lunedì 7 aprile 2014

Gerenzano in giallo: "ul raveton"...

In questi giorni, le campagne gerenzanesi sono ancora più colorate del solito, grazie al giallo intenso del “raveton”, ovverosia il ravizzone.

Nella nostra pianura padana, il ravizzone è stato sempre utilizzato come uno dei principali foraggi per gli animali, mentre in altre zone d’Italia era ed è molto più diffusa la colza.
Il periodo di fioritura inizia ad aprile, e si protrae per circa qualche settimana. Piantine gracili si sviluppano per un’altezza di circa 60 cm, alle cui estremità sono presenti numerosi fiori dai petali gialli.

L’importanza del “ravetun”, come per la colza, è stata quella di essere un seme oleoso. Seme da cui, fino alla prima metà dello scorso secolo, si ricavava un olio destinato anche al consumo alimentare, oltre a servire attualmente come ingrediente per la produzione di biodiesel (soprattutto la colza).
Infatti, nel periodo delle restrizioni cui fu sottoposta l’Italia fascista a causa della conquista delle colonie africane, e durante la seconda guerra mondiale e gli anni successivi ad essa, queste due piante furono utilizzate soprattutto per ottenere un olio da tavola, magra consolazione nell’allora già misero panorama alimentare della civiltà contadina.

Ricordo tempo fa che parlando con la madre di mio cognato, raccontava di come, uscendo dal turno serale dal “Cuton”, arrivava a casa, dove l’attendeva un bel piatto di patate lesse dal colore giallo/verdastro. Questo colore che assumevano le patate, era dovuto all’olio “da raveton” con cui erano state condite. Diceva che quell’olio aveva un sapore forte, deciso, a non tutti piaceva, ma purtroppo era uno dei pochi condimenti disponibili.
Quasi tutti i contadini del tempo seminavano “ul raveton”, e una volta raccolto, in parte era dato alle bestie, e in parte era portato al mulino, dove avveniva la spremitura dei semi. Ogni contadino avrebbe poi portato a casa “ul propri tulòn da oli” per uso personale, oppure per rivenderlo a vicini e conoscenti.

L’avvento nel dopoguerra di oli di semi raffinati, di oliva e altre tipologie, ma soprattutto la scoperta della presenza di acido erucico nel ravizzone, nocivo per l’alimentazione umana, decretò la fine commerciale dell’olio “da raveton”.
Questa pianta della famiglia delle Brassicacee, le cui superfici coltivate nell’ultimo decennio sono molto aumentate, fanno splendere e colorare le nostre campagne, regalando un aggiuntivo tocco di magia al già bellissimo ambiente naturale che ci circonda.

Consiglio a tutti i gerenzanesi di fare una piccola passeggiata nelle stradine di campagna a ovest dell’abitato del paese, vi ritroverete circondati e abbagliati dal giallo “dul raveton”.
Di seguito, oltre alle foto scattate domenica mattina tra i campi gerenzanesi, trovate anche una ricetta per eseguire la “minestra primaverile di erbe”, dove negli ingredienti trovate anche “ul raveton”.

MINESTRA PRIMAVERILE DI ERBE
(ricetta tratta dal libro libro “La cucina dell’Appennino fra Liguria, Lombardia ed Emilia”, autore Alfredo Morsetti)

Ingredienti per 4 persone
·         Raccogliere un cesto di erbe selvatiche: ravizzone, cime di ortica, asparagi selvatici, piantaggine, etc.
·         Mezzo chilo di patate a pasta bianca
·         200 grammi di fagioli borlotti
·         Formaggio fresco
·         Timo

Preparazione:
Mondare le erbe, tagliare a pezzi le patate e lessare a parte per circa mezzora i fagioli (che saranno stati messi a bagno la notte precedente), aggiungerli poi alle altre verdure. Bollire il tutto per almeno un’ora. Spegnere il fuoco e aggiungere delle tagliatelle di farina bianca, il formaggio fresco tagliato a fettine sottili e il timo. Lasciare riposare per 5 minuti la pentola a coperchio chiuso, e quindi servire.

Un simpatico riccio si aggira tra l'erba

Campi di "raveton"

"Ul Zafaron" prepara i campi per la semina



Piante di ravizzone









Una distesa di giallo


Sullo sfondo, il campanile di Gerenzano

Campo di "raveton" dietro il cimitero


Tèra bona, tèra da Gerenzan


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