltre a queste il nulla.
Decido quindi di spostarmi verso l'altro mio luogo segreto di raccolta. A passo svelto e deciso attraverso la brughiera, dove una volta si trovavano i Cantharellus Tubaeformis (ora quasi scomparsi in quest'area) e dove si trovava tanti anni fa la carcassa di un'auto bruciata (tanto è vero che io ho sempre chiamato questa porzione di bosco come "il bosco della macchina bruciata"). Ricordo che io ero piccolo, e quando mio padre mi portava ad Appiano passavamo sempre accanto a quest'auto, la quale m'incuteva timore, mi faceva paura...era rimasto solo lo scheletro d'acciaio arrugginito, le razze del volante e i profili di ferro interni dei sedili. Non sono mai riuscito a spiegarmi come abbiano fatto a far arrivare un'auto fino a quel punto del bosco, in quanto la zona era piuttosto impervia...ma di sicuro sono anche riusciti a toglierla (magari facendola a pezzi), visto che poi già agli inizi degli anni '80 era sparita.
Comunque, supero la strada sterrata che porta a un noto ristorante (facilissimo da indovinare), e mi ributto nel bosco. Passo attraverso una pineta piuttosto improduttiva a livello di funghi, seguo poi la stradina che porta verso a uno dei tanti piccoli bozzentini che poi s'immettono nel fratello più grande (il Bozzente), e prima di arrivare al corso d'acqua, risalgo la riva di sinistra della stradina. Qui un lungo canalone ridiscende poi verso il bozzentino. Conosco questi posti a menadito: a metà del canalone, due cippi di pietra indicano un confine di proprietà. E' il mio segnale di riconoscimento: qui so che devo girare a sinistra, dove giungerò alla "distesa dei castagni". Si tratta di un vasto altopiano dove le piante di castagno sono predominanti. L'altopiano degrada poi improvvisamente in maniera ripida e scoscesa verso l'alveo del bozzentino, risalendo poi dalla parte opposta in ugual maniera. Tanti anni fa mio padre trovò qui, a cavallo della riva del fiumiciattolo, una robinia completamente rivestita di chiodini: un unico ed eccezionale ceppo di funghi, che provocò ammirazione e invidia nei suoi amici "fungiatt".

Ma torniamo alla "distesa dei castagni": è una zona particolarmente vocata a porcini e Badius, oltre che a qualche Ferrugineus o Subtomentosus (facenti sempre parte della famiglia dei Boleti). Ma soprattutto quando arrivo qua trovo sempre un mio amico: il vecchio castagno !!! E' un castagno davvero maestoso, con una circonferenza del tronco che penso si aggiri intorno ai due metri. Alto, imponente, nel corso degli anni mi ha sempre fornito grosse castagne e in quantità più che abbondanti. Ma come i suoi fratelli, noto che quest'anno di frutti ne porta ben pochi, come ben pochi sono quelli già caduti a terra. Temo che anche quest'anno per le castagne sia un'annata negativa.
Saluto l'amico castagno e mi metto alla ricerca di funghi...eccone un Badius, poi altri 5 metri e nella collinetta sopra di me ne vedo spuntare un altro, e poi un altro ancora !!! Sono di taglia più grande rispetto a quelli delle "vallette", e soprattutto sono sodi e sanissimi anche questi. Me ne rallegro con me stesso e proseguo il mio giro: altri "castagnitt" incontreranno il mio percorso, aumentando il volume del cestino.

Ma poi come al solito, il tempo è tiranno. E' ora di tornare a casa, altri impegni mi attendono. Il bottino, pur non essendo pregiatissimo (non ho trovato alcun porcino), è più che discreto, rendendomi più che contento.  Decido, però, di tornare all'auto facendo un giro più largo. Attraverso il "bosco delle querce", posto all'estremità di sinistra della "distesa dei castagni", e sbuco sull'immenso prato della "cascina del bosco". Trattasi di una vecchia casa colonica quasi isolata nel bosco, circondata da un grande prato confinante con i boschi su tre lati. E' bellissima, negli ultimi anni è stata ristrutturata ma in maniera sapiente, lasciandola architettonicamente uguale e identica a come si presentava tanti e tanti anni fa. Un camino fumante indica che i proprietari sono in casa, tanto è vero che un signore si affaccia sulla porta e da lontano mi saluta cordialmente. Contraccambio il saluto, e lentamente torno sulla carraia che porta all'auto. Una palizzata di legno accompagna il mio percorso per circa 500 metri, dove una pianta con tantissime bacche rosse fa bella mostra di sé. Nel bosco che costeggio alla mia sinistra sento qualcuno che scandisce ad alta voce il nome di un'altra persona. E' la classica scena dei "fungiatt" che girano in coppia o in più di uno, dove alla fine ci si chiama per ritrovarsi o capire dove si trovano gli altri.
Gli ultimi metri che mi separano dall'auto li percorro lentamente: voglio godermi piano piano quest'immersione nella natura e nella tranquillità. Mi volgo un'ultima volta verso il bosco, il mio bosco, porgendogli un sorriso come per ringraziarlo dei momenti belli che mi ha sempre regalato fin dalla mia infanzia e del rispetto che ho sempre nutrito verso di lui...e forse anche lui sotto sotto mi sorride, sapendo di avermi visto crescere e di aver stretto con me un legame indissolubile in tutti questi anni...ciao amico mio, arrivederci a presto !!!

Di seguito, posto le foto scattate a casa - quando sono riuscito finalmente a tornare in  possesso della digitale - inerenti alle "prede catturate", alla loro pulizia ed essicazione.















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